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  • Giovedì 28 marzo 2024

La registrazione che rischia di mettere nei guai il governo ungherese

L'ha pubblicata l’ex marito dell’ex ministra della Giustizia, e secondo lui è la prova di un giro di corruzione che coinvolgerebbe alcuni funzionari vicini al primo ministro Viktor Orbán

Sostenitori di Péter Magyar ascoltano il suo discorso di martedì in piazza Kossuth Lajos, davanti alla sede del parlamento a Budapest
Sostenitori di Péter Magyar ascoltano il suo discorso di martedì in piazza Kossuth Lajos, davanti alla sede del parlamento a Budapest (AP Photo/ Denes Erdos)
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Il governo del primo ministro ungherese Viktor Orbán, di estrema destra, si sta trovando a gestire un possibile scandalo legato a un presunto caso di corruzione in cui sarebbero coinvolti alcuni funzionari governativi a lui vicini. Il caso deriva da una registrazione pubblicata da Péter Magyar, ex marito dell’ex ministra della Giustizia Judit Varga ed ex membro di Fidesz, il partito di Orbán: da qualche tempo Magyar ha cominciato a criticare molto duramente Orbán e le politiche del suo governo, riuscendo anche a ottenere un discreto seguito.

Magyar ha presentato la registrazione alla procura nazionale di Budapest martedì, per poi pubblicarla anche sui suoi profili Facebook e YouTube. Il file audio dura circa due minuti e, secondo quanto sostiene lui, sarebbe stato registrato nel 2023 durante una conversazione con Varga nell’appartamento in cui vivevano, senza che lei ne fosse a conoscenza.

Nella registrazione, Varga sembra suggerire che alcuni importanti membri del governo di Orbán avessero fatto eliminare certe prove da alcuni documenti giudiziari per nascondere il loro coinvolgimento in un giro di corruzione. In particolare, si sente Varga dire che questi funzionari «avevano suggerito ai procuratori cosa rimuovere», e che uno dei suoi collaboratori era stato avvisato da qualcuno che era sotto indagine per corruzione.

Secondo Magyar, quanto detto da Varga proverebbe che il capo di gabinetto di Orbán, Antal Rogán, avesse fatto cancellare alcune prove dai documenti relativi ad alcune indagini. Proverebbe anche che l’ufficio di Rogán avesse avvertito Pál Völner di un’indagine contro di lui. Völner era il vice ministro della Giustizia quando Varga era ministra: si dimise nel dicembre del 2021 perché accusato di aver ricevuto regolarmente tangenti dai 5 ai 15mila euro per condizionare certi casi e perché avrebbe approfittato della sua immunità parlamentare. Sempre martedì, Magyar ha attaccato nuovamente Orbán e il suo governo davanti a migliaia di sostenitori radunati nella piazza del parlamento.

Péter Magyar parla con i giornalisti fuori dalla procura a Budapest, 26 marzo

Péter Magyar parla con i giornalisti fuori dalla procura a Budapest, 26 marzo (AP Photo/ Denes Erdos)

La diffusione della registrazione sta mettendo sotto pressione il governo del primo ministro ungherese, che stava già attraversando un raro momento di crisi a causa delle recenti dimissioni della presidente dell’Ungheria Katalin Novàk e, contestualmente, del ritiro dalla vita politica di Varga, considerata una delle più strette alleate di quest’ultima.

A febbraio Novàk si era dimessa in seguito alle forti pressioni seguite alla sua decisione di concedere la grazia a un uomo che era stato condannato come complice in un caso di abusi sessuali sui minori. Varga, che nel luglio dell’anno scorso si era dimessa da ministra della Giustizia per potersi candidare alle elezioni europee con Fidesz, si era dimessa dal ruolo di parlamentare perché quando era ministra aveva firmato la grazia concessa da Novák.

Adesso Magyar, che è un avvocato, ha divorziato da Varga nel 2023 e fino a poco tempo fa aveva avuto alcuni incarichi sempre in Fidesz, ha cominciato a presentarsi come un whistleblower, una persona cioè che denuncia attività fraudolente o illecite all’interno di un governo o di un’organizzazione di cui aveva fatto parte.

Il 15 marzo, in occasione della festa nazionale del paese, ha organizzato una grande manifestazione antigovernativa a cui hanno partecipato migliaia di persone; in queste settimane ha fatto riferimento all’idea di fondare un nuovo partito politico e ha convocato una nuova protesta per il 6 aprile per continuare a mettere pressione sul governo di Orbán, che ha definito una «mafia». La diretta del suo discorso di martedì sera trasmessa sul canale YouTube di Partizán, uno degli ultimi media indipendenti rimasti nel paese, è stata vista da più di 415mila persone.

Il capo dello staff dell’amministrazione di Orbán, Gergely Gulyás, ha cercato di minimizzare la questione, sostenendo che la registrazione non abbia «niente a che vedere con le questioni pubbliche», mentre un portavoce del governo,  Zoltán Kovács, ha accusato Magyar di voler tormentare la ex moglie. In un post su Facebook, Varga ha accusato l’ex marito di volerla ricattare, aggiungendo di aver subìto violenze verbali e fisiche da parte sua, accuse che Magyar ha negato.

Finora l’opposizione di Orbán non è stata in grado di condizionare il governo del primo ministro, che guida il paese in modo semi-autoritario dal 2010 e ha progressivamente represso il dissenso politico ed eroso le libertà dei media, civili e di espressione. Secondo la parlamentare dell’opposizione Katalin Cseh tuttavia adesso «molte persone stanno cominciando a vedere che qualcosa nel sistema scricchiola». Intanto la procura ungherese ha fatto sapere che esaminerà sia la registrazione che la deposizione fornite da Magyar.

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