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  • Martedì 30 giugno 2020

La Cina ha approvato la controversa legge che le darà un maggior controllo su Hong Kong

I dettagli non sono ancora noti, ma si sa che vieterà atti di «sedizione, sovversione e secessione» e «interferenze straniere negli affari locali»

Manifestanti filo-cinesi festeggiano l'approvazione della legge sulla sicurezza, Hong Kong, 30 giugno 2020 (Anthony Kwan/Getty Images)
Manifestanti filo-cinesi festeggiano l'approvazione della legge sulla sicurezza, Hong Kong, 30 giugno 2020 (Anthony Kwan/Getty Images)

Il Comitato permanente del Congresso Nazionale del Popolo, il massimo organo legislativo cinese, ha approvato la controversa legge sulla sicurezza nazionale che darà alla Cina un maggiore controllo su Hong Kong, la regione amministrativa speciale dove da circa un anno vanno avanti grandi proteste per chiedere maggiore democrazia. Il provvedimento, secondo quanto scrivono i giornali, ha ottenuto il via libera definitivo dal Comitato con un voto unanime e proprio alla vigilia del 23esimo anniversario del ritorno di Hong Kong alla Cina. I manifestanti, per l’occasione, potrebbero organizzare una marcia di protesta contro Pechino nonostante i divieti imposti per l’epidemia da coronavirus.

La nuova legge prevede l’istituzione di una commissione per la gestione della sicurezza nazionale che risponda direttamente al governo di Pechino. I contenuti dettagliati del testo non sono comunque ancora noti, ma – come hanno scritto nelle scorse settimane diversi giornali – avranno lo scopo di bloccare le attività terroristiche a Hong Kong, di vietare gli atti di «sedizione, sovversione e secessione» e le «interferenze straniere negli affari locali». Serviranno a reprimere, dunque, qualsiasi atto che possa essere considerato come minaccia alla sicurezza nazionale.

I gruppi di attivisti potrebbero essere duramente colpiti, i tribunali potrebbero stabilire lunghe pene detentive per le violazioni e «le temute agenzie di sicurezza cinesi potrebbero operare apertamente in città», ha scritto il New York Times. Diversi esperti ritengono che la nuova legge darà la possibilità all’intelligence cinese di lavorare piuttosto liberamente a Hong Kong, e quindi di prendere di mira i leader delle proteste a favore della democrazia. La legge potrebbe poi valere non solo nei confronti dei singoli individui ma anche delle organizzazioni, cosa che potrebbe mettere a rischio la difesa dei diritti umani nella regione, così come di altri gruppi critici nei confronti della Cina.

«Il fatto che le autorità cinesi abbiano approvato questa legge senza che il popolo di Hong Kong sia in grado di conoscerne il contenuto, dice molto sulle loro intenzioni» ha dichiarato Joshua Rosenzweig, di Amnesty International Cina: «Il loro obiettivo, da questo momento in poi, è governare Hong Kong attraverso la paura». Di fatto, e ancor prima di entrare in vigore, la nuova legge ha già avuto delle conseguenze sui movimenti di opposizione a favore della democrazia. Quattro importanti membri di Demosisto, il movimento politico più attivo degli ultimi mesi, hanno annunciato che avrebbero lasciato il gruppo, e tra loro ci sono anche Agnes Chow e Joshua Wong, diventati famosi già durante le manifestazioni del 2014 e di quello che venne chiamato “movimento degli ombrelli”. In seguito il movimento ha annunciato di aver accettato la decisione dei quattro e «date le circostanze» di aver deciso anche di interrompere tutte le attività collettive.

La legge sulla sicurezza nazionale era stata votata alla fine di maggio dall’Assemblea Nazionale del popolo della Cina che aveva poi passato il testo al Comitato permanente del Partito comunista. La rapidità con cui si è arrivati all’approvazione, commenta il New York Times, dimostra l’urgenza che il presidente Xi Jinping ha dato all’espansione del controllo su Hong Kong. Xi Jinping ha infatti portato avanti il progetto nonostante le difficoltà che il suo governo sta affrontando a causa della pandemia, della recessione economica e delle preoccupazioni che la legge sulla sicurezza ha creato anche a livello internazionale.

Giorni fa, l’amministrazione Trump aveva dichiarato che, in caso di approvazione della nuova legge, gli Stati Uniti avrebbero imposto delle restrizioni ai visti dei funzionari cinesi e ieri è stato deciso il blocco delle esportazioni di attrezzature per la difesa di origine statunitense a Hong Kong. Il governo USA ha inoltre fatto sapere che prenderà provvedimenti per imporre nuove restrizioni anche alle spedizioni di tecnologie.

Il segretario di Stato Mike Pompeo, in una nota, ha scritto che «la decisione del Partito comunista cinese di colpire le libertà di Hong Kong ha costretto l’amministrazione Trump a rivalutare le sue politiche verso il territorio». Da Pechino, il portavoce del ministero degli Esteri, Zhao Lijian, ha a sua volta annunciato restrizioni alla concessione di visti ai cittadini statunitensi ritenuti responsabili di una cattiva condotta sulla questione di Hong Kong, precisando che la legge sulla sicurezza nazionale è una questione puramente interna e che nessun paese straniero ha il diritto di interferire.