A Lanzarote non vedrete cartelloni pubblicitari
L’isola delle Canarie li vieta da decenni, per tutelare il paesaggio per come lo intendeva César Manrique, l’artista che più di tutti contribuì a valorizzarla

Lanzarote è diversa dalle altre isole dell’arcipelago spagnolo delle Canarie: le grosse strutture turistiche come quelle che si trovano a Tenerife o a Gran Canaria sono poche e concentrate tutte nel sud dell’isola, e visitandola si nota subito che c’è una sensibilità molto più accentuata per la tutela dell’ambiente. Non è solo una questione di postura o di convinzioni: la legge locale tra le altre cose vieta i cartelloni pubblicitari perché si ritiene che deturpino il paesaggio. Questa mentalità dipende anche da César Manrique, l’artista che più di tutti ha influito sull’identità culturale di Lanzarote.
Le Canarie si trovano nell’oceano Atlantico e hanno origine vulcanica. Lanzarote è la quarta isola per grandezza, ha circa 160mila abitanti e il suo paesaggio viene spesso descritto come “lunare”. Con poche eccezioni gli edifici e le infrastrutture si integrano con grande equilibrio con le coste, la vegetazione scarna e i pendii formati dai crateri vulcanici che caratterizzano tutto il territorio: non si può dire lo stesso delle isole più turistiche, dove le colture intensive e gli edifici incompiuti abbondano, così come le pubblicità di ristoranti, parchi acquatici e attrazioni varie. Secondo il quotidiano delle Canarie La Provincia il merito va riconosciuto a José Ramírez Cerdá, definito «il politico che trasformò Lanzarote».
Sindaco della capitale Arrecife, poi presidente del governo locale e senatore del Partito Socialista, tra il 1955 e il 1974 contribuì allo sviluppo economico e sociale dell’isola, pianificando con attenzione ogni progetto assieme a un gruppo ristretto di collaboratori, tra cui proprio Manrique. Nel 1967, in particolare, firmò il Regolamento per la tutela del paesaggio e dell’architettura popolare di Lanzarote, che faceva suo il modello paesaggistico promosso dall’artista. Prevedeva tra le altre cose che l’esterno degli edifici dovesse essere bianco, vietava gli elementi che stonassero con l’architettura tradizionale e proibiva i cartelloni pubblicitari sia nei centri urbani che altrove (i cartelli stradali naturalmente ci sono).
Un video che mostra vari paesaggi e strade di Lanzarote
Nelle idee di Manrique i cartelloni pubblicitari erano elementi estranei al paesaggio, che impedivano di osservarlo nella sua totalità. Se l’installazione delle pubblicità fuori dai centri urbani è oggi vietata anche nel resto dell’arcipelago, a Lanzarote il divieto si applica in tutti gli spazi pubblici. Fu confermato nel Piano insulare dell’ordinamento del territorio del 1991, che ha l’obiettivo di tutelare il paesaggio e di limitare il turismo di massa: uno dei fenomeni a cui Manrique dava particolare importanza.
Passati più di trent’anni dalla sua morte, avvenuta nel 1992, la fondazione che porta il suo nome continua a battersi contro quelli che qualcuno ha chiamato «attentati al paesaggio» di Lanzarote, che peraltro è stata dichiarata Riserva della Biosfera UNESCO nel 1993. Di recente la Fondazione César Manrique ha protestato perfino contro l’installazione dei cartelli che indicano il Geoparco di Lanzarote e arcipelago Chinijo, definendola una «disastrosa azione pubblicitaria» contraria alla «cultura della tutela del paesaggio» a cui Manrique si era tanto dedicato.
Secondo la fondazione, la presenza dei cartelli del Geoparco «banalizza il paesaggio» e «intacca la memoria» dell’artista. A Lanzarote infatti Manrique è dappertutto, anche nell’assenza dei cartelloni pubblicitari, che è diventata un motivo di orgoglio e di identità collettiva per chi vive sull’isola.
Manrique fu coinvolto attivamente nei piani di sviluppo dell’isola di Ramírez Cerdá. Dopo aver studiato architettura a Tenerife, arte a Madrid e dopo aver trascorso un periodo a New York, nel 1966 l’artista si ristabilì a Lanzarote, la sua isola, dove per prima cosa si occupò del parco municipale di Arrecife. Di fatto Manrique «si fece carico della direzione dei lavori», racconta il giornalista Saúl García in un libro dedicato al rapporto tra il sindaco e l’artista: decise con cura la distribuzione degli spazi, sostituì materiali da costruzione come cemento e calcestruzzo con la pietra lavica e scelse piante autoctone, come cactus e fichi d’india.
«Fu l’unico ad avere fiducia in quello che dicevo, e assieme siamo riusciti a ottenere l’utopia su quest’isola», disse Manrique di Ramírez Cerdá. Durante il suo mandato realizzò numerosi edifici, spazi e itinerari in cui l’arte e la presenza umana si integrano con la natura, sfruttando materiali locali, tecniche tradizionali e soprattutto le spettacolari formazioni geologiche del posto. Tra le altre cose Manrique progettò il Jameos del Agua e il Mirador del Río, che sono rispettivamente un percorso nelle gallerie formate dal flusso lavico del vulcano La Corona, con tanto di auditorium, e un punto panoramico integrato nella roccia.
A Manrique si deve anche l’installazione a forma di diavolo che simboleggia il parco nazionale di Timanfaya, il più importante dell’isola. Tra gli anni Ottanta e Novanta inoltre realizzò il Jardín de Cactus, che ospita circa 4.500 specie di cactus, e soprattutto la sua casa-studio, dove ora ha sede la Fondazione César Manrique: con un albero che spunta dal terreno dentro all’ingresso e la roccia lavica che sembra irrompere attraverso le finestre è un altro esempio dell’equilibrio e dell’integrazione tra elementi naturali e architettura.
La visione di Manrique ripresa nelle norme di Lanzarote anticipava di decenni le preoccupazioni legate all’urbanizzazione del territorio e soprattutto al turismo di massa, un fenomeno che oggi è molto studiato e tra gli effetti più evidenti sta facendo alzare i prezzi degli affitti un po’ dappertutto. Secondo i dati dell’Istituto di statistica delle Canarie, lo scorso novembre l’arcipelago ha ospitato oltre 1,6 milioni di turisti, il 10,37 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2023: sempre nel 2023 il numero dei visitatori arrivati a Lanzarote aveva superato di diverse migliaia quello delle visite del 2019, prima della pandemia da coronavirus.
Più in generale a Lanzarote la crescita del turismo apre delle riflessioni sulla sostenibilità di quella che il País ha definito «l’isola che non voleva crescere così tanto»: proprio perché, nonostante le molte attenzioni rispetto a limitare il turismo, dipende quasi esclusivamente da quello. Intanto decine di migliaia di residenti dell’arcipelago hanno protestato contro il turismo di massa sia lo scorso aprile sia a ottobre, con il motto “Canarias tiene un límite”, cioè le Canarie hanno un limite. Tra le altre cose i manifestanti chiedono l’introduzione di una tassa turistica e il blocco di nuove concessioni per gli affitti turistici.
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