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  • Mercoledì 13 marzo 2024

C’è agitazione tra gli agricoltori di bergamotto

La regione Calabria, dove si concentra il 90 per cento della produzione mondiale, ha fermato all'improvviso il riconoscimento dell'IGP a cui oltre 300 agricoltori avevano lavorato per due anni e mezzo

Un bergamotto
(Flickr)
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Martedì pomeriggio una cinquantina di agricoltori si è presentata fuori dal palazzo del consiglio regionale della Calabria con diverse ceste di bergamotto, un agrume che viene coltivato quasi solo in provincia di Reggio Calabria da Villa San Giovanni a Monasterace. Dalla fine di febbraio tra i produttori di bergamotto c’è agitazione per via di una questione all’apparenza formale, ma che rischia di avere ripercussioni sulle coltivazioni, sulle esportazioni e in definitiva su una parte non trascurabile dell’economia calabrese.

La regione ha deciso di fermare il riconoscimento della certificazione IGP per le coltivazioni di bergamotto, a cui un gruppo di oltre 300 agricoltori aveva lavorato negli ultimi due anni e mezzo. È stata una decisione improvvisa, considerata irrituale perfino dal ministero e che ha suscitato proteste destinate a continuare.

Il bergamotto è un agrume grande più o meno come un limone, rotondo, di colore tra il verde e il giallo, dal sapore amaro e dal profumo molto intenso. È conosciuto scientificamente come Citrus bergamia. Gli alberi di bergamotto vengono piantati tra novembre e marzo, devono essere potati regolarmente e durante i mesi estivi hanno bisogno di irrigazione costante. I frutti si raccolgono tra ottobre e marzo. Esistono tre varietà principali: il femminello è il più produttivo, ma con frutti più piccoli, il castagnaro ha frutti più grossi e rugosi, il fantastico è simile al femminello ma i suoi frutti hanno la forma di una pera.

Dopo la raccolta i frutti vanno selezionati: quelli di qualità migliore vengono utilizzati per l’estrazione dell’olio essenziale venduto ai produttori di profumi, ottenuto dalla spremitura a freddo della buccia. Gli altri frutti vengono venduti nei mercati ortofrutticoli e anche nei supermercati della grande distribuzione. Viene anche usato per aromatizzare il tè, il noto Earl Grey, e in cucina abbinato a piatti come risotti o usato come condimento per il pesce. Come per gli altri agrumi, si possono ricavare spremute o tagliare i frutti a spicchi per farne delle insalate o delle marmellate. Il frutto intero può essere anche candito, così come la buccia.

La prima piantagione intensiva di alberi di bergamotto venne fatta nel 1750 sulla costa di Reggio Calabria. Da allora le piantagioni si sono estese, ma non hanno lasciato la regione: in Calabria gli alberi di bergamotto occupano circa 1.500 ettari. Qui è concentrato circa il 90 per cento della produzione mondiale.

Nel 2001 fu istituita la DOP, acronimo di Denominazione di Origine Protetta, esclusivamente per la produzione di olio essenziale. La DOP introdusse regole soprattutto per la trasformazione dei frutti, cioè per tutelare i metodi di estrazione dell’olio essenziale. Del consorzio della DOP fanno parte 21 soci.

Nel 2021 un gruppo di 307 agricoltori iniziò a lavorare al riconoscimento di un marchio alternativo, la certificazione IGP, acronimo di indicazione geografica tipica. Come la DOP, è un marchio che viene attribuito dall’Unione Europea a prodotti agricoli e alimentari considerati di alta qualità e fortemente legati al territorio di origine: per ottenerlo è necessario che almeno una parte della produzione, lavorazione o preparazione del prodotto avvenga nella città o nella zona indicata come origine.

