Due soldati americani in Ucraina
«Rook ha 32 anni e viene dal Colorado. Ha le braccia e le mani coperte di tatuaggi. Si è unito alla Legione Internazionale, 2° battaglione, un’unità militare creata nel 2022 su richiesta del presidente ucraino Zelensky e composta prevalentemente da volontari stranieri. Suo padre, forte sostenitore di Trump, non ha approvato la sua scelta: “Non ci parliamo da quando sono partito". Volture ha la barba e viene dal Michigan. Nel 2018 aveva tentato di arruolarsi nella Legione Straniera francese, senza successo, ma durante il processo di selezione aveva conosciuto alcuni ragazzi ucraini: “Sono le persone più gentili e disponibili che abbia mai incontrato”»

Ho incontrato Rook in Ucraina a luglio 2024, mentre si trovava con la sua unità militare nell’area intorno a Kharkiv, per combattere le truppe russe. In seguito, mi ha presentato Volture, anche lui arruolato nell’esercito ucraino e dislocato nel Donbass. Per rimanere anonimi preferiscono usare i loro nomi di battaglia. Sono due cittadini statunitensi, ma non hanno votato alle elezioni presidenziali del novembre 2024.
Entrambi hanno lasciato gli Stati Uniti nel 2023 per andare ad arruolarsi in Ucraina. Rook ha 32 anni e viene dal Colorado. Ha le braccia e le mani coperte di tatuaggi. Si è unito alla Legione Internazionale, 2° battaglione, un’unità militare creata nel 2022 su richiesta del presidente ucraino Zelensky e composta prevalentemente da volontari stranieri. Mi ha detto: «Fin dal 2014 ho seguito con interesse la situazione in Ucraina. Con il tempo è cresciuta in me la voglia di partire per arruolarmi e dare il mio contributo. Quando un mio caro amico ucraino, un civile, è stato ucciso dai russi, ho preso la mia decisione. Per me era diventata una questione personale». Rook non aveva nessuna esperienza militare, si è preparato da solo per quasi un anno, affrontando un addestramento militare personalizzato, con l’aiuto di alcuni suoi conoscenti che avevano servito nell’esercito statunitense. «Il mio paese ha svolto il ruolo di “polizia del mondo” per molto tempo, in questo momento storico sembra si stia tirando indietro. Io, come americano, ho deciso di fare la mia parte». Mi racconta che suo padre, forte sostenitore di Trump, non ha approvato la sua scelta: «Non parlo con mio padre da quando sono partito. Abbiamo discusso duramente prima che venissi qui. Per fortuna la maggior parte delle persone che conosco mi ha supportato. Hanno capito i motivi che mi hanno spinto a partire».
Volture ha il viso ricoperto da una folta barba, e viene dal Michigan. Mi chiede di oscurare il suo volto nelle fotografie, per non essere riconosciuto. Il suo percorso è stato simile a quello di Rook. Nel 2018 aveva tentato di arruolarsi nella Legione Straniera francese, senza successo, ma durante il processo di selezione, aveva conosciuto alcuni ragazzi ucraini: «Sono le persone più gentili e disponibili che abbia mai incontrato. Quando è scoppiata la guerra, ho visto numerosi video caricati online che mostravano uomini di mezza età arruolati nell’esercito ucraino e mandati al fronte. Questo mi ha fatto pensare che, al loro posto, avrei potuto esserci io. Ho deciso di fare la mia parte». Molti dei suoi amici e parenti negli Stati Uniti non condividono la sua scelta, ma hanno comunque deciso di rispettarla: «Ho sempre voluto fare il soldato. In Ucraina ho avuto questa opportunità e non mi pento della mia scelta». Volture ha venduto la sua auto e la sua moto per poter comprare l’equipaggiamento militare e finanziare il suo viaggio fino in Ucraina, dove si è arruolato come foreign fighter nelle Forze di difesa territoriale ucraina.

Il soldato statunitense Volture, con il volto oscurato (foto Emanuele Bussa)
Rook mi dà appuntamento in una safehouse dove è alloggiata un’intera squadra di dronisti della Legione Internazionale, a pochi chilometri dalla città di Kharkiv. Le pareti della casa sono coperte da bandiere di diverse nazionalità, ognuno ha portato quella del suo paese di origine. Tutte le stanze sono piccole, occupate da brande ed equipaggiamento militare. Nella sala più spaziosa un televisore trasmette in diretta le immagini riprese dai droni in ricognizione. Nei giorni di riposo i soldati possono sempre seguire la situazione sul fronte.
