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  • Mercoledì 13 marzo 2024

Geert Wilders ha rinunciato a diventare primo ministro dei Paesi Bassi

Il leader del partito di estrema destra vincitore delle ultime elezioni non è riuscito a ottenere il sostegno di una possibile coalizione di governo

(REUTERS/Piroschka van de Wouw)
(REUTERS/Piroschka van de Wouw)
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Geert Wilders, il politico di estrema destra olandese il cui Partito per la Libertà (PVV) era stato il più votato nelle elezioni parlamentari dei Paesi Bassi di novembre, ha rinunciato a diventare il primo ministro del paese. Lo ha annunciato con un messaggio pubblicato su X: «Posso diventare primo ministro solo se tutti i partiti nella coalizione mi sostengono. Non è stato così».

Il PVV aveva vinto le elezioni a sorpresa, ottenendo quasi il dieci per cento in più di quanto indicavano i sondaggi della vigilia, ma fin da novembre sembrava difficile che Wilders potesse riuscire a formare un governo. La politica dei Paesi Bassi è molto frammentata – alle elezioni si erano presentati 26 partiti – e per formare un nuovo governo è indispensabile che più formazioni politiche trovino un accordo. Però sia durante la campagna elettorale che dopo la diffusione dei risultati del voto gli altri partiti più votati avevano detto di non voler far parte di una coalizione guidata dal PVV.

Nei mesi successivi si erano tenute complesse trattative per creare un governo, che però non hanno finora avuto successo. Ora lo stesso Wilders ha confermato di non essere riuscito a convincere altri partiti a sostenere un governo guidato da lui. Più di recente ci aveva provato con il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) dell’ex primo ministro Mark Rutte, il Movimento dei contadini e dei cittadini (BBB, un partito populista e vicino alla destra nato da una serie di proteste nel 2019) e Nuovo Contratto Sociale (NSC), un partito sostenitore di politiche di sinistra in economia e di destra sull’immigrazione e sull’interruzione volontaria di gravidanza. «Volevo davvero un governo di destra», ha detto Wilders, «Meno asilo politico e immigrazione. Le persone olandesi al primo posto».

Wilders è probabilmente il politico europeo con il programma più radicale nei confronti di Islam e immigrazione, fatta eccezione per i gruppi apertamente neofascisti o neonazisti: da tempo chiede la chiusura di tutte le moschee e il divieto di ingresso nel paese per i musulmani. Fra i temi della sua campagna elettorale c’era anche un forte euroscetticismo: Wilders vorrebbe un referendum per l’uscita dei Paesi Bassi dall’Unione Europea.

Non è ancora chiaro se il PVV, il VVD, il BBB e il NSC abbiano raggiunto un altro tipo di accordo per formare un governo che non preveda Wilders come primo ministro. Per giovedì è in programma un dibattito parlamentare sulla situazione.

Anche se Wilders non diventerà il nuovo capo di governo, il PVV sarà molto probabilmente legato al nuovo esecutivo: non era praticamente possibile ipotizzare una coalizione di governo che lo escludesse. Sempre su X Wilders ha anche scritto: «Non dimenticate. Diventerò comunque primo ministro dei Paesi Bassi. Con il sostegno di un numero ancora maggiore di olandesi. Se non domani sarà dopodomani».

I sondaggi dicono che, dallo scorso novembre, il PVV ha aumentato il proprio consenso passando dal 24 per cento al 33 per cento.