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  • Martedì 28 gennaio 2025

L’unico che ha il diritto di fare la predica al papa

È il predicatore della Casa Pontificia: rivolge sermoni anche a cardinali e vescovi, e quando vuole può anche criticare

Raniero Cantalamessa (ANDREAS SOLARO/POOL/AFP/ANSA)
Raniero Cantalamessa (ANDREAS SOLARO/POOL/AFP/ANSA)
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Il papa ha l’obbligo di essere un riferimento spirituale per i cattolici di tutto il mondo, ma questo non vuol dire che non possa averlo a sua volta, un riferimento spirituale. Nel Vaticano questa funzione ce l’ha il predicatore della Casa Pontificia, che ha il compito di rivolgere sermoni non solo al papa, ma anche ai cardinali, ai vescovi, ai prelati e ad altre cariche della Curia romana, cioè l’apparato amministrativo che assiste il papa nel governo della Chiesa. Con un’approssimazione un po’ grossolana potremmo paragonarlo a un parroco che pronuncia le omelie nella propria chiesa: solo che in questo caso la chiesa è il Vaticano, e al posto dei fedeli comuni ci sono il papa e il resto della Curia.

Per 44 anni il predicatore è stato il frate cappuccino Raniero Cantalamessa, che ha 90 anni ed è un apprezzato teologo. A novembre del 2024 ha concluso il proprio incarico. Al suo posto Francesco ha nominato padre Roberto Pasolini, biblista e frate cappuccino milanese di 53 anni. Il mandato di Cantalamessa ha attraversato tre papati: quelli di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco, che nel 2020 lo nominò cardinale. Una decina d’anni fa, ripercorrendo la propria carriera, stimò di aver pronunciato 280 sermoni e di aver impegnato i tre papi in circa 140 ore complessive di ascolto.

Il predicatore della Casa Pontificia è una figura influente all’interno della Chiesa cattolica, benché sostanzialmente sconosciuta a chi non ha familiarità col Vaticano e col suo funzionamento. Di fatto, nei sermoni, può dire quello che vuole.

Una predica di Pasolini di dicembre del 2024

Nel caso di Cantalamessa, in varie occasioni le sue prediche hanno dato risonanza e visibilità alle priorità del papato in corso; in alcuni casi, più rari, hanno suggerito in maniera esplicita una direzione da prendere, anche esprimendo critiche. Per esempio nel 2006 venne ripresa dalla stampa di mezzo mondo l’omelia in cui Cantalamessa esortò Papa Benedetto XVI a organizzare una giornata simbolica di pentimento per gli abusi sessuali sui minori compiuti dai sacerdoti.

Proprio quell’anno BBC aveva pubblicato un’inchiesta giornalistica che accusava papa Benedetto XVI di aver contribuito a coprire gli abusi complicando le indagini. Cantalamessa disse che il papa avrebbe dovuto proclamare «un giorno di digiuno e di penitenza» per esprimere il proprio «pentimento» davanti a Dio per lo «scandalo».

Raniero Cantalamessa durante un’omelia (EPA/VATICAN MEDIA/ANSA)

Nella maggior parte dei casi, comunque, le omelie del predicatore sono un’occasione per comprendere meglio quali sono gli obiettivi del papa in un certo momento storico: «Spesso i suoi sermoni funzionano come cartina tornasole dell’umore generale della Chiesa e delle priorità del papato», ha scritto su The Conversation lo storico del cattolicesimo Liam Temple.

Nel caso di Cantalamessa questa funzione è stata particolarmente evidente durante il papato di Francesco, forse anche per via di una certa sintonia tra i due nell’approccio alla fede e più in generale ai cambiamenti della società, dovuto al fatto che entrambi sono vicini alla tradizione francescana. Nel 2014 Cantalamessa definì una «maledizione» il denaro e i suoi effetti sulla società; nel 2016 si disse a favore dell’ecumenismo, il principio che cerca di riunire i cristiani a partire dai punti in comune; nel 2021 esortò le più importanti cariche ecclesiastiche a non fomentare divisioni tra le persone che credono.

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Il predicatore della Casa Pontificia – il nome latino è Concionator Domus Pontificalis –esiste per come lo conosciamo oggi dal 1555: fu istituito da papa Paolo IV, che con una serie di riforme anche drastiche rese la Chiesa un’istituzione più organizzata, e ne rafforzò il potere politico.

Per un paio di secoli religiosi di vari ordini fecero i predicatori, soprattutto gesuiti, poi le cose cambiarono nel 1743, quando papa Benedetto XIV decise che l’incarico spettasse solamente all’ordine dei frati minori cappuccini, che hanno una tradizione di bravi predicatori. Esistono dal Cinquecento, si chiamano così per via del cappuccio marrone a punta del loro saio, e fanno parte della “famiglia” francescana, cioè il gruppo di esperienze e ordini religiosi variamente ispirati agli insegnamenti di Francesco d’Assisi. Predicare è una parte fondamentale della loro attività, insieme al voto di povertà.

L’adesione dei cappuccini a una determinata visione della fede e dell’attività apostolica è tale che quando fu nominato cardinale da papa Francesco, nel 2020, Cantalamessa chiese e ottenne la dispensa dall’ordinazione episcopale: è la possibilità di non diventare vescovo, per poter continuare a dedicarsi alla predicazione. Disse di voler «morire con il mio abito francescano», e alla cerimonia in cui fu nominato cardinale era l’unico a non indossare la tonaca porpora, quella tipica dei cardinali.

Oggi il predicatore pronuncia le omelie in ogni domenica del periodo dell’Avvento, la ventina di giorni che precede il Natale, e nel periodo della Quaresima, la quarantina di giorni che precede la Pasqua. A seconda del periodo, la celebrazione della messa e la pronuncia dell’omelia si svolgono nella cappella “Redemptoris Mater”, nella grande aula Paolo VI, oppure nella Basilica di San Pietro. Dal 1995 possono ascoltare i sermoni del predicatore anche le donne, quindi suore e lavoratrici del Vaticano.

Cantalamessa era stato nominato nel 1980 da Papa Giovanni Paolo II. Nel corso del suo lungo mandato, durato 44 anni, è diventato anche un personaggio pubblico: sin dagli anni Ottanta ha partecipato a trasmissioni televisive, e negli anni successivi ha pubblicato un libro e curato la rubrica Le ragioni della speranza all’interno del programma di approfondimento religioso A sua immagine, trasmesso dalla Rai.