«Chi ha ucciso Laura Palmer?»
Nel 1991 “Twin Peaks” di David Lynch fu un fenomeno di massa anche in Italia, dove l'ultima puntata fu trasmessa quasi in contemporanea con gli Stati Uniti

«Amici ascoltatori, il 9 gennaio sarà una giornata molto importante per la nostra televisione», disse Mike Bongiorno al termine della Corrida di Corrado la sera del sabato precedente su Canale 5. Era il 1991 e Bongiorno stava preparando il pubblico italiano a «qualcosa di completamente nuovo»: parlava dell’arrivo in Italia di Twin Peaks, una delle serie più influenti, amate e citate di sempre, che unendo le dinamiche tipiche di una soap opera ad atmosfere noir, elementi inquietanti e sprazzi di paranormale, cambiò il concetto di serialità televisiva.
Fu ideata dal produttore Mark Frost assieme a David Lynch, tra i registi più originali e visionari della storia del cinema, morto giovedì a 78 anni. Dopo essere diventata un fenomeno pop negli Stati Uniti, fu un caso anche in Italia, dove fu distribuita con il titolo I segreti di Twin Peaks quasi in contemporanea per le ultime puntate, una cosa mai successa. Dei suoi molti personaggi secondari memorabili e del suo universo affascinante, torbido, enigmatico e a tratti scioccante, citato e imitato ancora oggi, si parlava sui giornali, negli uffici, a scuola.
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La serie ha per protagonista Dale Cooper, un agente dell’FBI che viene inviato in una piccola cittadina nel nord-ovest degli Stati Uniti per indagare sull’omicidio di Laura Palmer, una ragazza del posto. Twin Peaks prende il nome da due montagne gemelle, e lì Cooper si ritrova in mezzo a personaggi con rapporti disfunzionali e opachi, assurdità e stranezze, come un uomo alto circa un metro che parla al contrario o una donna che custodisce un piccolo tronco come se fosse un gatto. Puntata dopo puntata, e aiutandosi con i sogni, Cooper scopre trame sempre più intricate e spaventose, avvicinandosi a una sorta di forza maligna da cui origina la violenza che attraversa le vite degli abitanti del posto.
Negli Stati Uniti Twin Peaks era andato in onda per la prima volta l’8 aprile del 1990 e la gente da tempo aveva «iniziato a programmare la propria settimana attorno al giovedì sera» per vederlo, ricordava La Stampa in un articolo dell’8 gennaio 1991 dedicato all’arrivo della serie in Italia. «Tutta l’America è in adorazione» del «singolare serial di David Lynch che ‘ha reinventato la tv’», scriveva sempre La Stampa.
Si può dire che un annuncio affidato al presentatore più amato dalle famiglie italiane, subito dopo il programma di punta della rete al tempo, avesse almeno due obiettivi: da un lato convincere il pubblico a seguire Twin Peaks a fronte di un investimento significativo da parte di Canale 5 e di un successo così massiccio tra il pubblico statunitense. Dall’altro rassicurarlo: l’Italia infatti era abituata a serial come Dynasty e Dallas, non certo a una serie a tratti scioccante e incomprensibile come quella ideata da Lynch, che «pareva addirittura superiore a Dallas», commentava Bongiorno.
È per tutti questi motivi che la serie fu presentata con una campagna promozionale massiccia.

