Il generale dell’Esercito che ha autopubblicato un libro razzista e omofobo

Si chiama Roberto Vannacci e ha scritto tra le altre cose che i gay non sono «normali»: sarà sottoposto a un esame disciplinare

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Il generale dell’Esercito Roberto Vannacci sarà sottoposto a un esame disciplinare dopo le polemiche suscitate da un libro che ha autopubblicato, Il mondo al contrarioche contiene molti passaggi omofobi, razzisti, sessisti e offensivi in generale. Il contenuto del libro è stato notato inizialmente da un articolo di Repubblica, che tra le altre ha riportato frasi come: «Paola Egonu italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità» e «Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione!».

Vannacci ha 54 anni e attualmente è il comandante dell’Istituto geografico militare, uno degli enti cartografici dello stato. È stato comandante dell’unità militare Task Force 45 nella guerra in Afghanistan, del contingente italiano durante la guerra in Iraq, della Folgore e del reggimento paracadutisti Col Moschin. Ha ricevuto molte medaglie, tra cui l’Ordine al merito della Repubblica italiana. In un altro passaggio del libro, dice che «se non è nella natura dell’uomo essere cannibale, perché dovrebbe esserlo per il diritto alla genitorialità? Le coppie arcobaleno non sono normali. La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale, invece, è colpa delle trame della lobby gay internazionale», che avrebbe vietato «termini che fino a pochi anni fa erano nei nostri dizionari: pederasta, invertito, frocio, ricchione, buliccio, femminiello, bardassa, caghineri, cupio, buggerone, checca, omofilo, uranista, culattone che sono ormai termini da tribunale».

Nel libro, in vendita su Amazon, Vannacci dice di voler «provocatoriamente rappresentare lo stato d’animo di tutti quelli che percepiscono negli accadimenti di tutti i giorni una dissonante e fastidiosa tendenza generale che si discosta ampiamente da quello che percepiamo come sentire comune, come logica e razionalità». Il testo contiene molte idee diffuse tra i militanti dell’estrema destra su vari argomenti, dalle forme di protesta contro il cambiamento climatico alle occupazioni di alloggi disabitati da parte di persone senza dimora, dai desideri di genitorialità delle persone omosessuali al cosiddetto “politicamente corretto”.

In risposta alla diffusione di queste e altre parole del libro di Vannacci l’Esercito ha diffuso una nota in cui «prende le distanze dalle considerazioni del tutto personali (come precisato nel testo) espresse dall’Ufficiale»: «Si precisa che l’Esercito non era a conoscenza dei contenuti espressi in esso e che gli stessi non erano mai stati sottoposti ad alcuna autorizzazione e valutazione da parte dei vertici militari. In tal senso l’Esercito si riserva l’adozione di ogni eventuale provvedimento utile a tutelare la propria immagine». Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato la faccenda definendo le opinioni di Vannacci «farneticazioni personali» che «screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione». Crosetto ha anche detto che Vannacci sarà sottoposto a un esame disciplinare.

Nel libro, Vannacci sostiene che «le minoranze», come le persone della comunità LGBT+ e gli italiani di origine straniera, starebbero imponendo alla maggioranza delle nuove regole non condivise. Vannacci definisce i dibattiti contemporanei sui diritti civili «lavaggio del cervello di chi vorrebbe favorire l’eliminazione di ogni differenza compresa quella tra etnie, per non chiamarle razze» e ritiene che le proprie opinioni siano «saggezza» e «verità oggettive».

Tra i vari temi di cui parla il libro c’è anche la «legittima difesa», espressione che secondo Vannacci comprende lo sparare o il «trafiggere con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani» una persona che entri in una casa con l’intento di rubare e il «piantare la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, ammazzandolo».

Matteo Pucciarelli di Repubblica tra le altre cose ha notato che lo stesso Vannacci deve aver pensato che le sue parole potessero ispirare atti aggressivi o violenti perché nelle prime pagine scrive di dissociarsi «da qualsiasi tipo di atti illeciti possano da esse [interpretazioni del testo, ndr] derivare». Nel libro il generale riconosce di esprimere odio e a questo proposito dice: «Per quanto esecrabile, l’odio è un sentimento, un’emozione che non può essere represso in un’aula di tribunale. Se questa è l’era dei diritti allora, come lo fece Oriana Fallaci, rivendico a gran voce anche il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute».