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  • Martedì 12 marzo 2024

Il movimento nepalese che rivuole la monarchia, 16 anni dopo la cacciata del re

Gyanendra fu deposto quando il Nepal diventò una Repubblica, ma con l'instabilità politica ed economica attuale c'è chi vorrebbe cambiare di nuovo la forma di governo del paese

Sostenitori del Partito Democratico Nazionale durante una manifestazione in favore della monarchia a Katmandu, 21 febbraio 2024
Sostenitori del Partito Democratico Nazionale durante una manifestazione in favore della monarchia a Katmandu, 21 febbraio 2024 (AP Photo/ Niranjan Shrestha)
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Il Nepal si trova al confine tra India e Tibet, ha circa 30 milioni di abitanti ed è una repubblica dal 2008, quando l’allora re Gyanendra fu costretto ad abdicare tra le pressioni dei movimenti per la democrazia e le proteste di massa. Da qualche tempo però nel paese a maggioranza induista ci sono manifestazioni per chiedere che Gyanendra torni a essere il re del Nepal e che l’induismo venga ripristinato come religione di stato. Anche se per ora non sembra avere un peso significativo, il movimento nepalese in favore della monarchia si è rafforzato a causa della crescente frustrazione per la situazione politica attuale, dominata dal Partito Comunista marxista-leninista e da quello Centro maoista.

Gyanendra Bir Bikram Shah Dev, noto solo come Gyanendra, fu incoronato re nel 2001 in seguito al massacro della famiglia reale del Nepal, compiuto dal principe ereditario Dipendra, che per ragioni ancora poco chiare uccise tra gli altri il re, la regina e due suoi fratelli. Gyanendra fu un re piuttosto impopolare – alcuni sospettarono che il massacro potesse essere stato organizzato proprio da lui – eppure durante il suo regno la monarchia continuò a godere di grande sostegno: almeno prima che diventasse un monarca assoluto.

All’inizio, in qualità di re, Gyanendra era capo dello stato, ma aveva per certi versi poteri limitati. Poi le cose cambiarono: nelle ultime fasi della sanguinosa guerra civile cominciata nel 1996 sciolse il governo e il parlamento, fece arrestare politici e giornalisti, dichiarò uno stato d’emergenza e impiegò l’esercito per consolidare il proprio potere. Nel 2006, in seguito a enormi proteste, fu costretto a cedere il potere al parlamento, che due anni dopo votò per l’abolizione della monarchia e lo depose.

In questi sedici anni il Nepal ha avuto una situazione politica piuttosto travagliata, in cui si sono succeduti tredici governi: l’attuale primo ministro è Pushpa Kamal Dahal, del Partito Centro maoista, mentre il presidente, Ram Chandra Poudel, ha perlopiù una funzione di garanzia costituzionale. I critici sostengono che la Repubblica non sia riuscita a garantire stabilità politica ed economica al paese, e accusano i principali partiti politici di corruzione e malgoverno. In questo contesto le proteste per promuovere il ritorno alla monarchia sono diventate via via più partecipate.

Ogni gennaio in Nepal ci sono manifestazioni in favore della monarchia nell’anniversario della nascita di Prithvi Narayan, il capostipite della dinastia Shah, che visse tra il 1723 e il 1775. Negli ultimi anni però case e negozi hanno cominciato di nuovo a esporre effigi di Gyanendra e degli altri membri della famiglia reale, e nella capitale Katmandu ci sono state mobilitazioni a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone, in qualche caso represse dalla polizia con manganelli e gas lacrimogeni. L’ultima grossa manifestazione a Katmandu si è tenuta a fine febbraio: i manifestanti hanno intonato un coro che diceva «torna, salva il paese. Lunga vita al nostro amato re. Vogliamo una monarchia».

L'ex re Gyanendra, sulla destra, ascolta una persona durante le celebrazioni per il suo 64esimo compleanno a Katmandu, nel 2011

L’ex re Gyanendra, sulla destra, ascolta una persona durante le celebrazioni per il suo 64esimo compleanno a Katmandu, nel 2011 (AP Photo/ Binod Joshi, File)

Dhruba Hari Adhikary, analista nepalese, ha detto ad Associated Press che molte persone in Nepal ritengono che l’attuale classe politica persegua solo i propri interessi e sia disinteressata alle sorti del paese: per questo appoggiano il ritorno della monarchia. Alcuni vorrebbero mantenere un governo con un primo ministro, ma rivogliono comunque un re che abbia funzioni cerimoniali. In Nepal tradizionalmente il re veniva considerato come una reincarnazione del dio Vishnu: i manifestanti lo rivogliono indietro anche «per proteggere [il paese] dalle pressioni e dalle influenze che paesi come India, Cina o gli Stati Uniti esercitano sul Nepal», ha detto uno dei manifestanti, citato sempre da Associated Press.

Al momento non è chiaro quanto sia effettivamente popolare il movimento in favore della monarchia in Nepal, anche perché è un paese in cui si fanno pochi sondaggi politici. A detta degli analisti sembra comunque troppo piccolo per avere qualche risultato concreto.

Il principale gruppo politico che sostiene il ritorno della monarchia in Nepal è il Partito Democratico Nazionale, che fa parte dell’opposizione e oggi ha 14 seggi nella Camera bassa del parlamento nazionale, circa il 5 per cento. Esistono altri gruppi che promuovono la monarchia, ma l’unico modo per reintrodurla sarebbe modificare la Costituzione, una possibilità che i leader politici nepalesi escludono. Intanto Gyanendra, che dal 2008 si è tenuto lontano dalla vita politica e si è visto in pubblico solo in rare occasioni, non ha fatto commenti in merito.

– Leggi anche: Il massacro della famiglia reale del Nepal, nel 2001