L’Unione Europea ha sospeso molte sanzioni contro la Siria
Nel campo dell'energia e della finanza, per consentire l'invio di aiuti e investimenti e cercare di favorire la transizione del nuovo governo

Il Consiglio europeo ha annunciato lunedì di aver sospeso molte delle sanzioni che erano state imposte alla Siria durante il regime del dittatore Bashar al Assad, rovesciato nel dicembre del 2024. Era stato lo stesso nuovo governo siriano a richiederlo, per poter ricostruire il paese dopo oltre un decennio di guerra civile e più di 50 anni di duro regime dittatoriale.
L’Unione Europea è la prima ad approvare una sospensione così estesa, segno che si fidano dei nuovi leader siriani e della loro capacità di portare avanti una transizione democratica e mantenere la sicurezza interna nonostante la presenza di numerosi gruppi terroristici, a partire dallo Stato Islamico.
Le sanzioni sospese dall’Unione riguardano i settori dell’energia, compresi petrolio, gas naturale ed elettricità. È importante perché la Siria prima della guerra civile cominciata nel 2011 era un paese esportatore di petrolio, ma negli ultimi anni si era trovata costretta a importarlo: la sospensione delle sanzioni può aiutarla a ricostituire la sua industria petrolifera.
La Siria, inoltre, è a corto di elettricità, a causa di infrastrutture obsolete e di una produzione carente: il nuovo governo si è impegnato a fornire ai propri cittadini almeno otto ore di fornitura di energia elettrica al giorno, contro le due-tre disponibili a gennaio nelle principali città. Fornire energia elettrica alle case in maniera affidabile è fondamentale per mantenere la sicurezza sociale, e nelle scorse settimane vari paesi vicini al nuovo governo, come Turchia e Qatar, hanno già inviato aiuti per aumentare la produzione elettrica siriana.

Il presidente siriano Ahmed al Sharaa ad Ankara il 4 febbraio 2025 (AP Photo/Francisco Seco)
L’Unione Europea ha sospeso anche varie sanzioni legate al settore finanziario: ha rimosso cinque banche siriane dalla lista delle entità soggette a congelamento dei beni (significa che ora queste banche possono accedere ai fondi congelati all’estero), ha eliminato le restrizioni applicate alla Banca centrale siriana e ha introdotto alcune eccezioni al divieto di stabilire relazioni tra le banche siriane e le istituzioni finanziarie dei paesi membri. In pratica, seppure ancora con alcune limitazioni, le banche europee potranno ricominciare ad avere rapporti con quelle siriane.
Questo consentirà, per esempio, di gestire direttamente aiuti umanitari e investimenti economici. L’Unione ha poi esteso indefinitamente la cosiddetta “eccezione umanitaria”, che consentiva già ai tempi di Assad l’invio limitato di aiuti umanitari, rigidamente controllati.
Nel suo comunicato il Consiglio europeo ha scritto che continuerà a monitorare attentamente la situazione in Siria, e che le sanzioni legate al regime di Assad o a settori illegali, come quello del traffico di droga, rimangono attive. Kaja Kallas, l’Alta rappresentante per la politica estera dell’Unione, ha detto che «se le cose non andranno bene, siamo pronti a rimettere le sanzioni». Ha aggiunto che il nuovo governo siriano «deve includere e prendere in considerazione tutti i differenti gruppi presenti in Siria».
Oggi l’economia è una delle più povere e fragili del mondo: oltre 50 anni di regime durissimo della famiglia Assad e decenni di sanzioni internazionali hanno lasciato il paese in condizioni economiche disastrose, largamente dipendente dal traffico di droga. Molte zone peraltro devono ancora essere ricostruite dopo 13 anni di guerra civile.
Un mese fa gli Stati Uniti erano stati i primi a fornire una parziale sospensione di alcune sanzioni, ma con scopi molto più limitati rispetto alla misura adottata lunedì dall’Unione Europea.



