Le giacche hanno pochi bottoni, ma possono confondere
Che siano due o tre, su una fila o su due, ci sono consuetudini e consigli per abbottonare solo quelli giusti

Domenica sera a Berlino il politico tedesco Friedrich Merz ha commentato la vittoria elettorale del suo partito, la CDU, indossando un completo con una giacca a tre bottoni: è una scelta insolita perché la maggior parte delle giacche da uomo ne ha soltanto due.

Friedrich Merz (al centro) indossa una giacca con tre bottoni, Berlino, 23 febbraio 2025 (Maja Hitij/Getty Images)
Le giacche con tre bottoni andavano molto di moda nel Regno Unito negli anni Sessanta, quando erano tipiche dello stile mod, la sottocultura giovanile che nacque a Londra alla fine degli anni Cinquanta e che raggiunse il culmine nel decennio successivo: i completi aderenti indossati dai Beatles nei primi anni di successo avevano, per esempio, tre bottoni.

I Beatles con giacche a tre bottoni nel 1963 (© Hulton-Deutsch Collection/CORBIS/Corbis via Getty Images)
Poi andarono fuori moda e ritornarono solo negli anni Novanta in completi un po’ squadrati; da allora, però, si vedono raramente in giro. Sono difficili da portare anche perché la presenza dei tre bottoni accorcia il risvolto della giacca e schiaccia un po’ la figura, facendo apparire più basso chi la indossa: probabilmente è questo il motivo per cui è stata scelta da Merz, che è alto un metro e 98 centimetri e che le alterna alle giacche con due bottoni. È anche vero che le giacche con tre e con quattro bottoni, ancora più rare, sono considerate più formali delle giacche a due bottoni, e anche questo potrebbe spiegare la scelta di Merz.

Friedrich Merz con una giacca a due bottoni, quando ancora doveva vincere, Berlino, 20 febbraio 2025 (Maja Hitij/Getty Images)
Oltre alle giacche con due bottoni, le più diffuse e versatili, esistono anche quelle che ne hanno uno solo: il sito di moda maschile GQ spiega che nacquero per andare a cavallo e ora sono considerate una scelta un po’ stilosa. Per finire ci sono anche quelle con “tre bottoni stirate a due”, tipiche della sartoria napoletana che prevede giacche più morbide e senza imbottitura: hanno tre bottoni cuciti sul risvolto, ma si possono utilizzare solo gli ultimi due mentre quello più in alto resta nascosto dietro al risvolto della giacca.
Il discorso sui bottoni si complica quando le giacche sono doppiopetto, in cui cioè un lembo della giacca, solitamente il sinistro, copre parzialmente l’altro: sono considerate più formali delle altre, dette monopetto, e fino al Novecento erano riservate alla nobiltà. Per le giacche doppiopetto si indica la quantità totale di bottoni, di solito 2, 4 o 6, e poi il numero di quelli che si possono allacciare, che sono solitamente uno o due. Il tipo più comune è il 6×2 dove ci sono sei bottoni di cui 2 da allacciare; un’alternativa che GQ definisce un po’ da dandy è la 6×1, indossata tra gli altri dallo stilista americano Ralph Lauren e dall’industriale italiano Gianni Agnelli.

Gianni Agnelli con la sua tipica giacca doppiopetto 6×1 a New York nel 1975 (Santi Visalli/Getty Images)
Per finire lo smoking di solito ha un solo bottone; ce ne sono anche con 2, 3 o 4, ma considerata la sua eleganza senza tempo molti consigliano di comprare la versione più classica che non va mai fuori moda.
Il doppiopetto non si sbottona mai, mentre il monopetto andrebbe sbottonato da seduti e abbottonato quando si sta in piedi, anche se spesso c’è un po’ di confusione su quali bottoni chiudere e quali no. Quando ce n’è uno è facile, quando ce ne sono due si abbottona quello sopra, quando ce ne sono tre quello in mezzo e, volendo, quello sopra, quando i bottoni sono quattro, soltanto i primi due. Una regola ricorda “a volte, sempre, mai”: a volte si abbottona il bottone più alto, sempre quello di mezzo (che coincide con il punto vita) e mai quello in basso. La cosa fondamentale da ricordare, infatti, è non abbottonare mai l’ultimo bottone: le giacche sono confezionate apposta perché resti slacciato, altrimenti si rischia di creare pieghe e far cadere la giacca in modo sbagliato.
Pare che l’usanza si diffuse con il re inglese Edoardo VII (1841-1910) che non chiudeva mai l’ultimo bottone per avere i movimenti più liberi o forse perché la pancia glielo impediva, e così i nobili di corte presero a imitarlo.

Una cartolina di Edoardo VII con la moglie, Alessandra di Danimarca, quando ancora chiudeva tutti i bottoni della giacca (Culture Club/Getty Images)
Per finire fu sempre un re inglese a inventare il completo da uomo per come lo conosciamo oggi, cioè con giacca, panciotto e pantalone. Nel 1666 Carlo II decise di riportare un po’ di sobrietà in contrapposizione alla moda francese dell’epoca, fatta di eccessi e frivolezze, e ordinò che alla sua corte gli uomini aristocratici si vestissero solo con un lungo cappotto, un panciotto della stessa lunghezza (più o meno fino al ginocchio), un foulard (precursore della cravatta), una parrucca, pantaloni al ginocchio e cappello; a questo si aggiungevano le calze e le scarpe con la fibbia. Sia il cappotto sia il panciotto avevano una lunga fila di bottoncini, il primo restava solitamente aperto e il secondo chiuso, e doveva essere in lana inglese anziché in seta francese. L’attenzione non era più sui ricami e sugli ornamenti ma sulla qualità del tessuto e sul taglio, anche oggi le caratteristiche fondamentali di un buon completo da uomo.
– Leggi anche: Il significato della cravatta cambia in base a chi la indossa

Un ritratto del filosofo francese Jean Jacques-Rousseau a Ginevra: indossa cappotto, panciotto, parrucca, pantaloni al ginocchio e calze. Dall’Inghilterra la nuova moda si diffuse presto nel resto d’Europa e progressivamente il panciotto si accorciò fino ad arrivare alla vita, come oggi (Hulton Archive/Getty Images)