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  • Domenica 2 marzo 2025

Francia e Algeria stanno litigando per alcuni tiktoker

Sono algerini residenti in Francia e sono stati arrestati dal governo francese per istigazione alla violenza, tra molte polemiche

Gerald Darmanin e Bruno Retailleau a settembre del 2024 (Jean-Bernard Vernier/JBV News/ABACAPRESS.COM)
Gerald Darmanin e Bruno Retailleau a settembre del 2024 (Jean-Bernard Vernier/JBV News/ABACAPRESS.COM)
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Youcef Zazou è un tiktoker algerino di 25 anni che vive in Francia: lunedì è stato condannato a diciotto mesi di carcere per «istigazione diretta a compiere un atto di terrorismo». Il tribunale di Brest ha anche deciso che non potrà vivere in Francia per dieci anni. Aveva pubblicato un video in cui incitava i suoi 400mila follower a uccidere e compiere atti violenti in Francia e in Algeria: fra gli obiettivi indicava anche i dissidenti del governo del presidente algerino Abdelmadjid Tebboune. Lo stesso giorno la procura di Montpellier ha chiesto di condannare a sei mesi con pena sospesa un altro influencer algerino che vive in Francia da 36 anni, Boualem Naman, conosciuto come “Doualemn”, per «istigazione a commettere un crimine» per via di un video in cui chiedeva di «dare una severa punizione» a un uomo in Algeria.

Youcef Zazou (è il suo pseudonimo, ma la stampa francese non ha diffuso il vero cognome) e Naman sono due dei sette influencer algerini residenti in Francia che la polizia ha arrestato nelle prime due settimane di gennaio. La vicenda ha ulteriormente peggiorato i rapporti fra Francia e Algeria, già molto tesi, e portato ad accuse per ora non verificate secondo cui il governo algerino starebbe usando una rete di influencer per creare caos in Francia. I ministri francesi della Giustizia e dell’Interno, Gérald Darmanin e Bruno Retailleau, stanno inoltre usando il caso per proporre modifiche alle leggi sull’immigrazione, in particolare quelle che regolano l’espulsione dei cittadini stranieri dal territorio francese.

Tutto è partito, alla fine di dicembre 2024, da una denuncia di Chawki Benzehra, un oppositore del governo algerino che vive a Lione: ha iniziato a condividere sul suo account X video di alcuni influencer algerini residenti in Francia che incitavano alla violenza contro gruppi di persone, come i cittadini francesi o le persone ebree, o contro individui specifici. Gli stessi video inneggiavano al presidente Abdelmadjid Tebboune, che governa l’Algeria dal 2019 in modo sempre più autoritario.

Nei giorni successivi la polizia aveva arrestato cinque uomini e una donna: oltre a Youcef Zazou e Naman erano stati fermati altri tre uomini algerini (conosciuti online come “Imadtintin”, “Abdesslam Bazooka” e “Laksas 06”) e Sofia Benlemmane, una donna franco-algerina con quasi 360mila follower su Facebook che in una diretta di settembre aveva insultato pesantemente un’altra donna, augurandole che venisse uccisa o stuprata per non aver rispettato la religione islamica. I loro account social erano stati chiusi e nel giro di poco tempo erano stati incriminati. I processi dovrebbero tutti concludersi entro la fine di marzo e alcuni dei loro avvocati si sono lamentati della velocità con cui le autorità francesi sembrano voler chiudere i casi.

Ogni arresto era stato comunicato sui social dal ministro dell’Interno Bruno Retailleau, membro del partito di destra dei Repubblicani e con posizioni molto rigide sull’immigrazione. A metà gennaio Retailleau aveva scritto su X che nel giro di una settimana le autorità francesi avevano arrestato, interrogato e condannato a otto mesi di carcere per apologia di terrorismo Mahdi B., un altro tiktoker con più di 800mila follower che «si era vantato» online di «voler commettere delle azioni violente sul suolo francese».

