Putin ha pronunciato per la prima volta in pubblico il nome di Alexei Navalny

In precedenza si riferiva a lui esclusivamente attraverso perifrasi: ha detto che la morte del suo principale oppositore è stata un «evento triste»

Un ritratto di Alexei Navalny lasciato da sostenitori davanti all'ambasciata russa in Spagna
Un ritratto di Alexei Navalny lasciato da sostenitori davanti all'ambasciata russa in Spagna (AP Photo/Paul White)

Il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di Alexei Navalny, il suo più importante oppositore, per la prima volta dopo la sua morte, avvenuta il 16 febbraio in un carcere di massima sicurezza in Russia. Putin lo ha fatto rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa che ha tenuto dopo aver vinto senza opposizione le elezioni presidenziali. Tra le altre cose, ha detto che la morte di Navalny è stata un incidente e che erano in corso trattative per uno scambio di prigionieri con l’Occidente:

«Per quanto riguarda Navalny, sì, è morto, e questo è sempre un evento triste. Ma abbiamo altri casi di persone morte in carcere: non succede anche negli Stati Uniti? Succede, e con una certa frequenza»

Una cosa notevole è che, con questa risposta, Putin non soltanto ha parlato per la prima volta in pubblico della morte di Navalny, ma ha pronunciato il suo nome per la prima volta. Benché Navalny abbia avuto una carriera politica lunga più di 15 anni, Putin non aveva mai pronunciato il suo nome in pubblico. In precedenza si era riferito a lui esclusivamente con delle perifrasi: «quell’uomo», «la persona da lei citata», o «il paziente dell’ospedale tedesco», quando nel 2020 Navalny fu ricoverato in Germania per un tentativo di avvelenamento compiuto dai servizi segreti russi.

Navalny è morto nella prigione di massima sicurezza IK-3, che si trova al di sopra del Circolo polare artico, a oltre 1.900 chilometri dalla capitale Mosca, in un luogo dove a febbraio le temperature scendono di frequente a -20 °C. La prigione IK-3 è un ex gulag del periodo sovietico noto per le condizioni brutali a cui sono sottoposti i detenuti. Navalny si trovava in uno stato di sistematica negligenza delle sue condizioni di salute, che erano piuttosto precarie a causa dei maltrattamenti e dei tentativi di avvelenamento.

– Ascolta Globo con Anna Zafesova: La morte e la vita di Alexei Navalny

Putin ha inoltre detto che prima della morte di Navalny erano in corso negoziati per uno scambio di prigionieri tra lui e detenuti russi in Occidente. È un’ipotesi di cui hanno parlato anche i collaboratori di Navalny, ma di cui al momento non si sa molto:

«Qualche giorno prima che Navalny morisse, alcuni dei miei colleghi, persone che non sono nel governo, hanno detto che c’era l’idea di scambiare Navalny per delle persone nelle prigioni dei paesi occidentali. Non mi crederete, ma non ho nemmeno lasciato finire l’uomo che me ne ha parlato e ho risposto: “Sono d’accordo”. Purtroppo però è successo quello che è successo, e non ci si può far niente».

Alla fine di febbraio Maria Pevchikh, la presidente della Fondazione anticorruzione di Alexei Navalny, aveva detto che prima della morte di Navalny era in corso un negoziato per uno scambio di prigionieri che avrebbe dovuto portare alla sua liberazione: avrebbe dovuto essere liberato assieme a «due cittadini statunitensi» in cambio di Vadim Krasikov, ex agente dei servizi di sicurezza russi (FSB, l’agenzia erede del più noto KGB) che si trova in carcere in Germania.

Quella di Putin è la prima conferma di questa ipotesi, che però ha ancora molti elementi non chiari. Pevchikh aveva detto per esempio che i negoziati erano nelle fasi finali, mentre Putin ha fatto capire che si trattava più che altro di un’idea ancora preliminare.