In Sicilia è stato esteso il razionamento dell’acqua potabile

La grave siccità ha fatto abbassare il livello dei laghi artificiali e costretto la regione a limitare le forniture in 160 comuni

Un invaso nel palermitano
Un invaso nel palermitano (Ansa/M. Naccari/KRZ)
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A causa della grave siccità degli ultimi cinque mesi, la Sicilia ha esteso a quasi tutte le province il razionamento dell’acqua potabile iniziato a gennaio. Secondo Repubblica Palermo, la Regione Siciliana ha attivato un piano di razionamento dell’acqua per 160 comuni su 391 dell’isola distribuiti nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani. Massimo Burruano, il direttore operativo di Siciliacque, che gestisce il servizio idrico della regione, ha detto al sito Euronews che il piano potrebbe arrivare in alcuni casi a limitare del 45 per cento l’erogazione dell’acqua nei comuni.

Essendo storicamente abituate a fasi di siccità, le regioni del Sud – in particolare la Sicilia – hanno sviluppato una forma di adattamento attraverso lo sfruttamento di laghi e la costruzione di bacini artificiali per accumulare l’acqua, ma quest’anno in Sicilia la siccità è eccezionale, così grave da mandare in crisi anche un sistema storicamente pronto ad affrontare condizioni al limite.

L’acqua custodita negli invasi (i sistemi di stoccaggio delle riserve di acqua) è arrivata a un livello molto basso, mai raggiunto negli ultimi anni. Già a gennaio la crisi idrica era stata piuttosto grave soprattutto in 39 comuni serviti dall’invaso di Fanaco, un lago artificiale in provincia di Palermo: Siciliacque aveva ridotto la portata delle forniture del 10 e in alcuni casi del 15 per cento. A metà mese le limitazioni erano state poi estese ad altri 15 comuni della provincia di Trapani.

A inizio febbraio il presidente della regione Renato Schifani aveva dichiarato lo stato di calamità naturale su tutto il territorio regionale. «La Sicilia è l’unica regione d’Italia, e tra le poche d’Europa, in zona rossa per carenza di risorse idriche. Stessa situazione si ritrova in Marocco ed Algeria», aveva scritto la regione in un comunicato aggiungendo che i danni maggiori li stavano subendo agricoltori e allevatori.

Ora la situazione più grave viene segnalata nel lago di Lentini, in provincia di Siracusa, e all’Ogliastro tra Enna e Catania. Il bacino della diga di Rosamarina di Caccamo, in provincia di Palermo, ha raggiunto 12 milioni di metri cubi di acqua, il 16 per cento della sua capacità.

Ad aggravare la situazione c’è anche un problema comune a molte altre regioni italiane, legato alle perdite del sistema idrico e alle reti di distribuzione obsolete. Massimo Gargano, direttore generale dell’ANBI (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni) ha detto a Euronews che in Sicilia i consorzi di gestione delle acque sono commissariati da oltre trent’anni. I consorzi di gestione hanno il compito di mantenere la rete idrica e di investire per migliorarla rendendola più capace e capillare.