I messaggi di Retailleau erano spesso condivisi dal ministro della Giustizia ed ex ministro dell’Interno Gérald Darmanin: parlavano dei casi come degli esempi di un problema più radicato che riguarda gli algerini residenti nel paese e i francesi di origine algerina. Sostenevano che l’attuale legge francese finisca con l’ostacolare le espulsioni di persone considerate pericolose.

In Francia vivono quasi 900mila persone immigrate dall’Algeria (secondo i dati dell’Istituto nazionale di statistica francese del 2023). Secondo l’Istituto nazionale di studi demografici invece i cittadini francesi discendenti da persone immigrate dall’Algeria nel 2022 erano circa 1,2 milioni.

Il caso che ha creato più polemiche e problemi è stato quello di Boualem Naman, o “Doualemn”. Naman ha 59 anni e aveva circa 168mila follower su TikTok: era stato arrestato a Montpellier il 5 gennaio e messo in custodia cautelare. Quattro giorni dopo la Francia aveva revocato il suo permesso di soggiorno, ottenuto 15 anni fa, ordinato la sua espulsione e l’aveva messo su un volo per Algeri. Una volta atterrato in Algeria però le autorità locali hanno rifiutato di accoglierlo e l’hanno rimandato in Francia, una decisione senza precedenti e che Retailleau ha definito ingiustificata. Il tribunale amministrativo di Parigi ha però decretato che la procedura di espulsione fosse stata applicata «in modo errato» e alla fine, nonostante gli sforzi di Retailleau e le critiche del ministro della Giustizia Darmanin, Naman è stato rimesso in libertà.

Secondo Benzehra questi influencer starebbero seguendo le indicazioni di  Mehdi Ghezzar, un uomo d’affari algerino che ha diretto l’ultima campagna elettorale di Tebboune in Francia per le elezioni presidenziali algerine dello scorso settembre, da lui vinte con quasi il 95 per cento dei voti. Della stessa opinione è Abdou Semmar, oppositore del governo algerino e fondatore del sito Algérie Part, che ha detto a Le Monde che «questi influencer non erano politicizzati all’inizio. Si interessavano a temi sportivi, familiari, sociali. Sono entrati in politica solo a partire dal 2023-2024, quando il regime algerino ha rafforzato la sua propaganda contro il Marocco, Israele, la Francia e l’opposizione all’estero».

Le autorità francesi hanno detto però di non avere prove che gli influencer accusati facciano parte di un piano concordato con il governo algerino, che ha comunque sfruttato politicamente il caso.

Darmanin ha detto che l’Algeria aveva rifiutato l’ingresso di Naman con il preciso intento di «umiliare la Francia» e diversi quotidiani francesi hanno descritto la decisione come l’evento che ha portato i rapporti fra i due paesi al punto più basso degli ultimi 20 anni. Francia e Algeria hanno avuto frequenti fasi di cattivi rapporti, ma le loro relazioni sono peggiorate notevolmente quando nel 2024 il governo francese ha deciso di sostenere ufficialmente la rivendicazione del Marocco sul Sahara Occidentale (una regione contesa a sud del Marocco che è in parte occupata militarmente dal Marocco e in parte controllata dal Fronte Polisario, movimento che da più di quarant’anni rivendica l’indipendenza di quel territorio ed è sostenuto dall’Algeria).

Alla fine del 2024 inoltre l’Algeria aveva arrestato lo scrittore franco-algerino Boualem Sansal, molto conosciuto soprattutto in Francia ma anche all’estero per i suoi libri e le sue posizioni critiche nei confronti del governo autoritario algerino e dei regimi teocratici, come quello iraniano. All’inizio di gennaio il presidente francese Emmanuel Macron aveva detto che l’Algeria «si disonora» a non aver ancora liberato Sansal e a rivendicare come suo il Sahara Occidentale. Il governo algerino si era molto risentito e il ministro degli Esteri Ahmed Attaf l’aveva definita un’«interferenza spudorata e inaccettabile in una questione interna all’Algeria».

– Leggi anche: Il caso dello scrittore Boualem Sansal, detenuto in Algeria