La lettera dei politici leghisti contro Matteo Salvini

Alcuni ex parlamentari e amministratori locali hanno criticato il segretario del partito, in particolare per l'alleanza con i partiti di estrema destra alle europee e per la possibile candidatura del generale Roberto Vannacci

(ANSA/FABIO FRUSTACI)
(ANSA/FABIO FRUSTACI)
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Una ventina tra ex e attuali parlamentari, dirigenti e amministratori locali della Lega hanno scritto una lettera aperta al segretario del partito, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, in cui hanno espresso una serie di critiche e preoccupazioni sulla linea da tenere in vista delle elezioni europee. La lettera, che si può leggere integralmente sul sito della Stampa, è datata marzo 2024 ed è stata firmata da 21 esponenti della Lega, tra cui l’ex segretario del partito in Lombardia, Paolo Grimoldi, e gli ex parlamentari Cristian Invernizzi, Jari Colla, Germano Racchella.

Sono tutti politici lombardi, quindi almeno in teoria meno critici verso Salvini, ma nella lettera criticano apertamente l’operato del segretario, in particolare per quanto riguarda le alleanze che il partito farà alle prossime elezioni europee di giugno. «Ti chiediamo inoltre dove sia finita, caro segretario, la tradizionale e giusta distanza che abbiamo sempre mantenuto da tutti gli opposti estremismi», si legge nella lettera. «La scelta per alcuni aspetti anche condivisibile, di non aderire ad una delle grandi famiglie politiche europee non può comunque portare la Lega a condividere un cammino con partiti e movimenti che NULLA HANNO A CHE FARE con la nostra storia culturale e politica. Ci e ti chiediamo: perché abbiamo smesso di dialogare con forze autonomiste e federaliste, per accordarci con chi non ha la nostra naturale repulsione nei confronti di fasci e svastiche?».

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Il riferimento dei firmatari è al gruppo europeo di cui la Lega fa parte dal 2019, Identità e Democrazia (ID), che riunisce partiti accomunati da un approccio fortemente antieuropeista e sovranista, spesso xenofobo. Ne fanno parte, tra gli altri, il Rassemblement National francese di Marine Le Pen, il tedesco Alternative für Deutschland (AfD), e l’olandese Partito per la Libertà (PVV).

La lettera riflette le insofferenze che da tempo ci sono all’interno del partito in Lombardia, regione dove storicamente la Lega ha la sua base elettorale più solida, causate tra le altre cose dal graduale spostamento a destra della linea politica di Salvini e dell’abbandono di alcuni dei temi più cari alla Lega delle origini, quella dell’ex segretario Umberto Bossi: in particolare nella lettera si fa riferimento al federalismo, ovvero il decentramento dei poteri dal governo agli enti locali, che per anni è stato uno dei punti principali dei programmi politici della Lega, e che da tempo è stato sostituito da temi di carattere più nazionale, come il contrasto all’immigrazione.

Nella lettera c’è anche un riferimento implicito alle possibili candidature che la Lega potrebbe presentare alle prossime elezioni europee, giudicate dai firmatari troppo lontane dall’identità del partito: «Siamo convinti che, se le indiscrezioni sulla candidatura nelle nostre liste di personaggi con forte marcatura nazionalista, totalmente estranei al nostro movimento, fossero veritiere renderebbero ancor più difficile il perseguimento degli obiettivi storici del partito», dice la lettera. Non lo dicono esplicitamente, ma in questo passaggio i firmatari alludono al generale Roberto Vannacci.

Vannacci era diventato noto la scorsa estate dopo la pubblicazione del suo libro Il mondo al contrario, che provocò lunghe polemiche. Il libro era autopubblicato e conteneva contenuti omofobi, razzisti, sessisti e in generale ritenuti offensivi. Da settimane si parla di una possibile candidatura alle europee di Vannacci, proprio con la Lega, anche se non c’è ancora una conferma ufficiale.

Ne ha parlato anche lo stesso Salvini martedì sera, intervistato da Francesca Fagnani durante la trasmissione televisiva Belve, in cui ha detto che «lo stimo come persona, ne condivido una buona parte di idee, non tutte. Se vorrà portare in Europa le sue battaglie di libertà con la Lega ne sarò felice. Però ci stiamo ragionando». Fagnani ha chiesto a quel punto a Salvini se lui direbbe mai che «gli omosessuali non sono normali» (una delle cose scritte da Vannacci nel suo libro); Salvini ha risposto: «No, infatti ho detto che condivido le sue battaglie sulla libertà di pensiero ma per me uno può essere omosessuale, eterosessuale, transessuale, bisessuale, polisessuale. L’ultima delle mie intenzioni è entrare nella vita privata di qualcuno».

Diversi cronisti e commentatori hanno giudicato l’intervista di Salvini come un parziale ripensamento della linea, e come un tentativo di tenere buoni i critici interni al partito. Tra le altre cose, infatti, ha detto che da troppo tempo non sente Umberto Bossi, l’ex segretario: «Di questo mi dispiaccio, è una delle mie colpe».