La storia perugina di Suze Rotolo e Bob Dylan

Prima di finire su una delle copertine più famose della storia della musica lei fu studentessa dell'Università per stranieri e lui le fece visita in varie occasioni

 La copertina di The Freewheelin' Bob Dylan (Blank Archives/Getty Images)
La copertina di The Freewheelin' Bob Dylan (Blank Archives/Getty Images)
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Una delle foto più famose della carriera di Bob Dylan fu scattata nel 1962 da Don Hunstein, storico fotografo musicale dell’etichetta discografia Columbia Records. È quella in cui lo si vede passeggiare infreddolito con le mani in tasca nel Greenwich Village di Manhattan, a New York, insieme a una donna sorridente che si aggrappa al suo braccio: la pittrice statunitense Suze Rotolo, la sua compagna del tempo. L’anno successivo quella foto sarebbe diventata la copertina di The Freewheelin’ Bob Dylan, il suo secondo disco, quello che rese la sua musica celebre in tutti gli Stati Uniti grazie a canzoni come “Blowin’ in the Wind”, “Girl from the North Country” e “Don’t Think Twice, It’s All Right”.

Anche se Rotolo viene ricordata soprattutto per quello scatto memorabile, in realtà ebbe un ruolo fondamentale agli inizi della carriera di Dylan, che in quel periodo era ancora un cantautore emergente proveniente dal Minnesota che portava in giro le sue canzoni nei locali del Greenwich Village nella speranza di farsi notare da qualche etichetta discografica. La loro storia d’amore era cominciata un paio di anni prima della pubblicazione del disco che la rese famosa in tutto il mondo, ed ebbe tutta una parentesi che si svolse a Perugia, motivo per cui Rotolo è particolarmente ricordata in un sottobosco di aneddoti e leggende tra appassionati italiani di Dylan.

Nel 1962, infatti, Rotolo si trasferì in Italia per 8 mesi per seguire un corso di italiano all’Università per stranieri di Perugia, e Dylan la raggiunse in qualche occasione, facendo avanti e indietro da New York. Almeno una volta prese una camera in affitto nel quartiere della Conca. Una delle diverse storie che si ricordano di quel suo soggiorno perugino, e confermata dalle testimonianze raccolte da Sabrina Cittadini, docente dell’Università per stranieri di Perugia, è che una sera Dylan scese da un taxi in corso Garibaldi, davanti a casa di Rotolo, presentandosi con un mazzo di rose rosse, senza però trovarla.

Durante il soggiorno a Perugia, Rotolo conobbe anche la persona che più tardi sarebbe diventata suo marito: il montatore cinematografico Enzo Bartoccioli, che finì anche per diventare l’obiettivo polemico di una canzone di Dylan.

Rotolo non fu un interesse romantico tra i tanti, per Dylan. Contribuì infatti a definire i suoi gusti e il suo stile musicale, facendogli conoscere autori che cambiarono nel profondo la sua poetica e il suo modo di scrivere canzoni. Tra le altre cose, Rotolo lo avvicinò alle istanze del movimento per i diritti civili statunitense e lo introdusse allo stile di vita scapigliato e anticonformista del Greenwich Village, fulcro della scena artistica newyorkese del tempo e luogo d’incontro privilegiato di scrittori, poeti cantautori, studenti e musicisti.

La figura di Rotolo è presente in A Complete Unknown, il biopic diretto da James Mangold e interpretato tra gli altri da Timothée Chalamet, Edward Norton e Monica Barbaro, che uscirà al cinema giovedì: nel film però si chiama Sylvie Russo, ed è interpretata da Elle Fanning.

Suze Rotolo e Bob Dylan a New York nel 1961 (Michael Ochs Archives/Getty Images)

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Come ha ricordato la giornalista di Rolling Stone Angie Martoccio, il periodo in cui Rotolo visse a Perugia segnò moltissimo l’attività musicale di Dylan, che mostrò fin da subito un certo disprezzo per la sua frequentazione con Bartoccioli. Martoccio cita a questo proposito un aneddoto contenuto nelle note di copertina di Another Side of Bob Dylan, il suo quarto disco, in cui Dylan sembra dedicare uno scritto proprio a Bartoccioli.

