Putin ha commentato l’attacco a Mosca senza mai citare l’ISIS

Lo Stato Islamico ha rivendicato la strage al teatro Crocus City Hall, eppure il presidente russo ha accusato indirettamente l'Ucraina e ha ritirato fuori il nazismo

Foto di Putin al telefono
Putin (Mikhail Metzel, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP)

L’attacco terroristico al teatro Crocus City Hall di Mosca, in Russia, in cui sono state uccise almeno 133 persone e 145 sono state ferite, è uno dei più gravi della storia recente del paese. Anche per questo è stato molto notato dai media internazionali il fatto che il presidente russo Vladimir Putin abbia tardato un po’ a commentarlo pubblicamente. Soltanto sabato pomeriggio – diverse ore dopo l’attacco, che è avvenuto la sera di venerdì – Putin ha tenuto un discorso di cinque minuti trasmesso in tv, in cui non ha esplicitamente addossato la colpa dell’attacco all’Ucraina ma l’ha comunque tirata in mezzo (qui la traduzione in inglese dell’agenzia di stampa Reuters).

Sabato mattina la polizia ha arrestato 11 persone sospettate di aver partecipato o di aver contribuito all’organizzazione dell’attacco, e tra loro ci sarebbero anche i 4 uomini che hanno fatto irruzione e sparato nel teatro. Gli arresti sono avvenuti vicino al confine con la Bielorussia e l’Ucraina, a circa 500 chilometri da Mosca: i sospettati stavano scappando su una Renault bianca.

Putin ha detto che i responsabili dell’attacco sono stati arrestati mentre andavano in Ucraina, dove secondo l’intelligence russa ci sarebbero stati preparativi per farli passare oltre confine. Ma l’Ucraina ha detto subito di non avere niente a che fare con l’attacco, e anche secondo l’intelligence statunitense non ci sono prove di un suo coinvolgimento. L’ISIS ha rivendicato l’attacco già venerdì sera attraverso la sua agenzia di stampa “non ufficiale” al Amaq. Secondo alcuni funzionari statunitensi informati dall’intelligence, l’attacco è stato compiuto dall’ISIS-K, un gruppo terroristico affiliato all’ISIS e attivo principalmente in Afghanistan.

«Si volevano nascondere e si stavano dirigendo in Ucraina», ha detto Putin. «Secondo le prime informazioni, dal lato ucraino era stata creata una “finestra” per loro, per attraversare il confine». Putin non ha fornito prove di questa accusa, e inoltre fuggire da quella parte non è una soluzione così facile, dal momento che il confine tra l’Ucraina e la Russia è estremamente militarizzato, pieno di mine e pericoloso da percorrere.

Nel suo discorso Putin non ha fatto riferimento né all’ISIS-K (dove ““K” sta per Khorasan, cioè il nome della regione storica che include parti dell’attuale Pakistan, Iran, Afghanistan e altri paesi dell’Asia Centrale) né all’ISIS, che pure ha rivendicato l’attacco. Il giornalista del New York Times Paul Sonne ha notato che anche sulle tv statali russe non si parla mai dello Stato Islamico, ma viene mandato in onda spesso l’interrogatorio di un sospettato che dice di aver attaccato il teatro per soldi.

Nel suo discorso Putin ha aggiunto che i terroristi sono andati al Crocus City Hall con il preciso scopo di uccidere a sangue freddo, e li ha paragonati ai nazisti, un tema su cui torna spessissimo: «Proprio come i nazisti in passato compivano massacri nei territori occupati, hanno pianificato un atto dimostrativo, una sanguinosa intimidazione». Lo spauracchio del nazismo è ampiamente usato nella propaganda del governo russo, specialmente per giustificare l’invasione iniziata a febbraio del 2022 in Ucraina, che secondo Putin sarebbe governata da un regime nazista e per questo deve essere “denazificata”.

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