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  • Mercoledì 12 marzo 2025

La perizia della procura dice che i carabinieri non hanno causato la morte di Ramy Elgaml

E che avrebbero eseguito correttamente l'inseguimento, senza colpire lo scooter prima dell'incidente

L'automobile dei carabinieri coinvolta nell'incidente (ANSA/ANDREA FASANI)
L'automobile dei carabinieri coinvolta nell'incidente (ANSA/ANDREA FASANI)
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Mercoledì è stato comunicato l’esito della perizia che la procura di Milano ha fatto fare sul caso di Ramy Elgaml, il 19enne di origini egiziane morto in un incidente durante un inseguimento dei carabinieri. Secondo il perito incaricato, l’ingegnere Domenico Romaniello, la morte di Elgaml non sarebbe stata causata dal comportamento dei carabinieri, perché alla fine dell’inseguimento lo scooter su cui si trovava Elgaml non sarebbe stato urtato dall’auto che lo inseguiva. La perizia ha concluso quindi che le cause della morte sarebbero l’urto finale con un semaforo, prima del quale l’auto dei carabinieri avrebbe frenato, e la «guida spregiudicata ed estremamente pericolosa» di Fares Bouzidi, l’amico ventiduenne di Elgaml che conduceva lo scooter.

L’eventuale urto finale tra auto e scooter era l’elemento centrale del caso, anche perché dai video pubblicati negli ultimi mesi si vede bene che l’inseguimento aveva l’obiettivo di far cadere i due ragazzi. Secondo Romaniello, però, il carabiniere alla guida dell’automobile che inseguiva Elgaml avrebbe seguito tutti i protocolli e si sarebbe comportato in maniera adeguata. La perizia era molto attesa: è una consulenza cosiddetta “cinematica”, cioè che serve a ricostruire la dinamica di un incidente stradale.

Ramy Elgaml era morto nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre. L’inseguimento era partito dopo che non si era fermato a un posto di controllo. La sua morte aveva suscitato forti proteste soprattutto nel quartiere milanese dove Elgaml viveva, Corvetto. Tra gli altri, nell’inchiesta è indagato il carabiniere che guidava l’automobile con cui Elgaml e Bouzidi erano stati inseguiti. È indagato dalla procura per omicidio stradale anche lo stesso Bouzidi.

Una manifestazione contro le forze dell’ordine per la morte di Ramy Elgaml, a gennaio (ANSA/ANGELO CARCONI)

I manifestanti accusavano i carabinieri di aver inseguito i due in maniera pericolosa, reagendo sproporzionatamente ed eccessivamente al presunto pericolo rappresentato dallo scooter (un T-Max) dei due ragazzi che non si erano fermati al posto di controllo. Ad alimentare queste critiche sono stati anche alcuni video che contenevano ulteriori particolari sull’inseguimento e sul comportamento degli agenti: si vedevano gli agenti speronare lo scooter – l’urto però non lo aveva fatto cadere – e li si sentiva imprecare più volte perché i due non cadevano a terra durante l’inseguimento.

Soprattutto, nei video si vede l’automobile dei carabinieri arrivare vicino allo scooter mentre entrambi i veicoli finiscono su un marciapiede andando contro un palo. Dal video sembrava che ci fosse stato un contatto finale tra auto e scooter. Non era però possibile accertare se ci fosse stato o meno quell’urto finale: la perizia serviva proprio a questo.

Un altro motivo per cui la condotta dei carabinieri durante l’inseguimento era stata discussa riguarda il fatto che la tesi dell’urto era sostenuta sia da Bouzidi che da un testimone oculare. I carabinieri sono accusati di aver costretto il testimone a cancellare il video di questo testimone, che avrebbe ripreso la scena: per questo, in aggiunta al carabiniere che guidava l’automobile, altri due sono indagati rispettivamente con le accuse di falso in atto pubblico e di depistaggio.

Per svolgere la perizia, il perito Romaniello si è basato su una combinazione di risorse e strumenti: i mezzi accidentati, quindi l’auto dei carabinieri e il motorino, la documentazione giudiziaria, che include i verbali dei carabinieri, i video delle telecamere di sorveglianza installate vicino al punto dell’incidente e dalle dash cam (la telecamera montata sull’auto dei carabinieri), la planimetria del tratto stradale, i rilievi fotografici. Romaniello ha poi utilizzato modelli di simulazione dell’incidente per determinarne le cause, la documentazione tecnica dei veicoli coinvolti, e l’analisi degli aspetti psicologici connessi alla guida e ai tempi di reazione in situazioni di emergenza, sulla base della letteratura scientifica disponibile sul tema.