Per Rook e Volture il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi del novembre 2024 avrebbe potuto avere un impatto diretto sulla guerra che entrambi stanno combattendo. Per questo motivo le hanno seguite con interesse, ma non avrebbero saputo per chi votare: «Avrei probabilmente votato Harris, anche se poi forse me ne sarei pentito» mi ha detto Rook. «Nessuno dei due candidati mi aveva pienamente convinto», ha aggiunto Volture. «Come soldato pensavo che Harris sarebbe stata l’opzione migliore, ma non come americano». La cerimonia di insediamento a Washington del nuovo presidente degli Stati Uniti ha lasciato in Rook un leggero senso di disagio: «Mi sono informato riguardo alle azioni compiute da Trump nelle sue prime ore come presidente e quel che ho letto non mi è piaciuto. Sono ansioso però di vedere come lui e il suo staff cercheranno di fermare il conflitto in Ucraina. Confesso che sono anche rimasto deluso dalle ultime decisioni di Biden come presidente, soprattutto riguardo la politica interna». Volture è indifferente: «Non penso che l’elezione di Trump abbia un immediato effetto sulla mia vita di tutti i giorni. Spero solamente che decida di continuare a sostenere l’Ucraina e non la lasci sola. Per me, in questo momento, è ciò che conta davvero».

La stanza dei soldati nella safehouse (foto Emanuele Bussa)
Per Rook non c’è via di mezzo: l’elezione di Trump, che nel maggio del 2023 aveva promesso di risolvere la questione in 24 ore, se eletto, potrebbe rappresentare una svolta per l’Ucraina o darle il colpo di grazia definitivo: «Trump potrebbe convincere la Russia a fermare l’avanzata e negoziare una tregua, ponendo fine alla guerra e fornendo all’Ucraina le garanzie di sicurezza che si merita. Una soluzione sarebbe quella di creare una zona demilitarizzata lungo la linea del fronte. Nel peggiore dei casi, Trump potrebbe decidere di interrompere l’invio di aiuti militari per costringere l’Ucraina a trattare e questo rappresenterebbe la fine per il paese. L’Europa da sola non riuscirebbe a fornire ciò di cui l’Ucraina ha bisogno».
Volture, invece, non si è fatto un’idea: «Nell’immediato penso che non cambierà molto. Temo che col tempo, però, gli aiuti militari da parte degli Stati Uniti diminuiranno sensibilmente e questo sarebbe un duro colpo per noi. Tutte le unità dell’esercito ucraino hanno disperato bisogno di equipaggiamento, veicoli, mezzi corazzati e munizioni. Dopo quasi tre anni di guerra, la strada della negoziazione per arrivare a un accordo tra Russia e Ucraina e interrompere il conflitto sembra l’unica percorribile».
Rook e Volture mi hanno raccontato che il morale delle truppe è basso e molti soldati ucraini sarebbero d’accordo a cedere alla Russia i territori che ha occupato, pur di porre fine al conflitto. La domanda che tormenta Volture è un’altra: «Se l’Ucraina decidesse di cedere le proprie regioni occupate alla Russia per raggiungere un accordo, noi per cosa avremmo combattuto? Per che cosa, tutti coloro che sono caduti, avrebbero dato la propria vita?».
Mentre Volture sta parlando, lo interrompe Cheat, 28 anni, originario di Odessa, sergente della Legione Internazionale. Per lui quelle domande hanno una sola risposta: «La guerra finirà quando l’Ucraina avrà riconquistato i territori occupati e scacciato i russi fuori dai suoi confini. Ho due figli e combatto per garantire loro un futuro sicuro e libero dal conflitto. La mia paura più grande non è morire, ma pensare che un giorno mio figlio potrebbe imbracciare il fucile per difendere l’Ucraina, come me. Questa prospettiva mi terrorizza». Cheat è convinto che l’elezione di Trump non cambierà nulla anche perché, dice, è meglio concentrarsi sulla realtà e non perdersi in previsioni su un futuro che non si può controllare. L’unica soluzione accettabile per lui sarebbe una tregua temporanea, così da dare tempo all’Ucraina di riorganizzarsi e prepararsi a una nuova offensiva. «Rendere sicuri i confini dell’Ucraina è l’unico modo per onorare la memoria di tutti quelli che sono morti per il nostro paese».

Un adesivo preparato da Rook per le presidenziali negli Stati Uniti (foto Rook)
Discutono dell’offensiva dei soldati ucraini nell’oblast di Kursk nell’agosto 2024. Secondo Volture si è trattata di un’azione che non ha portato grandi benefici a livello strategico: «Penso sia stata una mossa politica per sollevare il morale delle truppe e permettere all’Ucraina di ottenere una fetta di territorio russo da usare come moneta di scambio per eventuali future trattative. A Pokrovsk, dove mi trovo, nulla è cambiato». Rook sostiene che l’unica conseguenza sia stata la sensibile diminuzione del numero di bombe plananti lanciate dai russi sul fronte di Kharkiv dove è di stanza. «Nell’ultimo mese i russi hanno lanciato solamente 15 bombe plananti; prima, nel settore di Kursk, ne lanciavano circa 12 ogni giorno. La linea del fronte è rimasta stabile, la situazione non è cambiata rispetto a qualche mese fa».
