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  • Venerdì 8 marzo 2024

I coralli della Grande barriera corallina australiana si stanno di nuovo sbiancando

Succede quando le acque sono troppo calde ed è un pessimo segno per la loro salute: è la quinta volta in otto anni

Un corallo sbiancato (C. Jones/GBRMPA via AP)
Un corallo sbiancato (C. Jones/GBRMPA via AP)
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Le ricognizioni aeree e in mare condotte dall’Istituto australiano per le scienze marine (AIMS) hanno confermato che nella Grande barriera corallina australiana, la barriera di corallo più grande del mondo, è in corso uno sbiancamento di massa dei coralli. Lo sbiancamento si verifica quando – in presenza di acqua più calda del solito – i coralli espellono le zooxantelle, minuscole alghe che vivono con loro in simbiosi. Queste alghe utilizzano la fotosintesi per produrre nutrienti che sono poi in parte usati dai coralli per nutrirsi. In assenza delle zooxantelle, che sono molto colorate, i coralli –che sono animali, tipicamente colone di polipi – perdono la loro classica colorazione arancione o comunque tendente al rosso, e diventano bianchi.

La Grande barriera corallina è un insieme di 3mila fondali corallini nel nordest dell’Australia, lungo più di 2.300 chilometri. Le indagini aeree finora hanno osservato due terzi di essa, mentre quelle marine sono state più limitate, ma stanno proseguendo: comprendere a pieno le conseguenze del fenomeno sarà possibile solo quando sarà stata analizzata l’intera estensione della Barriera. Neal Cantin, ricercatore dell’AIMS, ha detto: «Dobbiamo andare sott’acqua per capire meglio la gravità e la profondità dello sbiancamento». Sembra che la parte della barriera più colpita sia quella più a sud.

Lo sbiancamento non implica direttamente la morte dei coralli: se lo sbalzo di temperatura si risolve in qualche settimana, le alghe riescono a tornare e a popolare nuovamente la superficie dei coralli. A causa dell’aumento della temperatura degli oceani dovuto al riscaldamento globale, però, in alcune aree lo sbalzo non viene compensato e i coralli, privi di alghe e di possibilità di nutrirsi, muoiono.

Secondo l’AIMS gli sbiancamenti di massa, cioè quando grandi gruppi di coralli si sbiancano tutti assieme, sono un fenomeno recente, causato dall’aumento della temperatura degli oceani, a sua volta dovuto ai cambiamenti climatici. Il primo fu registrato nel 1998, e negli ultimi decenni sono aumentati: quello del 2024, i cui primi segni sono stati registrati già a febbraio, è il quinto in otto anni. Quelli precedenti erano stati nel 1998, 2002, 2016, 2017, 2020 e 2022. I più gravi furono quelli del 2017 e 2016. Quello attualmente in corso, così come quello del 2016, è associato a El Niño, un insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e fa aumentare le temperature superficiali delle sue acque, oltre a influenzare in vari modi il clima del resto del mondo.

Le barriere coralline costituiscono un habitat fondamentale per la vita di moltissime specie marine, dato che vi si svolge almeno una parte del ciclo vitale di metà delle specie di animali marini del mondo. Sono ecosistemi che si trovano in molte parti del mondo, ma la Grande barriera corallina australiana è una di quelle più studiate e monitorate, oltre a essere la più estesa al mondo: ha una superficie paragonabile a quella dell’Italia. Lo sbiancamento dei coralli non è problematico solo per gli animali e le piante marine: secondo la ministra dell’Ambiente australiana, Tanya Plibersek, dalla barriera dipende indirettamente il lavoro e il sostentamento di 64mila persone nel nordest dell’Australia.

Secondo l’AIMS le barriere coralline sono comunque sistemi con una certa resilienza, capaci di riprendersi e di aumentare la copertura di coralli anche dopo eventi di sbiancamento di massa. David Wachenfeld ha detto però che «questa resilienza ha i suoi limiti. Mentre alcune aree hanno continuato a guadagnare copertura corallina attraverso gli altri eventi di sbiancamento, altre non sono riuscite a farlo».

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