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  • Giovedì 7 marzo 2024

I negoziati per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono di nuovo in stallo

I mediatori sperano di trovare un accordo entro l'inizio del Ramadan, il 10 marzo, ma le trattative sono di nuovo ferme e le richieste di Hamas e Israele restano inconciliabili

Case danneggiate dai bombardamenti a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza
Case danneggiate dai bombardamenti a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza (Ahmad Hasaballah/Getty Images)
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I negoziati tra Israele e il gruppo radicale palestinese Hamas per il raggiungimento di un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza sono di nuovo entrati in una fase di stallo, dato che le due parti non riescono a trovare un accordo. Alle trattative, in corso da tempo, partecipano anche rappresentanti diplomatici qatarioti, egiziani e statunitensi: alcuni funzionari egiziani hanno detto che le negoziazioni sono state sospese martedì. Hanno aggiunto che Hamas ha presentato una nuova proposta che sarà discussa con Israele.

Le trattative erano iniziate a fine febbraio a Parigi e si erano poi spostate a Doha, in Qatar, e infine al Cairo, in Egitto: inizialmente sembravano particolarmente promettenti, ma le posizioni delle due parti si sono presto rivelate inconciliabili. Domenica una delegazione di Hamas era andata al Cairo, ma la delegazione israeliana non si era presentata all’incontro: il governo di Israele chiedeva ad Hamas di consegnargli una lista con i nomi degli ostaggi israeliani ancora in vita, ma il gruppo si è rifiutato, provocando l’abbandono delle trattative da parte di Israele. Hamas sostiene che la lista degli ostaggi sia stata usata come scusa da Israele per ritirarsi dalle trattative.

I negoziati si basavano su una proposta di un cessate il fuoco di sei settimane durante il quale Hamas avrebbe dovuto rilasciare circa 40 ostaggi israeliani in cambio della liberazione di alcune centinaia prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Negli ultimi giorni però Hamas ha criticato questa proposta, facendo altre richieste considerate irricevibili da Israele: «La nostra sicurezza potrà essere raggiunta solo con un cessate il fuoco permanente, la fine delle aggressioni e il ritiro [dell’esercito israeliano] da tutta la Striscia di Gaza», ha detto ai giornalisti Osama Hamdan, un ufficiale di Hamas.

Alcuni funzionari statunitensi si sono detti scettici del fatto che Hamas sia realmente intenzionato a raggiungere un cessate il fuoco: «Sta ad Hamas decidere se sono davvero pronti a trattare. Abbiamo l’opportunità di avere un cessate il fuoco immediato che può riportare gli ostaggi a casa, aumentare gli aiuti umanitari per i palestinesi che ne hanno disperato bisogno, e stabilire le condizioni per una soluzione duratura» del conflitto, ha detto martedì il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken. Giovedì la delegazione di Hamas ha lasciato il Cairo, dicendo di essere comunque disposta a continuare le trattative.

Gli Stati Uniti e gli altri negoziatori sperano di raggiungere un cessate il fuoco entro l’inizio del Ramadan, il mese sacro del calendario islamico, che quest’anno comincia domenica 10 marzo, tra tre giorni. A febbraio Benny Gantz, un membro del “gabinetto di guerra” creato a ottobre dal governo di Israele, aveva detto che se non fosse stato trovato un accordo per il rilascio degli ostaggi entro quella data le truppe israeliane avrebbero potuto cominciare l’invasione di Rafah, la città nel sud della Striscia di Gaza che è rimasta l’ultima a non essere ancora stata attaccata via terra.

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