L’obiettivo degli agricoltori – che rappresentano oltre la metà delle aziende produttrici di bergamotto della provincia di Reggio Calabria – era ottenere un marchio anche per la coltivazione di frutti e non solo per la produzione di olio essenziale. In questo modo sarebbe stata tutelata la filiera con regole più chiare e condivise sul metodo e sulle zone di coltivazione. La scelta dell’IGP seguiva le indicazioni dell’Unione Europea: il marchio DOP viene dato principalmente ai prodotti trasformati e il marchio IGP a quelli messi in commercio non trasformati.

La procedura per chiedere il riconoscimento del marchio IGP è lunga e complessa, per il bergamotto è durata 2 anni, 6 mesi e 7 giorni. Gli agricoltori riuniti in un comitato promotore dell’IGP hanno studiato le regole del disciplinare discusse a lungo con i tecnici del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Rosario Previtera, agronomo che rappresenta il comitato promotore, dice che in tutti i passaggi c’era stato il parere favorevole della regione Calabria che fin dall’inizio aveva sostenuto l’iniziativa. «Il 12 dicembre 2023 è arrivata l’approvazione del ministero, un risultato molto importante. Pensavamo che tutto il resto sarebbe stato in discesa, invece dalla fine di febbraio sono iniziati i problemi», dice Previtera.

Mancavano solo alcuni passaggi per ottenere il riconoscimento, di cui uno importante: l’audizione di pubblico accertamento, una riunione in cui vengono lette pubblicamente tutte le regole per ottenere il marchio IGP e dove chiunque può metterle in discussione. Solitamente l’audizione è una procedura formale che anticipa la pubblicazione della novità sulla Gazzetta Ufficiale e il riconoscimento del marchio all’Unione Europea. Il 28 febbraio, tuttavia, la regione ha comunicato al comitato promotore di non sostenere più la richiesta di marchio IGP, ma di preferire l’estensione del marchio DOP anche alla produzione di frutti.

La regione ha cambiato idea in seguito all’iniziativa del consorzio del marchio DOP, che nell’agosto del 2023 aveva iniziato una nuova procedura per estendere il marchio anche ai frutti. Ezio Pizzi, presidente del consorzio del bergamotto di Reggio Calabria DOP, sostiene che la DOP avrebbe un valore commerciale e una capacità di tutela molto più alta rispetto all’IGP. «Accettare oggi un riconoscimento per il frutto come IGP sarebbe dequalificante per un prodotto che merita quel grado di valore che solo i prodotti più pregiati, le cosiddette eccellenze italiane, meritano», dice Pizzi. Secondo gli agricoltori che vorrebbero l’IGP, invece, l’iniziativa della DOP è solo un tentativo di non perdere potere nell’assegnazione dei bandi nazionali e comunitari.

Martedì gli agricoltori promotori del marchio IGP hanno protestato contro la regione perché il ripensamento ha portato a uno stallo che ha sorpreso anche i tecnici del ministero: è la prima volta che una regione ferma il riconoscimento di un marchio di indicazione geografica tipica al termine della procedura, addirittura dopo l’approvazione nazionale del ministero. Senza l’accordo con la regione però non può essere organizzata l’audizione di pubblico accertamento. Gli agricoltori hanno chiesto più volte di incontrare il presidente della Calabria Roberto Occhiuto per chiedere spiegazioni.

Martedì è intervenuto l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, che dopo aver assicurato per mesi il sostegno al riconoscimento del marchio IGP ha cercato di spiegare il ripensamento della regione. Gallo ha detto che si potrebbe arrivare a un contenzioso legale tra la DOP e l’IGP e la soluzione è una sola: basta una modifica al disciplinare della DOP per includere i frutti e non solo l’essenza. «Bisogna avere fiducia nelle scelte della regione e smetterla di litigare, per il bene di questa terra», ha detto l’assessore. Ma dopo il lavoro fatto negli ultimi due anni e mezzo i promotori del marchio IGP non sembrano disposti a cedere e la mobilitazione continuerà anche nei prossimi giorni.

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