Il successo di “C’è ancora domani” continua a essere abbastanza unico

Il film di Paola Cortellesi, dopo essere stato il più visto del 2023 in Italia, sta vendendo molto bene all'estero

C’è ancora domani, il primo film da regista di Paola Cortellesi, ha iniziato in questi giorni il suo secondo sfruttamento, cioè l’arrivo sulle piattaforme (Netflix e Sky, che è anche uno dei produttori del film). Oltre a questo ha ricevuto anche moltissime candidature ai David di Donatello, diciannove, record a pari merito con quelle che ebbe Il capitale umano di Paolo Virzì nel 2014. C’è ancora domani è stato il film di maggiore incasso in Italia del 2023 con 36,6 milioni di euro, battendo anche Barbie di Greta Gerwig, che è stato il film di maggiore incasso nel mondo l’anno scorso e che da noi di milioni ne ha incassati 32. Il successo di C’è ancora domani è stato e continua a essere di una tipologia che non si vedeva in Italia da diverso tempo.

Solitamente sono le commedie i film che fanno i record, come negli ultimi anni quelle di Checco Zalone, prima quelle di Pieraccioni, quelle di Natale e prima ancora quelle di Adriano Celentano e via dicendo. Più raro è che si tratti di drammi (ci era riuscito in epoca recente solo Gabriele Muccino con L’ultimo bacio nel 2001) o che siano i film che vengono definiti “dramedy”, un po’ dramma e un po’ commedia. Quasi impossibile che sia il tipo di film che passa a un festival come è stato il caso di C’è ancora domani, presentato alla Festa del cinema di Roma.

Anche l’andamento degli incassi è stato diverso dal solito. I film di regola fanno il grosso del loro incasso nel primo weekend di uscita, e a partire dal secondo incassano sempre meno fino a che non vengono “smontati”, cioè fino a che i cinema non smettono di programmarli. I distributori considerano un calo del 40% degli incassi tra il primo e il secondo weekend come la soglia tra una buona prestazione e una brutta. Se un film perde tra il 40% e il 30% degli incassi vuol dire che c’è un buon passaparola e “tiene bene”. Se perde meno del 30% il passaparola è addirittura ottimo. A non rispettare questi andamenti sono i grandissimi successi. Un film come Barbie in Italia ha incassato 7 milioni nel primo weekend e poi 11 milioni nel secondo, addirittura aumentando, prima di cominciare inevitabilmente a scendere dal terzo weekend perdendo il 50% a settimana (ne ha incassati cioè 6 di milioni e poi 3 nel quarto weekend di programmazione).

C’è ancora domani, uscito in sala il 26 ottobre, ha incassato nel primo weekend 1,6 milioni di euro e nel secondo, complice il ponte di Ognissanti (che ha allungato i giorni festivi), 7 milioni di euro. Ha quindi aumentato l’incasso invece di diminuirlo. Al terzo weekend ha incassato intorno ai 6 milioni, perdendo il 15% circa, e per i due successivi fine settimana ha incassato la stessa cifra, non perdendo quindi nulla. La ragione sta nel fatto che la domanda era cresciuta al punto di giustificare un aumento delle sale che lo avevano in programma, ma rimane comunque sorprendente che abbia resistito alla concorrenza di nuove e importanti uscite per cinque weekend di seguito, prima di cominciare a calare, per poi di nuovo salire con l’arrivo delle vacanze di Natale (momento in cui più persone vanno al cinema). Lì, con l’incasso dei giorni di Natale, ha superato Barbie: un risultato impossibile da prevedere per un film che esce a fine ottobre.

È probabilmente anche a causa di questo grandissimo successo in sala che quando un paio di settimane fa il film è arrivato su Netflix, dopo aver esordito al primo posto della classifica dei film più visti, sia stato rapidamente scalzato. Già alla seconda settimana infatti è scalato in seconda posizione. Nonostante si tenda a pensare il contrario, il tipo di spettatore che paga un abbonamento a una piattaforma tende a essere lo stesso che va a vedere film al cinema, cioè l’appassionato. È quindi probabile che molti abbonati a Netflix avessero già visto C’è ancora domani. Anche perché il film che ha preso il suo posto in cima alla classifica è stato Il sesso degli angeli di Leonardo Pieraccioni, che nei cinema non era andato bene e aveva incassato solo 1,5 milioni di euro.

Un’altra particolarità è che il tipo di successi paragonabili a C’è ancora domani, quelli dotati di una forte identità nazionale, tende inoltre a non uscire dall’Italia, cioè a venire venduto all’estero con moderazione, solo in certi mercati in cui c’è domanda di film italiani (come quelli dell’Est Europa) ma senza grandi risultati. Quo vado?, il film di maggiore incasso di Checco Zalone, fu venduto bene proprio perché era il film di maggiore incasso di sempre nel nostro paese, record che creò curiosità, ma non incassò poi molto nei 15 territori (incluse le linee aeree) che lo avevano acquistato.

C’è ancora domani invece, nei circa sei mesi in cui è stato venduto dalla stessa società che l’ha distribuito, Vision, è stato acquistato da 24 paesi diversi più due territori che sommano più paesi cioè LATM (che include Argentina, Messico e i paesi latino americani) ed ex Jugoslavia (che include Serbia, Montenegro, Macedonia del Nord, Croazia, ecc.). Otto di questi paesi, quelli europei (Svezia, Belgio, Francia, Paesi Bassi, Germania, Portogallo, Spagna e Regno Unito), l’hanno già fatto uscire o hanno una data di uscita programmata, dettaglio non da poco perché capita che i film vengano acquistati ma poi, per varie ragioni, mai effettivamente distribuiti.

Nel Regno Unito There’s Still Tomorrow uscirà il 26 aprile, i diritti li ha comprati non un distributore tradizionale ma una catena di sale, i cinema Vue (una delle catene con più sale nel paese), che lo proietteranno in tutte le loro strutture. In Francia Il reste encore demain nel primo weekend è risultato terzo al box office dietro a Dune: Parte due e One Life (un film con Anthony Hopkins). Nel secondo ha perso il 37% e poi ha guadagnato nel terzo (quello di Pasqua), tornando al quinto posto. Al momento, questo weekend sarà il suo quarto, ha incassato circa due milioni e mezzo di euro e ha raccolto buone critiche sulla stampa.

Questo è tanto più sorprendente se si considera che il film non ha partecipato ai grandi mercati del cinema, cioè agli eventi in cui si chiudono il maggior numero di vendite. Essendo uscito a ottobre, non è passato né per il mercato di Cannes, né per quello di Berlino (se non più tardi, a febbraio), né per quello di Toronto (più orientato al territorio americano).

Per fare un paragone un altro buon successo di vendite italiano degli ultimi anni di Vision, Le otto montagne (che nel nostro paese aveva incassato una cifra molto alta per il suo genere, 6 milioni di euro), aveva goduto sia della spinta fortissima che dà l’essere stato in concorso a Cannes, sia dell’essere venduto proprio al mercato di quell’edizione di Cannes. C’era poi Luca Marinelli, non proprio una star all’estero ma comunque più noto di Paola Cortellesi nel giro degli spettatori cinefili mondiali, ed era un film d’autore, il genere che si esporta meglio in assoluto. È stato venduto in 29 territori a quasi due anni dalla sua uscita, che è il tempo giusto per valutare come sono andate le vendite di un film. Questo dà la misura del successo costituito dai 26 territori in sei mesi di C’è ancora domani e di quanto sia inusuale per come è organizzato il mercato del cinema italiano.