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  • Lunedì 18 marzo 2024

Gli Stati Uniti hanno confermato la morte di uno degli uomini più importanti di Hamas

Marwan Issa, il vice capo dell'ala armata del gruppo palestinese, è stato ucciso durante un bombardamento israeliano a Gaza la settimana scorsa

Membri delle brigate al Qassam con il volto coperto marciano nel campo profughi di Nuseirat il 28 maggio del 2021
Membri delle brigate al Qassam con il volto coperto marciano nel campo profughi di Nuseirat il 28 maggio del 2021 (AP Photo/ Adel Hana)
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Lunedì il consigliere per la Sicurezza degli Stati Uniti Jake Sullivan ha confermato l’uccisione di Marwan Issa, uno degli uomini più importanti di Hamas, nonché uno dei presunti organizzatori dei violenti attacchi compiuti dal gruppo radicale palestinese in territorio israeliano lo scorso 7 ottobre. Della presunta morte di Issa si era parlato già la settimana scorsa in seguito a uno dei numerosi bombardamenti israeliani nella Striscia di Gaza che secondo il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, aveva proprio lui come obiettivo: finora Israele non era riuscito a confermare la sua uccisione e Hamas non aveva commentato.

Nonostante il suo ruolo apicale sia nel gruppo politico di Hamas sia nelle brigate al Qassam, la sua ala armata, di Issa si sapeva molto poco: si faceva vedere in pubblico molto raramente e non concedeva quasi mai interviste. È il più importante membro di Hamas ucciso dall’inizio della guerra in corso con Israele.

La notizia della morte di Issa era stata anticipata domenica dal canale tv pubblico israeliano Kan, che aveva citato in forma anonima alcune fonti palestinesi. Secondo le fonti sentite da Kan, il suo corpo era stato trovato sotto alle macerie di un edificio distrutto da un bombardamento israeliano a Nuseirat, nella parte centrale della Striscia. In particolare, Issa sarebbe stato ucciso mentre era nascosto in uno dei tunnel scavati dal gruppo radicale palestinese in tutto il territorio per importare armi e beni di prima necessità. Hagari aveva detto che alcuni aerei militari israeliani avevano come obiettivo Issa e un altro funzionario di Hamas, che in base alle informazioni in possesso di Israele erano nascosti sotto a un edificio nella parte centrale della Striscia.

Dopo l’attacco il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto che Israele «era sulla strada per completare la vittoria […] abbiamo già ucciso il numero quattro di Hamas; il tre, il due e l’uno stanno per arrivare». Le fonti palestinesi sentite da Kan hanno detto che nello stesso bombardamento in cui è stato ucciso Issa è morto anche il comandante di una brigata di Hamas.

Issa aveva poco meno di 60 anni e dal 2012 era il vice di Mohammed Deif, il capo delle brigate al Qassam, a sua volta considerato tra i principali organizzatori degli enormi attacchi contro Israele che il 7 ottobre avevano causato migliaia tra morti e feriti. Era attivo anche nell’ufficio politico di Hamas, che è guidato da Yahya Sinwar, il capo politico del gruppo nella Striscia. Israele aveva tentato di uccidere sia Deif che Sinwar in diverse occasioni. Issa invece era considerato “il numero due” o “il numero tre” di Hamas.

Tamir Heyman, ex capo dell’intelligence militare israeliana, ha detto al New York Times che Issa era al tempo stesso «il ministro della Difesa» di Hamas, il suo vice leader militare e la sua «mente strategica». Secondo Gerhard Conrad, un ex funzionario dell’intelligence tedesca che lo aveva conosciuto anni fa, era l’uomo che sapeva tutto dei prigionieri e che aveva tutti i nomi su cui poter avviare negoziazioni. Si ritiene che inoltre fosse stato coinvolto nelle operazioni per infiltrare dei membri di Hamas nelle colonie israeliane in territorio palestinese durante la seconda intifada, il periodo delle violente rivolte dei palestinesi nei primi anni Duemila.

Salah al-Din al-Awawdeh, un analista palestinese vicino ad Hamas, ha detto al New York Times di non credere che l’assassinio di Issa o di qualunque altro membro delle brigate al Qassam possa avere un effetto sulle attività del gruppo: «C’è sempre un sostituto», ha commentato. Sembra essere un’opinione condivisa anche da Israele: un ex funzionario dell’intelligence israeliana, Michael Milshtein, ha detto sempre al New York Times che la morte di Issa è un colpo per le brigate, ma «non è la fine del mondo» per Hamas.

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