L’epidemia di morbillo in Texas sta peggiorando
Sono stati rilevati circa 230 contagi nello stato e nel vicino New Mexico, ma considerata l'alta contagiosità della malattia sono sicuramente di più

Negli Stati Uniti almeno 230 persone hanno contratto il morbillo nelle ultime settimane in Texas e nel New Mexico. È la più grave epidemia causata dalla malattia negli ultimi trent’anni. Due persone sono morte e secondo gli esperti i casi sono probabilmente molti di più di quelli finora rilevati. Il contagio si è verificato in aree note per avere un basso tasso di vaccinazioni, l’unico metodo per ridurre drasticamente la circolazione della malattia ed evitare i suoi effetti più gravi.
Secondo i dati delle autorità sanitarie, aggiornati a venerdì 7 marzo, nel Texas occidentale i casi rilevati sono stati 198, mentre nel New Mexico sono stati registrati 30 casi di morbillo in una sola contea, che si aggiungono a una ventina di altri casi rilevati in precedenza nello stato. Considerata l’alta contagiosità del virus che causa il morbillo, gli epidemiologi si aspettano un forte aumento dei casi nei prossimi giorni.
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I contagi riguardano soprattutto bambini e adolescenti, ma sono stati segnalati casi anche tra persone adulte che non erano vaccinate e che finora non avevano contratto la malattia grazie alla cosiddetta “immunità di gregge” (se quasi tutte le persone sono vaccinate, quelle che non lo sono hanno minor rischio di ammalarsi, perché il virus circola più difficilmente). I contagi hanno reso necessari finora più di venti ricoveri in ospedale, soprattutto a causa delle complicanze che può causare la malattia come polmonite ed encefalite acuta, cioè una pericolosa infiammazione del cervello che può causare danni permanenti a livello neurologico.
Il morbillo è estremamente contagioso e si trasmette per via aerea: è sufficiente passare poco tempo in un ambiente chiuso con una persona infetta per essere esposti al virus. La capacità di infezione è molto alta e inizia quattro giorni prima della comparsa dello sfogo cutaneo, uno dei segni tipici della malattia, e dura poi per altri quattro giorni circa. In questo periodo il virus può trasmettersi con un’efficienza del 90 per cento e una sola persona può arrivare a contagiarne in media 18, quasi sei volte quanto avviene con l’influenza stagionale.
Prima dell’introduzione delle vaccinazioni negli anni Sessanta, si verificavano epidemie di morbillo ogni due o tre anni che, a livello globale, causavano più di due milioni e mezzo di morti in un anno. Grazie ai vaccini le cose sono cambiate radicalmente, ma a causa dell’alta contagiosità della malattia è sufficiente una lieve riduzione nelle vaccinazioni per portare a nuove epidemie, come sta avvenendo in Texas e New Mexico (nonostante i due stati siano confinanti non è ancora chiaro se le due epidemie siano collegate).
Nel Texas occidentale la maggior parte dei casi è stata rilevata in una comunità mennonita, un gruppo cristiano anabattista (quindi che rifiuta il battesimo dei neonati) che crede in un ritorno alle origini della Chiesa e nel condurre una vita semplice come quella ai tempi di Cristo. I mennoniti non sono di per sé contrari alle vaccinazioni, ma negli ultimi anni alcune comunità si sono allontanate dalle normali pratiche mediche e hanno sviluppato un certo scetticismo per alcune forme di prevenzione.
Più in generale, in molte aree degli Stati Uniti negli ultimi tempi si è ridotto il tasso delle vaccinazioni contro alcune malattie, compreso il morbillo. La recente nomina di Robert Kennedy Jr. a segretario alla Salute da parte di Donald Trump potrebbe inoltre avere conseguenze. Kennedy si è più volte dichiarato per lo meno scettico sull’utilità dei vaccini e ha impiegato diversi giorni prima di definire «una priorità» la risoluzione dell’epidemia di morbillo in Texas e nel New Mexico. Ha riconosciuto l’importanza dei vaccini, ma ha poi dato interviste e scritto interventi in cui ha parlato di olio di fegato di merluzzo e di altri integratori, dando l’idea fuorviante che ci possano essere altri metodi per prevenire la malattia o ridurne gli effetti più gravi. L’unico sistema provato è la vaccinazione.
I Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC), uno dei principali organismi di controllo della salute pubblica negli Stati Uniti, hanno inviato propri esperti nelle aree interessate per fare il punto sulla situazione. Insieme alle autorità sanitarie locali coordineranno le attività per provare ad arginare la diffusione della malattia.



