Il giorno della “svolta elettrica” di Bob Dylan
Il film “A Complete Unknown” racconta il celebre concerto a Newport del 1965, quando le aspettative dei puristi del folk vennero tradite

Il 25 luglio del 1965, poco meno di sessant’anni fa, Bob Dylan salì sul palco del Newport Folk Festival e compì un gesto apparentemente di poco conto, ma che decine di migliaia di persone nel mondo considerarono un tradimento di tutto ciò che il cantautore aveva rappresentato fino a quel momento, e che sarebbe rimasto nella storia come uno dei momenti di svolta della musica rock del Novecento. Al posto della sua chitarra acustica, infatti, Dylan ne imbracciò una elettrica, la collegò all’amplificatore. Cominciò a cantare “Maggie’s Farm”, la prima delle tre canzoni previste dalla scaletta, a cui seguirono “Like a Rolling Stone” e “Phantom Engineer”, una versione embrionale di “It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry”.
Buona parte del pubblico di Newport non la prese bene, e cominciò a contestarlo. Non era il concerto che le persone si aspettavano: nei tre anni precedenti Dylan era rapidamente diventato il massimo esponente di un certo modo di intendere la canzone d’autore americana, quello alto, politicamente impegnato e poetico di gente come Woody Guthrie e Pete Seeger. In poco tempo, aveva raccolto l’eredità di quei cantautori dando una nuova e insperata vita al movimento folk.
I suoi concerti erano molto poco movimentati: spesso suonava da solo, accompagnandosi soltanto con una chitarra acustica e con l’armonica a bocca, e l’attenzione non era incentrata tanto sulla musica, ma sui testi, che nei tre album che lo avevano reso famoso in tutti gli Stati Uniti – Bob Dylan (1962), The Freewheelin’ Bob Dylan (1963) e The Times They Are a-Changin’ (1964) – erano incentrati soprattutto sulla denuncia sociale.
In quell’occasione invece le aspettative dei puristi della musica folk accorsi a Newport furono tradite: oltre a presentarsi sul palco con una chitarra elettrica, Dylan si fece accompagnare da una formazione tipicamente rock, composta dal chitarrista Mike Bloomfield, dal bassista Jerome Arnold, dal batterista Sam Lay e dal tastierista Al Kooper, abbandonando quel senso di solennità tipico dei suoi concerti. La sera del 25 luglio 1965 è ricordata ancora oggi come quella della “svolta elettrica”, cioè il momento in cui Dylan decise di allontanarsi dal folk per prendere una direzione artistica diversa, più moderna e vicina al rock.
Negli ultimi sessant’anni la “svolta elettrica” è stata oggetto di un interesse ininterrotto, testimoniato dai molti articoli, libri, documentari e film dedicati a questo momento specifico della carriera di Dylan, non ultimo A Complete Unknown, il biopic diretto da James Mangold e interpretato tra gli altri da Timothée Chalamet, Edward Norton e Monica Barbaro, che uscirà al cinema giovedì.
In realtà, anche se sappiamo che una parte del pubblico di Newport reagì in maniera piccata e scomposta, i resoconti delle persone che hanno scritto di quel concerto sono un po’ divergenti. Per esempio, secondo il critico musicale Robert Shelton, Dylan e i musicisti che lo accompagnavano furono sommersi di fischi per tutta la durata dell’esibizione.
Anthony Scaduto, uno dei più famosi e rispettati biografi di Dylan, scrive invece che non ci furono soltanto fischi e contestazioni, ma anche applausi, dato che una parte minoritaria di spettatori apprezzò l’audacia di Dylan. Secondo altre versioni la reazione del pubblico non fu dovuta tanto alla “svolta elettrica”, ma al fatto che l’esibizione durò troppo poco; un’ipotesi rafforzata dal fatto che, dopo il concerto, Dylan tornò sul palco e suonò due canzoni in acustico, “Mr. Tambourine Man” e “It’s All Over Now, Baby Blue”. Altre ancora collegano le contestazioni alla scarsa qualità dell’acustica: secondo una testimonianza raccolta dal giornalista musicale Bob Spitz, il missaggio fu così pessimo che la voce di Dylan fu sovrastata dagli strumenti.
Ma ci sono anche altri aneddoti che hanno reso la “svolta elettrica” un momento leggendario della carriera di Dylan. Secondo uno di questi, mai provato né smentito, Pete Seeger, famosissimo cantante folk americano e tra i fondatori del Festival di Newport, si arrabbiò così tanto da provare a togliere la corrente al gruppo di Dylan sul palco, minacciando di tagliare i cavi di strumenti e amplificatori con un’ascia.
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Anche se è generalmente associata al concerto di Newport, in realtà Dylan aveva anticipato la sua intenzione di allontanarsi dal folk classico per dedicarsi a nuovi generi già nei mesi precedenti. Ad aprile aveva pubblicato Bringing It All Back Home, il suo quinto album in studio e il primo composto anche con strumenti elettrici: il lato a del disco conteneva canzoni accostabili al blues, come “Subterranean Homesick Blues”, “Love Minus Zero/No Limit” e la stessa “Maggie’s Farm”. Anche i testi, più intimisti e riflessivi e meno politicamente impegnati, erano diversi da quelli dei dischi precedenti di Dylan. Inoltre, cinque giorni prima del concerto di Newport, Dylan aveva pubblicato un nuovo singolo, “Like a Rolling Stone”, che aveva confermato la sua volontà di avvicinarsi a un nuovo modo di intendere la sua poetica e la sua musica.
Nei mesi successivi al 1965 Dylan continuò a esibirsi con un assetto più rock, ricevendo apprezzamenti e critiche. Uno degli episodi più famosi fu durante un concerto del 1966 a Manchester, quando un fan lo apostrofò “Giuda!” e Dylan rispose esortando la sua band a sovrastare le sue critiche: «Play it fucking loud!» (“suonate forte cazzo!”). Dylan non tornò all’importantissimo festival di Newport per decenni, fino al 2002.
Di quel giorno del 1965 diventarono memorabili anche gli oggetti: nel 2013 la chitarra che Bob Dylan utilizzò a Newport, una Fender Stratocaster con la classica colorazione sunburst, fu venduta all’asta per quasi un milione di dollari.
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