La pagina della Stampa dedicata alla prima puntata dei Segreti di Twin Peaks (Archivio storico della Stampa)
Già dalla fine del 1990 sui canali controllati da Silvio Berlusconi andarono in onda spot che promuovevano la serie, letti da Mario Silvestri, la storica voce di Canale 5. Uno cominciava dicendo che «Le ciambelle sono deliziose in questa città», alludendo a uno dei tanti dettagli che resero la serie tanto familiare quanto peculiare; un altro spiegava che lì si poteva arrivare «anche da Dallas».
«Ha diretto The Elephant Man. Ha sognato Dune. Ha creato Velluto blu. Ha voluto Cuore selvaggio», ne diceva un altro ancora che parlava dello stesso Lynch, e che si concludeva in maniera piuttosto netta con la frase: «Il capolavoro televisivo degli anni Novanta ha tutto, ma non somiglia a niente». L’episodio pilota della serie andò in onda in Italia alle 20:40 del 9 gennaio 1991, presentato come si faceva allora da un messaggio dell’annunciatrice Emanuela Folliero.
Le successive 7 puntate, una ogni settimana, ebbero un successo enorme. La frase «Chi ha ucciso Laura Palmer?» diventò un tormentone, così come la passione di Dale Cooper per il caffè, la torta di ciliegie del diner che frequentava, e tutte le altre stranezze della città. Per molti bambini la celebre sigla di Angelo Badalamenti segnalava l’ora di andare a letto, mentre i genitori erano incollati al televisore; su TV Sorrisi e Canzoni, la rivista televisiva edita da Mondadori, comparivano regolarmente articoli con approfondimenti, trame e riassunti delle puntate precedenti. Alla fine della seconda serie, a giugno, sempre La Stampa ne parlò come di «uno degli eventi indiscussi» di quella stagione televisiva.
Quando in Italia fu trasmesso il primo episodio di I segreti di Twin Peaks, infatti, negli Stati Uniti andava già in onda la seconda stagione (furono prodotti in tutto 30 episodi, suddivisi in due stagioni). L’episodio finale in Italia fu trasmesso proprio l’11 giugno del 1991, il giorno dopo la messa in onda negli Stati Uniti: una cosa piuttosto eccezionale per il tempo.

Ritaglio di un articolo di TV Sorrisi e Canzoni su una puntata della serie (dal sito davidlynch.it)
I segreti di Twin Peaks fu apprezzato sia dal pubblico che dalla critica anche in Italia, anche se negli Stati Uniti a metà della seconda stagione gli ascolti avevano cominciato a calare. ABC, il network americano che l’aveva prodotta, aveva infatti obbligato Lynch a rivelare l’assassino di Laura Palmer nelle prime puntate della stagione. Lui se ne andò, tornando solo per dirigere l’ultimo episodio: quelli in mezzo sono noti tra i fan come episodi riempitivi e molto noiosi, poco importanti per la trama e assai meno coinvolgenti degli altri.
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Tra la prima e la seconda stagione Canale 5 ne mandò in onda una maratona di sette ore e mezza. Nel maggio del 1991 fu premiato come miglior telefilm straniero all’ottava edizione del Gran Premio Internazionale dello Spettacolo, dove a ritirare il premio furono invitati Sheryl Lee e Michael Ontkean, rispettivamente l’interprete di Laura Palmer e dello sceriffo Truman. Nello stesso periodo fu pubblicato Il diario segreto di Laura Palmer, un romanzo scritto dalla figlia di Lynch, Jennifer, che si poteva trovare in versione ridotta in regalo sempre su TV Sorrisi e Canzoni.
La serie fu un fenomeno pop anche in Giappone, dove il 23 febbraio del 1992 centinaia di persone si radunarono per un finto funerale di massa di Laura Palmer.
Dopo le prime due stagioni, nel maggio del 1992 Lynch riprese la storia di Twin Peaks in Fuoco cammina con me, un film più cupo e rivalutato soprattutto anni dopo l’uscita, in cui introdusse tra gli altri un personaggio interpretato da David Bowie. Nel 2017 ne fu infine pubblicata una terza stagione, che a sua volta chiudeva alcune delle storie aperte quasi trent’anni prima e ne riapriva molte altre, con le consuete invenzioni ardite e visionarie di Lynch.
Alle prime due stagioni è estesamente riconosciuto il merito di aver cambiato completamente il modo di concepire le serie tv: intanto per aver mescolato una trama centrale accompagnata da molte secondarie, e poi per aver approfondito la psicologia dei personaggi in maniera più sottile e stratificata rispetto ad altre produzioni precedenti. Ma Lynch creò soprattutto un mito e un immaginario unico attorno ai luoghi e ai personaggi della serie, con un’efficacia e un’inventiva che ancora oggi vengono prese a modello nella tv, così come nel cinema.
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