Che ne sarà di “Mutonia”

Lo storico villaggio di artisti in provincia di Rimini, pieno di statue surreali ricavate da rottami, secondo il Consiglio di Stato è abusivo e ora rischia di essere sgomberato

Mutonia, Santarcangelo di Romagna, 2008 
(Alex Majoli/Magnum Photos/Contrasto)
Mutonia, Santarcangelo di Romagna, 2008 (Alex Majoli/Magnum Photos/Contrasto)
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A una dozzina di chilometri da Rimini, in Emilia-Romagna, c’è una specie di villaggio pieno di sculture e installazioni bizzarre e surreali, tutte fatte con rottami e scarti di vario genere, alcune a forma di cyborg. Il posto si chiama “Mutonia”, esiste da 35 anni ed è abitato da una comunità di artisti arrivati negli anni Novanta soprattutto dall’Inghilterra e dalla Scozia, e che nel tempo sono diventati un mito locale e non solo. Mutonia è molto conosciuta anche al di fuori di Santarcangelo di Romagna, il paese in cui si trova e con cui negli anni si è integrata, attirando visitatori e curiosi con i suoi scenari da film.

Nonostante la fama, Mutonia rischia di essere sgomberata perché una sentenza del Consiglio di Stato, l’organo di secondo grado della giustizia amministrativa italiana, ha dato ragione a un cittadino che da oltre dieci anni sta provando a contrastare il villaggio.

La sentenza è stata depositata il 29 gennaio, e riconosce l’insediamento – composto in buona parte da camper, roulotte e vecchi camion usati come case – come abusivo. Il sindaco di Santarcangelo di Romagna, Filippo Sacchetti, di centrosinistra, ha subito fatto sapere che il comune vuole difendere Mutonia: «Non è “ospite” della nostra città da 35 anni, ma è parte di Santarcangelo. È una delle anime della comunità, una delle realtà che la rendono e ci rendono quello che siamo», ha scritto in un comunicato. Pertanto il comune vorrebbe far sì che la situazione di Mutonia venga risolta e sanata, e che sia completata la riqualificazione dell’area.

Mutonia, Santarcangelo di Romagna, 2008 (Alex Majoli/Magnum Photos/Contrasto)

La Mutoid Waste Company, la compagnia che fondò Mutonia, nacque a Londra a metà degli anni Ottanta negli ambienti punk. Facevano parte della Mutoid Waste Company giovani artisti che creavano sculture giganti e costruzioni usando materiali di scarto, come l’alluminio e pezzi di automobili o macchinari. I Mutoid, così si sono fatti conoscere, erano nomadi e presto iniziarono a portare le loro opere e le loro performance in giro per diverse città europee.

Nel 1990 furono invitati in Emilia-Romagna al Santarcangelo Festival, una rassegna di teatro molto rinomata ancora oggi. Da allora una parte della comunità si stabilì vicino al fiume Marecchia, in un’area che in precedenza era stata occupata da una cava, a meno di tre chilometri dal centro del paese. La zona era stata indicata ai Mutoid dalla stessa sindaca di Santarcangelo di quegli anni, Cristina Garattoni, per far sistemare lì camion e camper per il periodo del festival.

Oggi a Mutonia vive una trentina di persone, e il villaggio si può visitare: occupa un ampio spazio affollato di sculture e installazioni che è difficile inquadrare in un unico immaginario. Ricordano un po’ quello steampunk, cioè la commistione tra Regno Unito di fine Ottocento e tecnologie futuristiche, ma anche le atmosfere distopiche di alcuni film più recenti, come Mad Max: Fury Road. Alcune installazioni si alternano alle abitazioni, ricavate da vecchi camion e roulotte e ampliate con altri materiali di fortuna, altre sono appoggiate sopra o appese. C’è un portale fatto con piloni in acciaio e carcasse di camion, che si richiama a Stonehenge, oppure grossi volatili in lamiera.

Mutonia, Santarcangelo di Romagna, 2008 (Alex Majoli/Magnum Photos/Contrasto)

Chi ci vive racconta che le opere d’arte e le costruzioni fanno parte di una riflessione sul riciclo come critica politica al capitalismo, come rifiuto al modello della società dei consumi. L’inventiva degli artisti di Mutonia comunque non si limita alle opere d’arte: Lyle Rowell, in un servizio di Gedi Visual del 2021, mostrò i vari elementi di casa sua costruiti da lui stesso, come per esempio una stufa a legna ricavata dal cambio di un camion Fiat.

I problemi per Mutonia iniziarono nel 2013, quando un abitante della zona, Giorgio Ricci, fece il primo ricorso al tribunale amministrativo regionale (TAR, l’organo di primo grado della giustizia amministrativa). Ricci segnalò che l’insediamento degli artisti vicino alla sua proprietà, nato per essere transitorio, era diventato stabile. Tra le altre cose Ricci lamentava situazioni di «disagio», a detta del suo avvocato, e di pericolo, dovute al fatto che Mutonia è molto vicina al fiume. Il TAR accolse il ricorso e il villaggio avrebbe dovuto essere demolito; il comune emise delle ordinanze, che poi revocò, per demolire una serie di costruzioni del villaggio e ripristinare buona parte dell’area com’era prima dell’arrivo degli artisti.

Contemporaneamente però il comune aveva iniziato a lavorare a un piano per trasformare Mutonia in un parco artistico tutelato, con il sostegno di molta gente del posto. Il piano fu adottato alla fine del 2013 e ricevette l’approvazione di varie Soprintendenze per i beni culturali dell’Emilia-Romagna. Nel 2014 Ricci fece altri ricorsi al TAR, protestando contro le ordinanze di revoca della demolizione e contro la delibera che conteneva l’approvazione del piano per il parco artistico di Mutonia. Il TAR li rigettò.

Nel 2021 però Ricci si appellò al Consiglio di Stato contestando, in sintesi, che il piano con cui il comune aveva trasformato Mutonia in un parco artistico non aveva risolto il problema delle strutture abusive. Il Consiglio di Stato gli ha dato ragione: nella sentenza i giudici scrivono che «un effetto di sanatoria di immobili abusivi non può realizzarsi con un piano tematico». Il Consiglio di Stato, cioè, contesta al comune di avere compreso erroneamente nell’area da valorizzare con il piano per il parco artistico anche costruzioni che erano abusive e andavano quindi demolite.

L’avvocato di Ricci, Luigino Biagini, ha detto che il suo assistito «non vuole cacciare i Mutoid da Santarcangelo». Biagini specifica che la lunga controversia «non è una questione personale» di Ricci bensì di rispetto delle regole. L’auspicio, ha aggiunto l’avvocato, è che il comune trovi un altro luogo per la comunità di Mutonia.

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