I discendenti italiani dell’uomo che uccise re Guglielmo II d’Inghilterra faranno un dono al Regno Unito

Nello specifico un trittico che rappresenta proprio il momento dell'uccisione, avvenuta nel Medioevo in circostanze mai del tutto chiarite

Il trittico della famiglia Tirelli (foto Famiglia Tirelli)
Il trittico della famiglia Tirelli (foto Famiglia Tirelli)
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I membri della famiglia Tirelli, discendenti italiani dell’uomo che nel 1100 uccise re Guglielmo II d’Inghilterra, hanno deciso di donare a un museo britannico, l’Orkney museum di Kirkwall, un trittico medievale che raffigura il momento dell’omicidio.

Il “trittico Tirel”, oggi conservato in Austria, risale al Medioevo, anche se la data è dibattuta a causa di successivi rimaneggiamenti grossolani dell’opera. Racconta la storia di Walter Tirel e di come durante una battuta di caccia in Inghilterra suo figlio, che si chiamava allo stesso modo, avesse ucciso re Guglielmo II colpendolo al polmone con una freccia. Gli storici nel tempo avevano cercato di chiarire se si fosse trattato di un omicidio intenzionale, frutto di una congiura politica, o di un incidente, ma la questione non è stata mai risolta. Come si legge sull’enciclopedia inglese Britannica: «L’incidente fu probabilmente un assassinio e il presunto uccisore di Rufus [come veniva chiamato Guglielmo II, ndr], Walter Tirel, signore di Poix nel Ponthieu, potrebbe aver agito su ordine del fratello minore del re, Enrico».

In tempi recenti le ultime generazioni della famiglia Tirelli, che storicamente apparteneva alla piccola aristocrazia, hanno vissuto tra Campania e Calabria: le sue origini però vengono fatte risalire alla Normandia. Guglielmo II, figlio del più celebre Guglielmo il Conquistatore, era infatti anche il duca di Normandia.

Due anni fa, dopo la morte del padre, l’avvocato Alexandro Tirelli e altri membri della famiglia hanno deciso di far valutare il trittico che era passato di generazione in generazione e faceva parte della fondazione Tirelli (che ha lo scopo di conservare i cimeli familiari, per non disperderli). Tirelli si è rivolto ad alcune case d’aste italiane, che poi hanno a loro volta chiesto una consulenza a case d’aste internazionali come Sotheby’s.

«Non c’è stata un’autenticazione vera e propria, ma solo informale, perché la mia intenzione non è mai stata quella di vendere il trittico, ma solo di donarlo», spiega Tirelli. All’opera si sono interessati diversi musei, tra cui il British Museum, ma Tirelli dice di essere stato contattato anche da diversi compratori dall’Arabia Saudita e dagli Stati Uniti, dei quali ha rifiutato le offerte. «In famiglia abbiamo sempre scherzato sulle nostre origini», dice Alexandro Tirelli. «Si tramandava che il nostro antenato avesse ucciso re Guglielmo II e che la cosa non ci avesse portato particolare fortuna».