L’ex base Nato di Bagnoli per gli sfollati dei Campi Flegrei

Dopo l'ultimo terremoto molte persone hanno sfondato i cancelli e l'hanno occupata, convincendo la Regione a farne una struttura di accoglienza permanente

All'interno della ex base Nato di Bagnoli (Angelo Mastrandrea/Il Post)
All'interno della ex base Nato di Bagnoli (Angelo Mastrandrea/Il Post)
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Dopo il terremoto avvenuto nella notte tra mercoledì 12 e giovedì 13 marzo nell’area dei Campi Flegrei, nella zona nordoccidentale di Napoli, nel quartiere di Bagnoli molte persone che erano scese per strada sono andate a cercare rifugio in una ex base della Nato, che ha ampi viali, giardini ed edifici antisismici. Hanno trovato i cancelli chiusi e li hanno sfondati, occupando la struttura per tutta la notte. Il pomeriggio dopo hanno organizzato un’assemblea all’interno della struttura per chiedere che quegli edifici abbandonati siano riconvertiti in strutture per ospitare gli sfollati in caso di emergenza e assistere le vittime del bradisismo, cioè il sollevamento o l’abbassamento del terreno provocato dall’attività vulcanica nella «caldera» dei Campi Flegrei.

«Non è più possibile considerare quello che sta succedendo come un’eccezionalità: c’è bisogno di strutture attrezzate accessibili ventiquattr’ore su ventiquattro, di personale civile e medico per supportare la popolazione in un momento complesso», ha detto Walter Iannuzzi, uno psicologo che ha partecipato alla riunione pubblica. Le persone presenti hanno chiesto anche maggiori informazioni sui percorsi di fuga in caso di emergenze, sostegno economico e psicologico per gli sfollati e interventi domiciliari tempestivi nel caso di terremoti per le persone in difficoltà.

Gli occupanti hanno ricevuto sostegno sia dalla Regione che dal comune di Napoli. In una diretta Facebook, il presidente della Regione Vincenzo De Luca, del Partito Democratico, ha detto che «abbiamo visto immagini francamente inaccettabili dei cittadini che di sera, di notte, rimanevano fuori dall’ex Nato e non avevano centri di accoglienza adeguati». La Regione ha poi deciso con la Protezione civile di costruire una struttura di accoglienza, mentre l’Azienda sanitaria locale Napoli 1 ha messo a disposizione un servizio di consulenza psicologica. «I cittadini devono sapere dove andare e avere un luogo protetto dove ritrovarsi, servizi igienici, servizi sanitari. Inoltre, sarà presente un’ambulanza con il personale relativo», ha detto De Luca.

Il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, anche lui del Partito Democratico, ha spiegato che la struttura sarà «permanente», anche perché il bradisismo è ancora in corso e non si sa quanto tempo durerà.

La ex base Nato di Bagnoli (Angelo Mastrandrea/Il Post)

La ex base militare è il luogo ideale per offrire servizi e accogliere un gran numero di persone nel caso di una catastrofe. È grande 300mila metri quadrati e all’interno ha ampi viali e grandi edifici con molti spazi verdi intorno. Dagli anni Cinquanta fino al 2013 fu la sede del comando della Nato per il sud dell’Europa. Oltre alle strutture militari, con un numero imprecisato di missili, un radar e un bunker antiatomico, all’interno c’era una vera e propria cittadella, con una scuola, una banca, tre mense, campi sportivi, palestre, spazi ricreativi, bar, negozi e una pista d’atterraggio per elicotteri. Dopo la dismissione, fu acquistata dalla Fondazione Banco di Napoli per l’assistenza all’infanzia, che la diede in gestione alla Regione. Da allora, alcuni edifici sono stati risistemati e ospitano uffici pubblici, altri sono ancora abbandonati.

Ora in fondo al viale d’ingresso la Protezione civile ha montato un tendone. La mattina del 14 marzo all’interno però non ci sono sfollati. I tavolini e le sedie di plastica sono vuoti e le coperte rimangono negli scatoloni con cui sono state spedite. Non c’è nessuno neppure nel centro di prima assistenza allestito nell’edificio a fianco. I volontari della Protezione civile presenti spiegano che sono tutti rientrati nelle loro case o hanno trovato ospitalità da amici e parenti.

Il tendone della Protezione civile per l’accoglienza degli sfollati nella ex base Nato di Bagnoli (Angelo Mastrandrea/Il Post)

Le persone che ancora risultano evacuate dalle loro abitazioni a Bagnoli sono molto poche, appena 13 famiglie su 25mila abitanti. Circa 30 persone sono rimaste a dormire nella sede della Municipalità 10, dove è stata allestita una cinquantina di posti letto. Potrebbero aumentare solo se i vigili del fuoco e i tecnici del comune, che stanno facendo le perizie a palazzi e scuole, dovessero fare degli sgomberi.

Dal tendone passa solo chi non vuole rientrare nella sua casa e non sa dove andare, o ha bisogno di un conforto psicologico. «Alcuni hanno paura a dormire nelle loro abitazioni perché lo sciame sismico va avanti da mesi e tutte le scosse più forti sono avvenute di notte, quando le difese individuali sono più basse», spiegano i due psicologi di turno (sono un uomo e una donna, ed entrambi preferiscono non dire il loro nome). L’ultima scossa, all’1:30 della notte tra mercoledì e giovedì 13 marzo, ha spaventato le persone più delle altre, per l’intensità e la durata, per il forte boato che l’ha accompagnata, e perché ha provocato crolli e lesioni nelle abitazioni. «In questo momento ci troviamo a gestire, più che gli effetti del terremoto, gli stati d’ansia delle persone, la paura e in molti casi la rabbia», dicono.

La ex base Nato di Bagnoli (Angelo Mastrandrea/Il Post)

Alla Protezione civile di Napoli si stanno preparando a una lunga convivenza con questo fenomeno. Gli esperti dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia hanno spiegato che «non ci sono evidenze di un’eruzione imminente», dunque non è necessario prepararsi a evacuazioni di massa e a sgomberi delle abitazioni.

Il direttore dell’Osservatorio Vesuviano Mauro Antonio Di Vito in una conferenza stampa ha detto che «non c’è magma che va verso la superficie», ma «da tre settimane si verifica una variazione di velocità della deformazione crostale, che ha raggiunto i 3 centimetri al mese». Per questo ci saranno altri terremoti. In estrema sintesi, il terreno si sta alzando a una velocità tripla rispetto al consueto e di tanto in tanto avvengono dei sollevamenti più bruschi, com’è accaduto la notte tra mercoledì e giovedì.