Alla fine alcuni cinema chiusi di Roma potranno restare dei cinema
Lo ha annunciato il presidente del Lazio, dopo settimane di proteste per la proposta di trasformare tutte le sale in disuso in negozi o altre attività commerciali

Dopo settimane di allarmi da parte di molti attori e celebrità, e dopo numerosi confronti con gli addetti del settore, mercoledì il presidente del Lazio, Francesco Rocca, ha detto che la contestata proposta di legge regionale sui cinema chiusi di Roma sarà modificata. La versione precedente, che aveva causato molte polemiche, prevedeva che i cinema chiusi o dismessi al 31 dicembre del 2023 avrebbero potuto essere trasformati in qualcos’altro, come ristoranti, negozi e supermercati. Invece ora il cambio di destinazione d’uso sarà permesso solo per le sale cinematografiche chiuse da più di dieci anni.

Il cinema Royal a San Giovanni, a Roma, 4 febbraio 2025 (Cecilia Fabiano/LaPresse)
In questo modo, scrive il Corriere della Sera di Roma, non potranno essere riconvertiti in qualcos’altro questi cinema storici della città, chiusi da meno di un decennio: Stardust, Avorio, Europa, Admiral, King, Palazzo, Roxy, Apollo 11, Trevi, Galaxy, Maestoso, Reale, Royal, Ambassade, Cinestar Cassia. Non potrà essere modificata la destinazione d’uso neanche di quelle ancora aperte. Chi vorrà investire per riaprire queste sale otterrà inoltre «una serie di vantaggi», ha aggiunto Rocca. Per tutti gli altri cinema chiusi da più di dieci anni «si farà riferimento agli strumenti urbanistici ordinari»: significa che gli spazi potranno essere convertiti per nuove funzioni in base a quanto stabilito dal piano regolatore generale del comune di Roma.
Rocca non ha specificato quando sarà approvata la legge regionale, ha solo detto che i tempi «saranno veloci».
Di questa vicenda si era iniziato a parlare nelle scorse settimane perché molti attori, registi e produttori famosi avevano firmato una lettera in cui criticavano la proposta e si erano detti pronti ad acquistare le sale chiuse, rivendicando il loro ruolo di importante “presidio culturale” per la città e in generale per la storia del cinema italiano. Tra loro c’erano Carlo Verdone, Paola Cortellesi, Pierfrancesco Favino, Paolo Sorrentino, Marco Bellocchio, Riccardo Milani, Matteo Garrone, Lorenzo Mieli, Francesca Comencini, Gabriele Salvatores.

Il cinema Reale a Trastevere, a Roma, 4 febbraio 2025 (Cecilia Fabiano/LaPresse)
Si erano poi aggiunti anche cinque registi di fama internazionale, cioè Martin Scorsese, Jane Campion, Francis Ford Coppola, Wes Anderson e Ari Aster, con una lettera pubblicata dal Corriere e indirizzata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Nel testo i registi chiedevano ai colleghi «di tutto il mondo» di firmare la lettera per «salvare l’ultima possibilità di redenzione di una delle città culturali e artistiche più importanti al mondo».
Dal canto suo Rocca si era detto fin dall’inizio disponibile a incontrare gli artisti e gli operatori del settore per discutere della proposta di legge. In queste settimane ci sono stati in effetti diversi incontri, che hanno poi contribuito alla modifica annunciata mercoledì dal presidente del Lazio. La proposta di legge era stata presentata dall’assessore all’Urbanistica, il leghista Pasquale Ciacciarelli, ed era stata adottata dalla giunta regionale lo scorso agosto. Ciacciarelli aveva spiegato che l’obiettivo dell’iniziativa era contrastare lo stato di abbandono in cui si trovano molte sale chiuse, diventate un «ricettacolo di occupazioni abusive e di mancanza di decoro».