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  • Martedì 25 febbraio 2025

Le proteste al parco Yosemite contro i tagli alla spesa di Trump

I dipendenti hanno appeso una bandiera al contrario su una parete della montagna El Capitan, per le nuove misure che rischiano di lasciarli molto a corto di personale

La grande parete rocciosa di El Capitan, sulla sinistra, nel parco nazionale di Yosemite, in California, negli Stati Uniti (Damian Gollnisch/dpa)
La grande parete rocciosa di El Capitan, sulla sinistra, nel parco nazionale di Yosemite, in California, negli Stati Uniti (Damian Gollnisch/dpa)
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Il periodo attorno a metà febbraio è uno di quelli in cui il parco nazionale di Yosemite, in California, negli Stati Uniti, riceve più visitatori: al tramonto in questo periodo la luce del Sole è alla giusta angolazione per creare un effetto noto come firefall (cioè cascata di fuoco), in cui la cascata Horsetail, sulla parete del gigantesco monolito El Capitan, si tinge di arancione, come fosse fatta di fuoco. Sabato però accanto alla cascata si è fatta notare parecchio anche una grossa bandiera statunitense, appesa al contrario.

Ad appenderla erano stati i dipendenti del parco, come protesta contro la grossa riduzione nel numero di impiegati del governo federale voluta dal nuovo presidente Donald Trump. Tradizionalmente la bandiera statunitense viene appesa al contrario per segnalare situazioni di grave pericolo o difficoltà. Contemporaneamente anche il personale di diversi altri parchi nazionali statunitensi ha protestato: le estese critiche hanno spinto il governo a limitare molti aspetti del suo piano di riduzione delle spese.

Gavin Carpenter, il tecnico del parco che ha detto al San Francisco Chronicle di aver procurato ai dipendenti la bandiera (alta 10 metri e lunga 16), ha detto di voler «attirare l’attenzione su quello che sta succedendo ai parchi» nazionali statunitensi, dato che la situazione attuale «non è sostenibile» se si intende mantenerli aperti. A Yosemite (si pronuncia più o meno “iosèmiti”) sono state licenziate 11 persone che lavoravano a tempo pieno nel parco.

Gli effetti degli ordini di Donald Trump rischiavano di essere ancora più gravi su Yosemite, che è uno dei parchi nazionali più visitati del paese. Il 20 gennaio, il suo primo giorno in carica, il presidente aveva ordinato il blocco delle assunzioni di lavoratori nel governo federale, fermando anche l’inserimento nell’attività lavorativa di migliaia di persone già in uno stato avanzato del processo di assunzione. Nonostante teoricamente l’Ufficio di gestione del personale del governo avesse previsto una specifica eccezione, l’ordine era stato applicato anche alle offerte per i lavoratori stagionali, da cui il parco dipende per gestire al meglio l’aumento di visitatori nei mesi estivi.

L’effetto “firefall” alla cascata Horsetail, il 24 febbraio 2021 (AaronP/Bauer-Griffin/GC Images)

Il 6 febbraio Trump aveva poi ordinato anche il ritiro delle offerte di lavoro per gli operatori di emergenza impiegati nei parchi nazionali (come soccorritori medici, guardaparco e vigili del fuoco), che teoricamente erano escluse dall’ordine emesso il 20 gennaio. Il National Park Service, l’agenzia del dipartimento dell’Interno che si occupa dei parchi nazionali, ha in tutto 20mila dipendenti, che accolgono 325 milioni di visitatori l’anno.

Dopo le proteste nei parchi, però, 50 persone in tutto il paese sono state reintegrate, secondo quanto appreso da Associated Press da due fonti anonime; e in una nota trasmessa alle agenzie coinvolte il governo ha promesso l’assunzione di 7.700 lavoratori stagionali (negli scorsi tre anni erano stati in media 6.350).

I problemi legati alla diminuzione del personale comunque rischiano di riguardare sia i servizi per chi frequenta il parco, con la probabilità di riduzione degli orari di apertura dei centri visitatori e maggiore sporcizia nelle strutture, sia la sicurezza delle persone, con meno personale capace di intervenire in situazioni di emergenza in vaste aree coperte in gran parte da foreste. Molte persone che hanno a che fare con il parco hanno anche avvisato che la riduzione del personale mette a rischio il successo di progetti di conservazione dell’ambiente e della biodiversità che in molti casi vanno avanti da decenni.

– Leggi anche: I primi problemi interni all’amministrazione di Trump