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  • Venerdì 8 marzo 2024

La repressiva proposta di legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong

Limiterebbe in modo ancora più drastico la libertà di espressione: la discussione è appena iniziata in parlamento

Il governatore di Hong Kong John Lee durante una discussione sulla legge a fine gennaio (REUTERS/Lam Yik)
Il governatore di Hong Kong John Lee durante una discussione sulla legge a fine gennaio (REUTERS/Lam Yik)
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Venerdì il Consiglio legislativo di Hong Kong, il parlamento dell’omonima città semiautonoma della Cina, ha iniziato la discussione di una proposta di legge sulla sicurezza nazionale. Il dibattito sulla norma, che ci si aspetta verrà approvata, sta avvenendo a tre anni dall’imposizione di una legge simile da parte del governo centrale cinese, che ha progressivamente ridotto la libertà di espressione e represso il dissenso nei confronti della cittadinanza di Hong Kong.

Come ci si aspettava, la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong va nella stessa direzione: il testo integrale è stato pubblicato venerdì, e prevede tra le altre cose l’ergastolo per i reati di tradimento, insurrezione e di «sabotaggio» della sicurezza nazionale. Dovrebbe venire approvata nelle prossime settimane e serve sostanzialmente al governo della città di dotarsi di maggiori strumenti per reprimere il dissenso nei suoi confronti, e più in generale nei confronti del regime cinese.

La legge in discussione prevede anzitutto un aumento delle pene per alcuni reati. Quello di insurrezione attualmente è punito con un massimo di due anni di reclusione, sulla base di una legge risalente al periodo coloniale (fino al 1997 Hong Kong è stata una colonia britannica): con la nuova legge la pena massima verrebbe innalzata a 10 anni. Il solo possesso di «pubblicazioni con intento sedizioso», cioè di rivolta o insurrezione, verrebbe invece punito con tre anni di reclusione.

In questo come in altri casi la legge lascia un ampio margine di interpretabilità nella definizione delle accuse: vale anche per ciò che considera «segreti di stato» e «spionaggio», analogamente a quanto avviene in Cina, dove la definizione legale di “spionaggio” è estremamente vaga ed elastica, con varie ripercussioni. Con la nuova legge sulla sicurezza nazionale la diffusione di segreti di stato sarebbe punibile con pene fino a 10 anni di carcere.

La nuova legge prevede inoltre un ampliamento dei poteri della polizia, tra cui la possibilità di arrestare persone sospettate di reati contro la sicurezza nazionale e di trattenerle, anche in assenza di incriminazioni formali, per due settimane (oggi il limite massimo è 48 ore), e quello di revocare i passaporti a chi è considerato «latitante».

Venerdì, parlando al Consiglio legislativo, Chris Tang, l’equivalente del ministro dell’Interno del governo di Hong Kong, ha detto che la legge sulla sicurezza nazionale servirà a «proteggere i diritti umani»; John Lee, governatore di Hong Kong, ha detto che dovrà essere approvata «a tutta velocità». 

Hong Kong è un’ex colonia britannica ed è una regione amministrativa speciale cinese dal 1997: fino all’approvazione della legge sulla sicurezza nazionale cinese aveva goduto di un certo margine di autonomia, che però negli ultimi anni si è andato via via riducendo. Una legge sulla sicurezza nazionale era richiesta dalla Costituzione locale ma finora non era mai stata approvata per via della forte opposizione da parte di chi riteneva che avrebbe limitato libertà e diritti civili.

La discussione in parlamento del testo di legge sulla sicurezza nazionale è iniziata al termine di un mese di consultazioni interne al governo, iniziate a fine gennaio e concluse a fine febbraio.