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  • Mercoledì 31 gennaio 2024

Anche la Commissione europea sta cercando di venire incontro agli agricoltori

Dopo le proteste di questi giorni ha proposto una deroga alla norma che impone di lasciare il 4 per cento dei terreni incolti, se si vogliono fondi europei

(AP Photo/Christophe Ena)
(AP Photo/Christophe Ena)
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Mercoledì la Commissione europea ha proposto di sospendere per il 2024 un importante parametro che gli agricoltori europei devono rispettare per ottenere i fondi della PAC (Politica Agricola Europea), il principale serbatoio di fondi per l’agricoltura dell’Unione Europea. Questa misura era stata chiesta esplicitamente dalle associazioni di categoria degli agricoltori francesi, che ormai da una decina di giorni stanno protestando contro il governo francese e l’Unione Europea accusando entrambi di scarsa considerazione nei loro confronti. Ormai da mesi proteste simili stanno avvenendo un po’ in tutta Europa.

La Commissione ha proposto di sospendere il parametro che vincola gli agricoltori europei a lasciare incolto il 4 per cento dei propri campi in modo da stimolare la biodiversità nei propri terreni. Il parametro fa parte delle nuove regole per la PAC adottate nel 2023 dopo lunghissimi negoziati, ma in realtà non è mai entrato in vigore: nel 2023 era già stato sospeso per venire incontro alle difficoltà degli agricoltori dovute alla crisi energetica e all’aumento delle spese di trasporto innescate dalla guerra in Ucraina.

Le norme europee però non prevedono che si possa prorogare per due anni di seguito un parametro così importante. La Commissione quindi ha proposto una specie di deroga: al posto di lasciare il 4 per cento dei propri campi incolti, su quei terreni potranno essere coltivate piante che hanno effetti particolarmente benefici sulla terra, come piselli, fave o lenticchie, oppure colture a crescita rapida, che quindi hanno un impatto meno pesante di quelle ordinarie.

La proposta dovrà essere approvata dal Consiglio dell’Unione Europea, quindi dai rappresentanti dei governi dei 27 stati membri. Nel caso passasse i suoi effetti sarebbero retroattivi, sarebbe cioè valida dal primo gennaio 2024. La misura sarà verosimilmente molto apprezzata dai governi che stanno cercando di contenere le proteste degli agricoltori. Le organizzazioni non governative ambientaliste però hanno già espresso pareri molto critici. BirdLife Europe ha detto a Euronews che considera la proposta della Commissione «vergognosa» e «irresponsabile». Il vicepresidente della Commissione Europea, Maroš Šefčovič, l’ha descritta invece come «una mano tesa» agli agricoltori europei.

– Leggi anche: La nuova, pavida politica agricola europea

Buona parte delle fattorie e delle aziende agricole europee riesce a sostenersi grazie ai fondi europei per l’agricoltura, che ancora oggi rappresentano circa un terzo del bilancio pluriennale dell’Unione Europea. Per il bilancio in vigore fra 2021 e 2027 l’Unione Europea spenderà per la PAC circa 387 miliardi di euro, una cifra paragonabile al PIL della Danimarca.

Circa il 95 per cento delle fattorie o aziende agricole europee è a conduzione familiare e ha un margine economico spesso molto ridotto, anche a causa della frequenza sempre maggiore di eventi estremi causati dal cambiamento climatico e dall’aumento generalizzato dei costi dell’energia. Nessun politico europeo mette in dubbio che l’agricoltura europea debba essere sussidiata, in qualche forma. Al contempo però quello agricolo è uno dei settori che finora hanno ridotto di meno le proprie emissioni inquinanti, rispetto per esempio alla produzione di energia e più in generale al settore industriale.

È per questa ragione che prima delle proteste degli ultimi mesi diversi governi europei, oltre alla stessa Unione Europea, avevano cercato di imporre dei paletti più stringenti per spingere il settore agricolo verso una maggiore sostenibilità ambientale.