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  • Lunedì 1 aprile 2024

L’esercito israeliano si è ritirato dall’ospedale al Shifa di Gaza, dopo due settimane

Ha detto di aver ucciso e arrestato centinaia di miliziani di Hamas, ma vari edifici sono stati distrutti lasciando i reparti inagibili

Parte dell'ospedale al Shifa, 1 aprile 2024 (Khaled Daoud/APA Images via ZUMA Press Wire)
Parte dell'ospedale al Shifa, 1 aprile 2024 (Khaled Daoud/APA Images via ZUMA Press Wire)
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Lunedì l’esercito israeliano ha confermato di essersi ritirato dall’ospedale al Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, dicendo di aver concluso l’operazione militare iniziata circa due settimane fa e di aver ucciso o arrestato centinaia di miliziani di Hamas. L’ospedale si trova nei pressi della città di Gaza, nel nord della Striscia, ed è composto da vari edifici: alcune foto e video che stanno circolando online mostrano che molti sono stati distrutti e risultano inagibili.

Fin dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, lo scorso ottobre, Israele accusa Hamas e altri gruppi radicali palestinesi di usare gli ospedali come basi operative militari. Gli attacchi compiuti negli ospedali sono però molto criticati dalla comunità internazionale: mettono in pericolo i pazienti e il personale sanitario, che da mesi è già in enorme difficoltà a causa della mancanza di acqua, medicine e strumenti medici.

Secondo il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nell’operazione sarebbero morti 21 pazienti. Altri civili sono stati uccisi dai combattimenti, ma al momento non è chiaro quanti perché è probabile che alcuni corpi siano nascosti sotto alle macerie.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che i soldati israeliani hanno ucciso 200 uomini armati nell’ospedale, mentre il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari ha detto che 900 persone sospettate di essere terroriste sono state arrestate: le accuse sarebbero state confermate per 500 di queste. Al momento è impossibile verificare in modo indipendente l’identità di queste persone e la fondatezza delle accuse contro di loro. Israele ha detto di aver ucciso diversi membri di alto rango di Hamas e del Jihad Islamico e di aver trovato numerose armi e documenti di intelligence delle due organizzazioni negli edifici dell’ospedale.

Finché l’attacco dell’esercito israeliano contro l’ospedale era in corso Israele ha fornito poche informazioni sul procedere dell’operazione, ma secondo quanto riportato da vari giornali internazionali l’esercito israeliano avrebbe combattuto intensamente per diversi giorni nei corridoi e nei cortili degli edifici dell’ospedale.

Nei primi giorni dell’attacco Amer Jedbeh, un chirurgo che lavora ad al Shifa, aveva detto a BBC che l’esercito aveva tagliato l’energia elettrica e le forniture di acqua e stava impedendo ai medici di lavorare normalmente: «Siamo intrappolati nei nostri reparti. Un missile ha colpito il nostro edificio al primo piano, ferendo molte persone. Un uomo è morto e non abbiamo potuto aiutarlo. Stiamo lavorando soltanto con gli strumenti di primo soccorso, non possiamo operare perché non ci sono elettricità o acqua», aveva raccontato il 18 marzo.

L’esercito israeliano ha detto invece che i pazienti e il personale medico non sono stati attaccati, e che è stato creato un percorso sicuro per permettere loro di andare via. Le condizioni di molti pazienti però rendevano impossibile spostarli in sicurezza.

Mohammed Mahdi, un uomo palestinese che è tornato all’ospedale dopo la fine delle operazioni, ha detto ad Associated Press che molti edifici che componevano l’ospedale sono bruciati o crollati. Taysir al-Tanna, un chirurgo che lavorava all’ospedale, ha detto al New York Times che l’area del pronto soccorso e i reparti di ostetricia e chirurgia sono stati gravemente danneggiati.

– Leggi anche: Dell’attacco di Israele all’ospedale al Shifa di Gaza si sa pochissimo

Domenica sera, prima che l’esercito israeliano annunciasse la fine dell’assedio, Ghebreyesus aveva scritto su X che nell’ospedale rimanevano più di un centinaio di pazienti, fra cui quattro bambini e 28 persone in condizioni critiche. Nella struttura però non erano più disponibili pannolini e acqua.

L’ospedale era già stato attaccato dall’esercito israeliano una prima volta a novembre: a quel tempo le prove fornite dall’esercito israeliano per dimostrare l’effettiva presenza di Hamas nell’ospedale erano state considerate abbastanza insoddisfacenti. L’esercito aveva mostrato i video di tunnel e armi trovati sotto l’ospedale, ma non era riuscito a dimostrare chiaramente l’esistenza del grosso centro logistico o militare di cui aveva parlato per giustificare l’attacco.

Da allora la situazione umanitaria nella Striscia si è aggravata ulteriormente, e i pochi medici rimasti devono affrontare un numero crescente di pazienti con sempre meno risorse a disposizione. Dopo l’attacco del 7 ottobre condotto da Hamas contro alcune città israeliane, gli aiuti umanitari che entrano nella Striscia non bastano a curare e a sfamare i suoi abitanti, anche per via dei rallentamenti nel loro ingresso causati dai lunghi controlli israeliani al confine della Striscia.

Dopo il primo attacco all’ospedale molti civili palestinesi avevano lasciato il nord della Striscia, dove si trova la città di Gaza, per rifugiarsi a sud, e in particolare a Rafah, ma migliaia di persone sono comunque rimaste al nord.

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