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  • Mercoledì 15 maggio 2024

A Ilaria Salis sono stati concessi gli arresti domiciliari

Un tribunale d'appello ungherese ha accolto la richiesta di scarcerazione per la 39enne italiana, detenuta da più di un anno a Budapest

Ilaria Salis durante l'udienza in tribunale del 28 marzo scorso a Budapest, Ungheria
Ilaria Salis durante l'udienza in tribunale del 28 marzo scorso a Budapest, Ungheria (REUTERS/ Bernadett Szabo)
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Ilaria Salis, la donna italiana di 39 anni incarcerata in Ungheria da più di un anno e tre mesi con l’accusa di aver aggredito alcuni manifestanti neonazisti, potrà essere messa agli arresti domiciliari: un tribunale d’appello ungherese ha accolto il ricorso presentato dai suoi avvocati dopo che il 28 marzo scorso la richiesta di arresti domiciliari era stata rifiutata. Al momento Salis è in detenzione preventiva in attesa di una sentenza in un carcere di Budapest, la capitale ungherese, e potrà andare ai domiciliari ma restando sempre in Ungheria (gli avvocati infatti avevano inizialmente fatto richiesta per i domiciliari in Italia). Salis è anche candidata alle elezioni europee con Alleanza Verdi e Sinistra.

Per poter effettivamente uscire dal carcere Salis dovrà pagare una cauzione: secondo l’agenzia di stampa AGI, che ha parlato con uno dei suoi avvocati, dovrebbe essere di 40mila euro. Gli avvocati hanno anche riferito che nel concedere la detenzione domiciliare il tribunale ha disposto che Salis indossi un braccialetto elettronico, cioè un dispositivo che viene messo alle persone in libertà vigilata per verificare che non violino le imposizioni. Negli scorsi mesi la famiglia di Salis aveva preso un appartamento in affitto a Budapest dove la donna avrebbe potuto scontare la detenzione domiciliare nel caso le fosse stata concessa.

Di Salis e delle condizioni degradanti della sua detenzione in Ungheria si parla ormai da diversi mesi: il suo divenne definitivamente un caso politico a gennaio, quando circolarono molto le foto di lei che veniva portata in catene davanti a un giudice per la prima udienza del processo, provocando forte indignazione. In questi mesi il padre di Salis e i partiti di opposizione hanno più volte accusato il governo italiano di non fare abbastanza per ottenere la scarcerazione della donna, che è un’attivista politica di estrema sinistra (e quindi di parte opposta rispetto al governo italiano): a questo proposito molti politici di opposizione hanno spesso ricordato anche che la destra italiana al governo ha ottimi rapporti con il primo ministro ungherese, Viktor Orbán, anche lui di destra.

Le polemiche politiche su questo caso sono montate al punto che Salis è stata poi candidata alle elezioni europee, in programma in Italia l’8 e il 9 giugno, con Alleanza Verdi e Sinistra: è stata inserita come capolista al Nordovest e seconda nelle Isole (cioè due delle cinque circoscrizioni in cui è diviso il territorio italiano per le elezioni europee).

La sua candidatura ha un valore politico fortemente simbolico, ma d’altra parte una sua elezione avrebbe anche effetti molto concreti: se fosse eletta infatti Salis otterrebbe l’immunità da europarlamentare, che avrebbe come conseguenza la sua liberazione, visto che i membri del parlamento europeo non possono subire processi o essere sottoposti a restrizioni della libertà per tutta la durata del loro mandato (tranne nel caso in cui vengano fermati in flagranza di reato). A quel punto la giustizia ungherese per procedere contro Salis dovrebbe passare da un’autorizzazione del parlamento europeo.

Il governo italiano ha espresso soddisfazione per la scarcerazione di Salis, attraverso il ministro della Giustizia Carlo Nordio e soprattutto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Quest’ultimo ha detto che la concessione dei domiciliari «è merito dell’azione sinergica, del governo e della nostra ambasciata, che hanno lavorato intensamente, in silenzio, senza fare propaganda». Anche Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, i leader di Alleanza Verdi e Sinistra con cui è candidata Salis, hanno detto di essere felici per la notizia dei domiciliari, sostenendo però al contrario degli esponenti di governo che il risultato ottenuto si debba «innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia» di Salis.