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  • Sabato 11 maggio 2024

Il Como ha fatto le cose in grande

È gestito da una delle proprietà più ricche del calcio italiano: in soli sei anni è salito dalla Serie D alla Serie A, e vuole diventare un club internazionale

(Pier Marco Tacca/Getty Images)
(Pier Marco Tacca/Getty Images)
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Grazie al pareggio con il Cosenza, e alla contemporanea sconfitta del Venezia contro lo Spezia, venerdì la squadra di calcio del Como ha ottenuto la promozione in Serie A, il massimo livello del campionato professionistico del calcio italiano. Non ne faceva parte da 21 anni.

La promozione del Como era un risultato piuttosto atteso, soprattutto per via della sua posizione di dominio economico nella categoria: è infatti la squadra più ricca di tutta la serie B, e più in generale una delle più ricche del calcio italiano.

La storia recente del club lombardo è cambiata cinque anni fa, dopo decenni di risultati mediocri e difficoltà economiche. Nel 2019, quando giocava ancora in Serie D (la quarta divisione del calcio italiano), fu acquistato da Sent Entertainment, una società di media e intrattenimento con sede nel Regno Unito. Sent Entertainment è controllata a sua volta da Djarum, una grande azienda indonesiana di tabacco che produce le sigarette “kretek”, quelle aromatizzate con chiodi di garofano, di proprietà dei fratelli Robert e Michael Hartono.

Secondo la rivista Forbes, i fratelli Hartono (che tra le altre cose hanno anche una quota di partecipazione nella principale banca indonesiana, Bank Central Asia) sono le persone più ricche in Indonesia, e tra le prime cento più ricche al mondo: gestiscono un patrimonio stimato in 48 miliardi di dollari.

Gli Hartono hanno fatto nel Como una serie di investimenti fuori dalla portata della stragrande maggioranza delle squadre che giocano nei campionati minori, e che hanno riguardato non soltanto i componenti della squadra e l’assetto societario, ma anche le strutture a disposizione del club.

I tifosi del Como festeggiano la promozione in Serie A allo stadio Sinigaglia

Il cambiamento più rilevante nella composizione della squadra è stato nel viceallenatore, Cesc Fàbregas, che al Como in realtà era arrivato come giocatore. È un ex centrocampista spagnolo che ha giocato per alcuni dei più importanti club al mondo, come Barcellona, Chelsea e Arsenal, e ha vinto un Mondiale e un Europeo con la Spagna. Il Como lo acquistò dal Monaco nell’estate 2022 a parametro zero, una modalità comune nel calcio che prevede che non si paghi il “prezzo” del calciatore all’altra squadra: il contratto con la sua squadra di provenienza era in scadenza, quindi il Como avrebbe dovuto solo pagargli lo stipendio. Il suo arrivo era stato ampiamente discusso e commentato dalle testate sportive, anche perché è piuttosto raro che un giocatore di così grande prestigio internazionale scelga di concludere la propria carriera in serie B.

Nonostante il grande clamore suscitato dall’arrivo di Fàbregas, il Como aveva concluso la stagione 2022/2023 al 13esimo posto, ben lontano dall’ottava posizione, l’ultima che dà accesso ai playoff per salire in Serie A. Fàbregas è poi diventato l’allenatore del Como all’inizio di questa stagione, dopo l’esonero di Moreno Longo: tuttavia, dato che non ha ancora ottenuto il patentino necessario per svolgere la professione, formalmente figura come vice del tecnico gallese Osian Roberts.

Il calciatore del Como Marco Sala festeggia la promozione in Serie A (Marco Tacca/Getty Images)

Un altro cambiamento di rilievo ha riguardato i vertici della squadra e la sua composizione societaria. Dal febbraio del 2021 al novembre del 2023 l’amministratore unico del Como fu l’ex calciatore inglese Dennis Wise, conosciuto soprattutto per aver giocato per undici anni nel Chelsea, una delle squadre di Londra. A dicembre Wise è stato promosso nel consiglio d’amministrazione della società, e la carica di amministratore unico è stata assunta da Francesco Terrazzani.

Nell’estate del 2022 divenne socio del Como anche l’ex calciatore dell’Arsenal Thierry Henry, che acquistò l’1 per cento delle azioni della società.

Anche grazie alla presenza di due ex calciatori piuttosto noti come Wise e Henry, negli ultimi anni diversi giocatori con una certa esperienza nelle categorie superiori sono stati attratti dal progetto sportivo del Como. Per esempio la composizione di quest’anno (la cosiddetta rosa) comprende diversi giocatori con un passato recente in Serie A, come gli attaccanti Patrick Cutrone e Simone Verdi, il centrocampista Daniele Baselli, il difensore Federico Barba e il portiere croato Adrian Šemper.

Negli ultimi anni Sent Entertainment ha fatto grandi investimenti anche su altri fronti, come gli impianti sportivi e le attività di comunicazione: per esempio, lo scorso anno acquistò un nuovo centro sportivo a Mozzate, a una ventina di chilometri da Como, e nel 2020 fu creato anche un apposito canale in streaming, Como Football Tv, che segue la squadra giorno per giorno.

L’idea è stata quella di dare al Como una struttura simile a quella dei principali club internazionali. Intervistato da Rivista Undici, il manager del Como Mirwan Suwarso ha raccontato che, sin dall’inizio, l’obiettivo degli Hartono è stato «far intrecciare tutte le diverse aree affinché una società di calcio possa essere sostenibile», al fine di «trasformare una società di calcio da un’azienda in perdita strutturale a un business remunerativo».

Inoltre, ha detto sempre Suwarso a Undici, negli ultimi sei anni sono state assunte 50 persone nella sede del club, nell’ambito di un processo di ristrutturazione che ha portato la società a essere divisa in quattro macro aree: Como Retail, che si occupa della gestione dei punti vendita; Como Property, dedicata ai lavori di ristrutturazione dello Stadio Giuseppe Sinigaglia; Como Academy, relativa al settore giovanile; e Como Entertainment, che si occupa di tutte le manifestazioni collaterali, le feste e gli appuntamenti.

Anche il valore del brand è cresciuto moltissimo dall’arrivo degli Hartono. Secondo Suwarso negli ultimi cinque anni le vendite del merchandising sono passate dal generare circa 90mila euro di ricavi a oltre 3 milioni, un’enormità per una squadra relativamente poco nota, che diventa ancora più notevole se si considera la sua storia recente, fatta perlopiù di difficoltà e fallimenti così frequenti da non averle mai permesso di creare un legame solido con la sua città (come la Roma a Roma, la Fiorentina a Firenze, il Napoli a Napoli).