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  • Mercoledì 13 marzo 2024

Cosa si sa dell’indagine sulla proprietà del Milan

L'ipotesi dell'accusa è che la vendita della società dal fondo Elliott a RedBird nel 2022 fosse fittizia, e che in questi anni Elliott ne abbia di fatto mantenuto il controllo

Giorgio Furlani (Kevork Djansezian/Getty Images)
Giorgio Furlani (Kevork Djansezian/Getty Images)
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La procura di Milano sta indagando su una serie di questioni legate all’ultimo passaggio di proprietà della squadra di calcio del Milan, quando nel 2022 venne venduta dal fondo d’investimento Elliott Management al fondo statunitense RedBird. Per il momento si sa che ci sono quattro persone indagate, tra cui soprattutto l’amministratore delegato della società del Milan, Giorgio Furlani, e la persona che l’aveva preceduto in quell’incarico dal 2018 al 2022, Ivan Gazidis. Sono indagati anche altri due manager di Elliott, Jean-Marc McLean e Daniela Italia. La società del Milan, invece, per ora non risulta indagata. La notizia dell’indagine è diventata pubblica quando martedì la Guardia di Finanza ha perquisito la sede del Milan e in particolare l’ufficio di Furlani.

Secondo la procura Elliott e il suo presidente, l’imprenditore statunitense Paul Singer, avrebbero simulato la vendita del Milan a RedBird, ma di fatto avrebbero mantenuto il controllo della società. In base a questo, il reato ipotizzato per Furlani e Gazidis è che abbiano dichiarato il falso alla Commissione di vigilanza delle società professionistiche (COVISOC), l’organismo di vigilanza della Federazione calcistica italiana (FIGC) che si occupa di analizzare la situazione finanziaria delle società di calcio: questo perché in quelle dichiarazioni hanno detto che il Milan era di proprietà di RedBird, e non di Elliott come invece sostiene la procura.

Il reato in questione è “ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”, regolato dall’articolo 2638 del codice civile: in base a questo articolo gli amministratori non possono dare informazioni false – o nascondere alcune informazioni – sulla situazione delle società che gestiscono nelle dichiarazioni che devono fare per legge alle autorità pubbliche di vigilanza, come in questo caso il COVISOC della federazione calcistica. È un reato che riguarda appunto gli amministratori, che sono responsabili delle dichiarazioni rese alle autorità: per questo sono indagati Gazidis e Furlani ma non il Milan.

L’ultimo passaggio di proprietà del Milan fu finalizzato il 31 agosto del 2022: RedBird acquistò la squadra da Elliott per poco meno di 1,2 miliardi di euro, di cui 600 milioni di euro pagati con soldi propri e altri 560 prestati a RedBird dalla stessa Elliott. Il prestito era stato fatto con uno strumento finanziario chiamato vendor loan, un tipo di finanziamento che viene dato dal venditore (Elliott in questo caso) all’acquirente (RedBird). Conviene a entrambe le parti: all’acquirente, perché solitamente viene concesso con interessi agevolati rispetto a quelli che avrebbe trovato sul mercato; al venditore, perché gli permette attraverso gli interessi di fare ulteriori margini su quella vendita. Il prestito di Elliott a RedBird aveva un interesse del 7 per cento annuo.

Come conseguenza del prestito, Elliott aveva concordato di mantenere due suoi membri all’interno del consiglio di amministrazione del Milan: una pratica diffusa quando ci sono prestiti di questo genere per fare in modo che il creditore possa verificare come vengono gestiti dal debitore i soldi prestati. Alla fine Elliott aveva mantenuto un solo membro nel consiglio di amministrazione del Milan: cioè Gordon Singer, il figlio del presidente di Elliott. Giorgio Furlani e Stefano Cocirio, che attualmente sono amministratore delegato e direttore finanziario del Milan, si erano nel frattempo dimessi da precedenti incarichi che avevano dentro Elliott.

Secondo le informazioni raccolte da giornali e agenzie di stampa dai mandati di perquisizione a Furlani e Gazidis, la procura è arrivata all’ipotesi secondo cui la vendita del Milan sarebbe stata fittizia basandosi principalmente su tre elementi. Il primo sono alcune presunte incongruenze tra le informazioni sulla proprietà del Milan date al COVISOC e quelle date alla Securities and Exchange Commission (SEC), l’organo di vigilanza sulle questioni finanziarie e di borsa degli Stati Uniti. La SEC statunitense è coinvolta e doveva essere informata perché entrambi i fondi, Elliott e RedBird, hanno sede negli Stati Uniti. L’incongruenza più grande riguarderebbe il fatto che nelle dichiarazioni al COVISOC RedBird avrebbe detto che i 600 milioni usati per acquistare il Milan verrebbero da un suo fondo, mentre dalle dichiarazioni alla SEC emergerebbe che quei soldi vengono da una società «non riferibile a RedBird».

Il secondo elemento riguarda il fatto che il Milan non è controllato direttamente da RedBird o dal suo proprietario, Gerry Cardinale, ma dalla società Rb Fc Holding Genepar (comunque riconducibile a RedBird e a Cardinale): questa società ha sede nello stato americano del Delaware allo stesso indirizzo di due società attraverso cui Elliott controllava il Milan (in Delaware, per ragioni legate alle leggi dello Stato molto favorevoli per le imprese, hanno la sede moltissime aziende soprattutto tecnologiche).

Il terzo e più recente riguarda alcune trattative avviate da RedBird negli ultimi mesi per cedere una parte del Milan a investitori dell’Arabia Saudita: la notizia circola da settimane, ma se ne sa pochissimo. Secondo la procura, in questa trattativa RedBird starebbe proponendo agli investitori sauditi di entrare in società con una quota del 41,7 per cento, e questo ingresso avverrebbe attraverso la cessione dell’80 per cento del debito con Elliott (pari a 487,5 milioni di euro). Il fatto che un nuovo investitore possa entrare in società acquistando una parte del debito di RedBird con Elliott, secondo le accuse, dimostrerebbe che il vendor loan garantisce di fatto a Elliott la proprietà di almeno una parte della società.