In Basilicata si estrarrà petrolio ancora per decenni

Nella proroga della concessione del giacimento Tempa Rossa approvata dalla Giunta regionale si prevede di sfruttare i pozzi fino almeno al 2068

Il centro oli di Tempa Rossa, in Basilicata
Il centro oli di Tempa Rossa, in Basilicata (ANSA/TONY VECE)
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Venerdì 5 aprile la Giunta regionale della Basilicata guidata da Vito Bardi ha approvato il rinnovo per i prossimi quattro anni, fino al 2028, della concessione per lo sfruttamento del giacimento petrolifero chiamato Tempa Rossa, nella valle del Sauro. Nei documenti, tuttavia, è stata inserita una previsione molto più estesa: se tutto andrà come previsto dalla Regione e da Total, Shell e Mitsui, le aziende che gestiscono il giacimento, in Basilicata si continuerà a estrarre petrolio per i prossimi 44 anni, fino al 2068.

Tempa Rossa è il nome dato a un giacimento che si trova in un vasto territorio tra i comuni di Corleto Perticara, in provincia di Potenza, e Gorgoglione, in provincia di Matera. Prende il nome dall’omonima località del comune di Corleto Perticara. La concessione prevede che si possa scavare e trivellare in un sito minerario piuttosto vasto: Tempa Rossa si estende per poco più di 290 chilometri quadrati, mentre gli impianti di trattamento del petrolio occupano una superficie di 190mila metri quadrati.

La presenza del petrolio nel sottosuolo della valle del Sauro fu scoperta nel 1989 dalla società belga FINA, poi acquisita dalla francese Total. In realtà già dall’inizio del Novecento era noto tra la popolazione che in Basilicata c’era olio greggio, il liquido poi lavorato nelle raffinerie. Oltre a Tempa Rossa, in Basilicata viene sfruttato un altro grande giacimento chiamato Val d’Agri che comprende 27 pozzi: venti di questi sono dell’Eni, una delle multinazionali energetiche più importanti al mondo, partecipata dal ministero dell’Economia, mentre altri 7 sono di proprietà della multinazionale britannica Shell.

Entrambi i giacimenti trattano la miscela di idrocarburi estratta dal sottosuolo in impianti chiamati “centro oli”, di fatto delle raffinerie. Modulando la temperatura del greggio nelle raffinerie, si possono estrarre petrolio, GPL e gas. A 80 °C si producono gli idrocarburi liquidi, mentre dai 150 °C in su gli idrocarburi diventano gassosi. Il metano viene convogliato nella rete di distribuzione e concesso gratuitamente alla Basilicata, con una fornitura stimata di 40 milioni di metri cubi di metano ogni anno. A Tempa Rossa il GPL viene immagazzinato in due serbatoi interrati da 1.500 metri cubi ciascuno. Il petrolio, invece, viene trasportato attraverso una rete sotterranea lunga 130 chilometri fino alla raffineria Eni di Taranto.

Come mostrano i dati pubblicati dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, nel 2023 in Basilicata sono stati estratti 3,5 milioni di tonnellate di greggio, oltre l’80 per cento della produzione nazionale. Nel 2022 il ministero dell’Ambiente ha stimato che in tutta Italia ci sono 78,870 milioni di tonnellate di riserve di greggio, per la maggior parte proprio in Basilicata che contribuisce per circa il 6 per cento all’approvvigionamento nazionale di petrolio.

Lo sfruttamento della concessione di Tempa Rossa fu concesso dal ministero nel 1999, dieci anni dopo la scoperta. Tra il 2011 e il 2012 Total ottenne le autorizzazioni per costruire gli impianti e presentò un piano di investimenti da 1,6 miliardi di euro. I lavori iniziarono nel 2013 e si conclusero all’inizio del 2018. Le prove di produzione furono interrotte fino al 2019 a causa di una diffida emessa dalla precedente amministrazione regionale per via del mancato rispetto delle normative ambientali. Dopo la vittoria di Bardi alle regionali, nel 2019, fu disposta una nuova verifica che portò alla ripartenza delle prove e all’inizio effettivo dello sfruttamento del giacimento, nel gennaio del 2021.

Nella richiesta di proroga presentata per prorogare la concessione scaduta nel luglio dello scorso anno Total ha scritto che è prevedibile una “coltivazione” del giacimento «in un arco temporale che si estende fino al 2068». Total vorrebbe scavare due nuovi pozzi, chiamati Gorgoglione 3, nella parte meridionale del sito di Tempa Rossa, e Gorgoglione 4: si stima che i pozzi possano garantire una fornitura di 34 milioni di barili di olio, 17 milioni ciascuno.

Tra le altre cose, nel documento approvato dalla Regione sono state inserite le stime dei costi necessari per far funzionare gli impianti di Tempa Rossa fino al 2068: tra 100 e 120 milioni di euro all’anno fino al 2048 e tra 65 e 75 milioni di euro all’anno dal 2049 fino al 2068. Mentre per quanto riguarda le royalty, cioè i proventi delle concessioni che l’azienda deve pagare alla Regione sulla base di quanto olio viene estratto, si stima che saranno tra 20 e 60 milioni ogni anno, potenzialmente un massimo di 1,4 miliardi di euro fino al 2068.

Il prossimo 21 e 22 aprile in Basilicata si terranno le elezioni regionali. Lo scorso 21 marzo il consiglio regionale aveva approvato il “rapporto istruttorio sull’istanza di proroga quinquennale di vigenza della concessione”, un voto favorevole che ha consentito alla giunta guidata da Vito Bardi di approvare la proroga della concessione 11 giorni dopo la scadenza del mandato.

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