Un po’ di cose sui Deacon Blue

In vista del concerto di Peccioli: come hanno fatto a riempire decine di date da migliaia di persone in questi 37 anni

(Cameron Brisbane)
(Cameron Brisbane)
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Il primo disco dei Deacon Blue, Raintown, uscì il 26 maggio del 1987 e divenne da subito un caso memorabile di successo e ammirazione per il primo disco di una band sconosciuta, capace poi di mantenersi apprezzato e ammirato nei decenni e tuttora ricordato. Eppure era un disco di pop britannico negli anni Ottanta, e non è che ne mancassero, anche di buoni: ma nessuno prima conosceva i Deacon Blue, il disco era un’infilata di canzoni riuscite o riuscitissime, con una storia diversa, meno luccicante e sintetica di quelle che circondavano il pop di quegli anni. La musica, soprattutto – pianoforti, accenni rock, pochissimi sintetizzatori – e poi il racconto di una Scozia industriale e tenebrosa, di piccole storie emozionate e sentimentali: diverse recensioni citarono influenze anche americane (il nome della band citava una famosa canzone degli Steely Dan) e storie “alla Springsteen”.
“Raintown”, la città della pioggia, era in effetti Glasgow: uno dei posti che hanno prodotto più musica eccellente nell’ultimo mezzo secolo in tutto il mondo, rappresentata da subito nella memorabile copertina del disco, una foto poi celebrata a lungo dai fan del disco e della band.

Il disco partì bene ma soprattutto crebbe col tempo e continuò ad andare bene molto a lungo, restando 77 settimane nelle classifiche britanniche e facendosi amare in molti altri paesi: con più larghi successi per due canzoni in particolare – Dignity e Loaded – che si infilarono nelle popolarità e nell’offerta video del pop britannico di quegli anni.

Entusiasta di quel successo, la casa discografica insistette per un secondo disco di ancora maggiori capacità radiofoniche, e la band si adeguò, compresa una trasferta in studio a Los Angeles: il coro del singolo Real gone kid andò così forte – tornando ciclicamente in spot pubblicitari o sigle varie: qui poi la fanno ancora con Gary Barlow dei Take That, pochi anni fa – da generare persino alcune insofferenze, come capita in questi casi. E il disco stavolta arrivò subito al primo posto in classifica.

Ma nei dischi successivi i Deacon Blue decisero che il loro suono e i loro racconti dovessero essere più quelli degli inizi («Alla fine del tour ci fermammo e ci dicemmo: questa è una merda, che vogliamo fare?»), e il loro successo da allora prese differenti identità e scale: nel resto del mondo continuarono a circolare alcuni singoli, nel Regno Unito continuarono a vendere bene e soprattutto a riempire i concerti (grazie a una vivacità e a un entusiasmo sul palco sempre travolgenti), e a Glasgow divennero un’istituzione. “La loro fanbase si ferma a Calais”, disse meravigliato un loro ritratto sul magazine Q, citando soltanto un’eccezione spagnola: loro intanto, per sparigliare, avevano pubblicato una breve raccolta di cover di Burt Bacharach che arrivò al numero due in classifica.

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La band erano, e sono, soprattutto i due frontman e frontwoman: Ricky Ross e Lorraine McIntosh, sposati, lui autore di quasi tutte le canzoni, lei autrice di molte parti vocali preziose e di gran parte dello spettacolo dal vivo che sono i concerti della band. Con loro ci sono ancora Jim Prime alle tastiere e il batterista Dougie Vipond e si sono aggiunti Gregor Philp e Lewis Gordon. La band si disperse alla fine degli anni Novanta e si riformò qualche anno dopo ma lasciando passare di nuovo dieci anni prima di riprendere a pubblicare dischi, con Ross che nel frattempo fece delle cose da solo: senza mai perdere però un grosso seguito britannico e rimanendo in tour con grande continuità. Ancora negli ultimi mesi del 2023 hanno fatto 19 concerti nel Regno Unito in spazi da migliaia di persone: riempiendo la Royal Albert Hall a Londra e lo Hydro di Glasgow – 14mila posti – dove il loro concerto conclusivo è diventato un rituale cittadino annuale.

Dopo una serie di date in Australia e Nuova Zelanda nei mesi scorsi i Deacon Blue sono stati gli “headliners” di un concerto a Glasgow il primo maggio a sostegno della popolazione di Gaza, prima di avviare il tour estivo che li porterà come unica data italiana (31 anni dopo l’ultimo concerto a Roma) a Peccioli in Toscana nel concerto organizzato dal Post sabato 13 luglio, all’indomani di quello dei Divine Comedy, nella splendida cornice dell’Anfiteatro Fonte Mazzola. I biglietti sono in vendita qui (gli abbonati del Post hanno una riduzione).

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