«Odiavo Enzo, lo odiavo così tanto che avrei potuto ucciderlo, era viscido e spietato e, dopo quello che è successo, ero sicuro che la mia amata l’aveva incontrato in una terra lontana ed era rimasta laggiù più tempo per lui. Soffrivo per la frustrazione, sapendo che lui la rendeva davvero felice […]. Il dolore mi confondeva dandomi il mal di mare e avrei voluto calpestarlo, massacrarlo, ucciderlo, avrei talmente voluto essere come lui che faceva male. Odiavo Enzo»

Lo scrittore inglese Howard Sounes, autore di un’apprezzata biografia di Dylan, racconta che, durante la parentesi perugina di Rotolo, Dylan le telefonò spessissimo e le inviò diverse lettere dai toni addolorati e poetici. In una di queste, citata da Martoccio e datata al 1962, scrisse: «Non sta succedendo molto qui, credo. Bob Shelton aspetta Jean, i cani aspettano di uscire, i ladri aspettano una vecchietta, i bambini aspettano la scuola, il poliziotto aspetta di picchiare qualcuno, quei barboni schifosi aspettano dei soldi, Grove Street aspetta Bedford Street, la sporcizia aspetta di essere pulita, tutti aspettano che il clima si rinfreschi e io aspetto solo te».

Sounes ricorda anche che Dylan scrisse alcune delle sue canzoni d’amore più famose e struggenti proprio mentre Rotolo si trovava a Perugia, lasciandosi ispirare dal dolore che provava per la sua assenza. Tra queste ci sono “Don’t Think Twice, It’s All Right”, “Boots of Spanish Leather”, “One Too Many Mornings” e “Tomorrow Is a Long Time”.

Un’altra canzone ispirata da quella relazione fu “Ballad in Plain D” (1964), il cui testo piuttosto piccato è dedicato alla madre e alla sorella di Rotolo, Carla, con cui Dylan aveva frequenti contrasti. Uno dei versi più celebri è quello che fa: «Delle due sorelle amavo la più giovane, per la sorella parassita non avevo alcun rispetto». Dylan ha raccontato in qualche occasione di essersi pentito dei toni rancorosi e un po’ infantili di quella canzone. «Sono stato un imbecille a scrivere quelle cose», disse in un’intervista del 1985 col giornalista statunitense Bill Flanagan.

Rotolo ebbe anche una certa importanza nel definire la formazione politica di Dylan. Era una “Red Diaper Baby” (“Bimba con il pannolino rosso”), nome con cui venivano identificati i figli di persone che simpatizzavano per il partito comunista americano, proprio come Pete e Mary Rotolo, i suoi genitori: il primo, un emigrante nato in Sicilia, lavorava come tipografo, illustratore e sindacalista, la seconda era una giornalista che collaborava con l’edizione americana dell’Unità, il quotidiano del partito comunista italiano.

Crebbe con un’impostazione di stampo marcatamente marxista che continuò a coltivare per tutta l’adolescenza. Rivendicò quell’appartenenza in un periodo in cui farlo poteva essere molto sconveniente: erano infatti gli anni del Maccartismo, quando la vita pubblica statunitense fu dominata da un anticomunismo viscerale e diffusissimo e dalla continua ricerca di spie sovietiche, vere o presunte. Per educazione familiare e interessi personali, la sua coscienza politica era quindi decisamente più definita rispetto a quella di un ventenne con poche esperienze e che aveva trascorso gran parte della sua vita in una piccola città del Minnesota, com’era Dylan ai tempi.