Come spiegato dal professore di scienze politiche Michael McFaul, in un’analisi pubblicata sulla rivista Foreign Affairs, in questo momento nessuna delle due parti sembra vicina alla vittoria e questo anche se il conflitto non ha ancora raggiunto il punto di stallo. Volture, il cui reparto è impiegato nell’area vicino a Pokrovsk, nel Donbass, mi racconta che le truppe russe continuano ad attaccare senza sosta: «Conquistano terreno poco alla volta, ma la resistenza ucraina è forte e determinata. Credo che questa situazione potrebbe protrarsi per almeno un altro anno, forse due. A meno che non si arrivi a una tregua». Nell’area dove si trova Rook, invece, il conflitto si è trasformato in una guerra di posizione: russi e ucraini sono concentrati a rafforzare le linee di difesa mentre l’artiglieria e i droni bombardano le postazioni nemiche. «Penso che nessuna delle due parti abbia la forza necessaria per lanciare un’offensiva decisiva».
Rook spera che Trump continui sulla linea di Biden, che nel novembre 2024 aveva concesso all’Ucraina di utilizzare in territorio russo armi a lungo raggio fornite dagli Stati Uniti: «All’Ucraina deve essere permesso di combattere una guerra senza restrizioni, colpendo obiettivi strategici importanti in territorio russo e utilizzando le armi fornite dagli Stati Uniti ovunque lo ritenga necessario». Ma sa che le possibilità per l’Ucraina di riconquistare tutti i territori occupati sono prossime allo zero: «La soluzione migliore per l’Ucraina sarebbe lasciare alla Russia i territori occupati e ricevere dall’Occidente la garanzia di essere invitata a entrare a far parte della NATO. Ma difficilmente succederà». Solo questo darebbe un senso alle sofferenze del popolo ucraino e ai soldati morti per difendere il proprio paese. «Gli sforzi di tutti sarebbero serviti a garantire all’Ucraina un futuro sicuro sotto la protezione della NATO. Voglio precisare che, nonostante io sia qui a combattere, l’Ucraina non è il mio paese e non posso comprendere appieno come si sentano i soldati e i civili ucraini che hanno perso tutto a causa della guerra». Questa soluzione, che gli lascerebbe l’amaro in bocca, almeno farebbe finire la guerra ed eviterebbe ad altre persone di perdere la vita: «Da quando sono arrivato qui, molte persone che ho conosciuto sono morte. Ho perso molti amici. Mi auguro davvero che l’Ucraina e il suo popolo possano ritrovare la pace in un futuro non troppo lontano».
Volture è d’accordo: «Senza l’entrata dell’Ucraina nella NATO e nell’Unione Europea, un’eventuale tregua porterebbe solamente a una temporanea interruzione del conflitto. Questo favorirebbe la Russia, che avrebbe la possibilità di riarmarsi e lanciare un nuovo attacco appena sarà pronta».
A prescindere dai futuri sviluppi, Rook lascerà la Legione Internazionale all’inizio di febbraio, quando terminerà il suo contratto, per tornare in Colorado, dove ha già trovato una nuova occupazione. Collaborerà con un’organizzazione non governativa statunitense che sviluppa droni militari e sostiene l’Ucraina. L’esperienza sul fronte lo ha molto provato: «Questi mesi vissuti da soldato mi hanno fatto capire l’importanza di molte cose che prima davo per scontate. In Ucraina la gente lotta anche solo per esistere. Combattere per loro mi ha dato uno scopo che prima di venire qui non avevo. Cercherò di adattarmi nuovamente alla vita da civile e ripartire da zero, ma continuerò ad aiutare l’Ucraina per quanto mi sarà possibile, anche dal mio paese. Nel caso in cui la situazione in Ucraina dovesse peggiorare e gli eventuali negoziati non dovessero portare a una soluzione di pace, sono pronto a salire sul primo aereo e tornare a dare il mio contributo».
Volture ha intenzione di restare in Ucraina anche quando la guerra finirà per costruirsi una nuova vita. «Mi manca la mia famiglia in Michigan, ma penso che quello che ho vissuto qui in Ucraina mi abbia reso una persona migliore. La guerra colpisce tutti in modo indiscriminato. Questa è la cosa peggiore. Amo questo paese e la sua gente, e resterò qui. Quando la guerra sarà finita, ci sarà bisogno di ricostruire e il lavoro non mancherà. Purtroppo credo che la fine della guerra non sia così vicina».