Il Veneto ha approvato un piano per dotare di “bodycam” medici e infermieri

Con l'obiettivo di contrastare le aggressioni al personale sanitario, che in tutta Italia sono sempre più frequenti

Una bodycam di un agente della polizia tedesca (Rolf Vennenbernd/dpa)
Una bodycam di un agente della polizia tedesca (Rolf Vennenbernd/dpa)
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Mercoledì il presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato in conferenza stampa nuove misure per la sicurezza del personale sanitario negli ospedali, che a livello nazionale è sempre più spesso oggetto di aggressioni e violenze: la Regione ha stanziato 4 milioni di euro per l’acquisto di “bodycam”, piccole telecamere da attaccare ai camici di medici e infermieri per riprendere ciò che accade di fronte a loro, e di braccialetti “smart” con sistemi di allarme per il personale dei reparti più a rischio, come il pronto soccorso, le guardie mediche e i reparti di salute mentale.

Il Veneto è la prima regione italiana che si dota di strumenti di questo tipo: con i fondi la Regione stima di poter acquistare circa 7mila dispositivi tramite una gara europea che partirà tra qualche mese. Nel frattempo le diverse aziende sanitarie procederanno a capire  i fabbisogni – cioè cosa serve, in che quantità e per quali reparti – e come integrare questi strumenti agli apparati di sicurezza già esistenti.

Per le “bodycam” inizierà già prima del bando (non è ancora chiarissimo quando, ma a breve) una sperimentazione di due mesi nelle strutture dell’azienda sanitaria 4 del Veneto Orientale, nel reparto accettazioni e triage. Gli operatori che le indosseranno saranno formati sull’utilizzo del dispositivo, che si attacca al camice tramite un magnete e si attiva premendo il pulsante centrale: l’operatore dovrà comunicare all’utente che il dispositivo sta registrando, e le immagini saranno a disposizione per 7 giorni, visionabili solo dall’azienda sanitaria, dalle forze dell’ordine e dai magistrati.

Le “bodycam“ presentate in conferenza stampa, il 12 marzo del 2025 (Regione Veneto)

I braccialetti “smart” arriveranno invece più avanti: forniranno informazioni sui parametri vitali di chi li indossa, segnalando anche un’eventuale caduta a terra e la geolocalizzazione. Dai braccialetti il personale sanitario potrà anche far partire un allarme, indirizzato verso la sicurezza dell’ospedale o direttamente verso le forze dell’ordine, a seconda del modello di sicurezza previsto dall’azienda sanitaria.

Il presidente del Veneto Luca Zaia durante la presentazione di alcuni modelli di braccialetti “smart”, il 12 marzo del 2025 (Regione Veneto)

Misure di questo tipo sono predisposte per rispondere a un problema sempre più pressante nella sanità, cioè quello delle aggressioni fisiche o verbali al personale medico e infermieristico. Sono frequenti in molti altri ospedali italiani, che hanno scarso personale e pronto soccorso sempre pieni, in molti casi per via di una sanità territoriale sempre più carente (quella di cui dovrebbero occuparsi soprattutto i medici di base, che a loro volta sono spesso troppo pochi per il numero di pazienti da seguire).

Mercoledì il ministero della Salute ha peraltro pubblicato nuovi dati su questo fenomeno: nel 2024 sono state segnalate oltre 18mila aggressioni in tutta Italia, che hanno coinvolto circa 22mila operatori. Sono il 15 per cento in più rispetto al 2023, e le aggressioni hanno riguardato nel 60 per cento dei casi le operatrici donne e nel 55 per cento il personale infermieristico. In conferenza stampa Zaia ha parlato anche dei dati del Veneto: lo scorso anno ci sono state 2.595 aggressioni, oltre 300 in più rispetto al 2023 e 1.700 in più rispetto al 2022.

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