Nel 2011, intervistata dal giornalista musicale David Hajdu per un libro incentrato sulla scena artistica del Greenwich Village, Rotolo ricordò che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, quando si conobbero Dylan era ancora piuttosto acerbo dal punto di vista dell’impegno civile e politico. Ascoltava molta musica folk, leggeva molte poesie ed era attratto dal fervore culturale di New York, ma la sua propensione all’impegno civile era ancora solo accennata. «Gli mostrai un altro modo di vivere, cose di sinistra che lui non conosceva. Conosceva la musica di Woody Guthrie e Pete Seeger, ma io lavoravo per il Congress of Racial Equality [un’organizzazione non governativa per i diritti delle persone afroamericane] e partecipavo alle marce giovanili per i diritti civili: per lui queste cose erano del tutto nuove».

Rotolo fece inoltre scoprire a Dylan le opere teatrali del drammaturgo e filosofo tedesco Bertolt Brecht (al cui nome era dedicata anche una rivista indipendente con cui collaborava), che influenzarono moltissimo la prima parte della sua carriera.

Fino a pochi anni fa la loro relazione era conosciuta soltanto marginalmente: per molto tempo nella percezione pubblica Rotolo è stata soprattutto “la ragazza della copertina di The Freewheelin’ Bob Dylan”, e la compagna che lo frequentò tra il 1961 e il 1964, nel periodo che i dylaniani definiscono talvolta “Freewheelin’ Years”, quello in cui raccolse l’eredità di gente come Woody Guthrie e Pete Seeger e si consacrò come il principale cantautore d’impegno civile americano.

La loro relazione finì poco prima della cosiddetta “svolta elettrica”, quando Dylan si allontanò gradualmente dal folk e dai testi di denuncia sociale per prendere una direzione artistica più moderna, intimista e vicina al rock. Quando la loro storia finì, Dylan cominciò una relazione con la famosissima cantante folk americana Joan Baez, che in realtà frequentava già dal 1961.

Si è saputo qualcosa in più sulla vita di Rotolo nel 2008, quando pubblicò la sua autobiografia Sulla strada di Bob Dylan. Memorie dal Greenwich Village. Il libro comincia da quando Rotolo incontrò Dylan per la prima volta al Gerde’s Folk City, il locale di proprietà dell’imprenditore italoamericano Mike Porco che, nella prima metà degli Sessanta, diventò un punto di riferimento per la scena newyorkese della musica folk.

Oltre a raccontare l’atmosfera del Greenwich Village e la gente che lo frequentava negli anni Sessanta, il libro si sofferma anche su alcuni degli aneddoti più dolorosi di quella relazione. Rotolo raccontò per esempio che, in quegli anni, rimase incinta di Dylan, ma poi decise di abortire: «mi sono chiusa in me stessa e lasciai che la gente pensasse che mi sentivo debole per via dell’intervento. Invece ero depressa e volevo solo dormire per dimenticare tutto».

Bob Dylan e Suze Rotolo a New York, 1961 (Michael Ochs Archives/Getty Images)

Rotolo parlò anche dei lati del carattere di Dylan che reputava insopportabili, come per esempio la sua misoginia, le sue molte avventure amorose, i frequenti contrasti che aveva con la madre e la sorella e la deriva egotica e narcisista che a suo dire ebbe in quegli anni.

Dopo la fine della relazione con Dylan, Rotolo sposò Bartoccioli e si trasferì a New York. Continuò a dipingere quadri e a occuparsi di arte, specializzandosi nella realizzazione di libri d’artista e nel design di gioielli. Per un periodo insegnò anche alla Parsons School of Design, un’importante scuola di design di New York. Suo figlio, Luca Bartoccioli, fa il chitarrista e vive a New York. Morì nel 2011, per un cancro ai polmoni, e fu molto attiva politicamente fino alla fine della sua vita. Rotolo è una delle persone che Martin Scorsese intervistò per No Direction Home: Bob Dylan, un apprezzato documentario sui primi anni di carriera di Dylan.

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