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  • Venerdì 1 marzo 2024

I 100 metri, ma con 40 metri in meno

La distanza più corta dell'atletica leggera sono i 60 metri: la versione indoor e un po' bistrattata dei 100 che però sopravvive ancora, per varie ragioni

Foto di atlete che corrono i sessanta metri su una pista blu
La finale dei 60 metri a ostacoli ai Mondiali indoor in Serbia, 19 marzo 2022 (Michael Steele/Getty Images)
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Nello sport certe distanze si sono affermate per convenzione, come la maratona. Altre, come nel nuoto o nell’atletica leggera, fanno più semplicemente misura tonda: è il caso dei 100 metri piani, la gara più attesa delle Olimpiadi. Ma nell’atletica, ormai quasi solo in quella indoor, c’è una distanza ancora più breve: i 60 metri piani. Sopravvive per lo più per questioni di spazio, perché nelle piste al coperto come quella che dal 1° al 3 marzo ospita i Mondiali indoor di Glasgow, in Scozia, non ce n’è abbastanza per correre i 100 metri.

Fuori dall’atletica i 60 metri sono sopravvissuti come distanza su cui talvolta si misura la velocità di calciatori, rugbisti o giocatori di baseball, per i quali i 100 metri sono una distanza meno utile perché all’incirca pari all’intera lunghezza del campo su cui giocano: è più probabile che facciano uno scatto di 60 metri piuttosto che uno di 100.

Nell’atletica i 60 metri sono invece per le gare al chiuso quello che per le gare all’aperto sono i 100 metri. Non hanno il fascino e l’attrattiva dei 100 metri e ne sono un sottoprodotto, una declinazione invernale usata per prepararsi ai ben più importanti eventi estivi. Sono una specialità in cui non esistono veri specialisti: ci sono solo centometristi che si dedicano anche ai 60 metri. Ed esistono però anche centometristi che i 60 metri nemmeno li considerano: il giamaicano Usain Bolt, per dire, non li ha mai corsi, sebbene sia stato calcolato che nello stabilire il suo record mondiale sui 100 metri – di 9 secondi e 58, ancora imbattuto – abbia fatto di passaggio un tempo sui 60 metri inferiore a quello dell’attuale record del mondo nella categoria.

Prima di diventare il corrispettivo indoor dei 100, i 60 metri furono però anche una specialità olimpica: in due occasioni, nel 1900 e nel 1904. Entrambe le volte furono corsi solo dai maschi e a vincere, sempre con un tempo di 7 secondi (i cronometri e i cronometristi facevano del loro meglio), furono due statunitensi.

Dal 1908 i 60 metri vennero eliminati dal programma olimpico, ma a differenza di altre distanze meno fortunate, come i 50 metri o le 60 yard, pari a circa 55 metri, non sparirono del tutto. Riapparirono nel 1985 ai Giochi mondiali indoor di Parigi, un’anteprima di quelli che solo dal 1987 iniziarono a chiamarsi Campionati del mondo di atletica leggera indoor. A vincere nel 1985 fu il canadese Ben Johnson, il rivale di Carl Lewis, in 6 secondi e 62 centesimi.

Da allora, a livello sia maschile che femminile, i 60 metri sono una delle peculiarità dell’atletica indoor, che si svolge in spazi più ristretti, con piste lunghe 200 anziché 400 metri e in cui le curve hanno un raggio minore, oltre che una leggera inclinazione. Nell’atletica indoor non ci sono i lanci (del martello, del disco e del giavellotto) e la distanza più lunga sono i tremila metri, in cui atleti e atlete fanno il doppio dei giri rispetto alle competizioni all’aperto. Un’altra differenza sta nei 60 metri ostacoli, la versione indoor dei 100 e dei 110 metri ostacoli. I 60 metri, sia piani che a ostacoli, sono inoltre corsi al centro della pista e non, come i 100 metri all’aperto, su uno dei suoi due rettilinei paralleli.

Il poco spazio disponibile ha anche un’altra conseguenza: una volta finiti i 60 metri, in cui i migliori al mondo raggiungono velocità di circa quaranta chilometri orari, i metri per rallentare non sono moltissimi, motivo per cui a bordo pista, oltre la curva, c’è un materasso contro cui i velocisti vanno a sbattere. Talvolta nel cercare di rallentare prima di arrivare sulla curva della pista, che è un po’ inclinata, c’è perfino chi inciampa e cade.

In termini più tecnici, i 60 metri hanno poi altre peculiarità. Anzitutto, come tutta l’atletica indoor, non sono influenzati dal vento o da altri eventi atmosferici, e poi rendono ancora più determinante la velocità di reazione in partenza e la capacità di accelerazione nelle prime decine di metri. I 60 metri sono tra l’altro il momento, metro più e metro meno, in cui i velocisti, anche i centometristi, raggiungono la loro velocità massima: da lì in poi, in genere, si rallenta.

Una conseguenza di queste differenze è che i migliori sessantametristi sono di solito meno alti e più leggeri rispetto ad atleti che vanno invece meglio sui 100 metri. Ma è più che altro una questione di stato di forma: quasi sempre un buon tempo sui 60 metri è fatto a inizio anno, ed è quindi segno di una buona preparazione o, addirittura, secondo alcuni, segnale di aver raggiunto troppo presto il picco di forma.

Gli atleti puntano in genere a raggiungere quel picco in estate, quando ci sono Mondiali (all’aperto) e Olimpiadi. Ed è per questo, oltre che per il fatto che le gare sui 100 metri sono molto più frequenti di quelle sui 60, che i migliori tempi assoluti sui 60 metri sono fatti da qualcuno che stava correndo i 100.

Il record del mondo maschile indoor sui 60 metri è dello statunitense Christian Coleman che nel 2018, peraltro dopo una partenza non eccezionale, li corse in 6 secondi e 34 centesimi; quello femminile, della russa Irina Privalova, resiste invece dagli anni Novanta. Nell’ultima edizione dei Mondiali indoor, nel 2022, Coleman arrivò però secondo dietro all’italiano Marcell Jacobs, che vinse, da campione olimpico in carica, in 6 secondi e 41 centesimi. Jacobs, che non sarà presente ai Mondiali di Glasgow, non è però campione europeo in carica, perché un anno fa, agli Europei indoor, arrivò secondo dietro all’italiano Samuele Ceccarelli.

Nessuno di loro, comunque, si è avvicinato ai 6 secondi e 31 centesimi che è stato calcolato Bolt abbia impiegato per correre i 60 metri mentre era intento a fare il record del mondo sui 100, che è ancora suo, in 9 secondi e 58 centesimi. Non è però nemmeno di Bolt il miglior tempo assoluto di passaggio sui 60 metri: è infatti del cinese Su Bingtian, che nella semifinale olimpica di Tokyo arrivò ai 60 metri in 6 secondi e 29 centesimi.

A Glasgow, le finali dei 60 metri maschili e femminili saranno venerdì e sabato sera, alcune ore dopo le semifinali. I favoriti a livello maschile sono Coleman e il suo connazionale Noah Lyles, campione mondiale sui 100 e sui 200. A livello femminile, la principale favorita è la ventiduenne Julien Alfred, che tra qualche mese potrebbe vincere la prima medaglia olimpica nella storia del suo paese: il piccolo stato insulare di Saint Lucia, in America Centrale. Quest’anno è stata l’unica donna a correre i 60 metri in meno di 7 secondi.