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  • Domenica 3 marzo 2024

Israele non si è presentato a un incontro con Hamas in Egitto

Una delegazione avrebbe dovuto discutere i termini di un cessate il fuoco: ha rifiutato di farlo prima di ricevere una lista degli ostaggi ancora vivi

Un corteo di persone con bandiere di Israele in una strada di Gerusalemme
I parenti degli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas hanno compiuto una marcia di quattro giorni dal confine con la Striscia di Gaza a Gerusalemme, dove sono arrivati il 2 marzo 2024, per chiedere la liberazione dei propri familiari (AP Photo/Mahmoud Illean)
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Domenica una delegazione di Hamas è andata al Cairo, in Egitto, per discutere con Israele un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, ma la delegazione israeliana non si è presentata all’incontro. Il governo di Israele aveva messo come condizione per procedere con le trattative sulla tregua la lista degli ostaggi israeliani prigionieri di Hamas ancora in vita: Hamas ha rifiutato di consegnarla e così la delegazione israeliana ha boicottato l’incontro.

L’ipotesi di una trattativa su una tregua era stata anticipata sabato da una fonte statunitense dell’agenzia di stampa Reuters, che aveva detto che Israele aveva accettato di concedere un cessate il fuoco di sei settimane a patto che Hamas accettasse di liberare le persone prese in ostaggio nell’attacco del 7 ottobre. Durante precedenti trattative Hamas ha evitato di discutere le condizioni di salute di singoli ostaggi prima di aver trovato un accordo sulla loro liberazione.

La delegazione di Hamas è guidata da Khalil al Hayya, un vicino collaboratore di Yahya Sinwar, leader di Hamas dentro alla Striscia di Gaza. Erano andati al Cairo per l’incontro anche dei rappresentanti di Qatar e Stati Uniti, paesi che stanno facendo da mediatori tra le parti in guerra.

Fonti anonime all’interno del governo israeliano che hanno parlato con il quotidiano progressista israeliano Haaretz hanno criticato il primo ministro Benjamin Netanyahu per aver preteso la lista degli ostaggi ancora in vita prima dell’inizio delle trattative.

La scorsa settimana sembrava che i negoziati tra Israele e Hamas stessero facendo dei significativi progressi per raggiungere un cessate il fuoco, per quanto temporaneo, dopo numerosi insuccessi. La delegazione israeliana aveva incontrato a Parigi il direttore della CIA, il capo dell’intelligence egiziana e il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim al Thani: non erano presenti rappresentanti di Hamas, ma sia l’Egitto che il Qatar facevano da tramite.

Da allora comunque le pressioni su Israele per concordare una tregua sono aumentate anche per via della strage di persone palestinesi avvenuta giovedì nella città di Gaza: il ministero della Salute di Gaza (cioè Hamas) ha accusato l’esercito israeliano di aver sparato e ucciso almeno 112 civili tra le persone che si erano radunate per ricevere cibo da alcuni camion di aiuti umanitari. L’esercito israeliano ha negato di aver sparato sulla folla. Domenica il portavoce dell’esercito Daniel Hagari ha detto che è stata conclusa un’indagine preliminare sull’accaduto: secondo la ricostruzione israeliana della strage, definita «uno sfortunato incidente» da Hagari, i civili palestinesi sarebbero morti schiacciati dalla calca mentre si avvicinavano ai camion.

«La nostra indagine iniziale ha confermato che i soldati non hanno sparato verso il convoglio di aiuti», ha detto Hagari, che ha anche aggiunto: «Numerosi saccheggiatori si sono avvicinati alle nostre truppe, costituendo una minaccia immediata». Questo resoconto è contestato da varie testimonianze palestinesi.