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  • Lunedì 29 gennaio 2024

Il processo a Ilaria Salis è diventato un caso politico

La 39enne monzese è in detenzione preventiva da quasi un anno in Ungheria, all'udienza è stata portata con mani e piedi legati: Tajani ha convocato l'ambasciatore

Foto di Ilaria Salis con un'agente di polizia in aula di tribunale
Ilaria Salis in tribunale (ANSA/PETER MAGYAR)
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Lunedì in Ungheria si è tenuta la prima udienza del processo contro Ilaria Salis, la militante antifascista monzese che da quasi un anno si trova in detenzione preventiva in un carcere di massima sicurezza di Budapest con l’accusa di aver aggredito dei neonazisti. Salis, che aveva già detto di essere detenuta in condizioni «disumane», è stata portata nell’aula del tribunale in catene, con le manette ai polsi e i piedi legati da cinturoni di cuoio chiusi con lucchetti. Le immagini di lei in queste condizioni sono state diffuse da tutti i giornali e le tv, suscitando indignazioni e proteste: il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha convocato l’ambasciatore ungherese.

Salis, che ha 39 anni,  si è detta innocente: il giudice ha confermato le misure cautelari contro di lei e ha rinviato il processo alla prossima udienza, prevista per il 24 maggio. È accusata di aver aggredito alcuni militanti neonazisti fra il 9 e il 12 febbraio del 2023, nei giorni in cui migliaia di persone da tutta Europa erano andate in Ungheria per festeggiare il Giorno dell’onore (Tag der Ehre): una serie di cortei, concerti ed eventi con cui si celebra un battaglione nazista che nel 1945 tentò di impedire l’assedio di Budapest da parte dell’Armata Rossa. Salis è considerata l’imputata principale ed è accusata dalla procura ungherese di far parte di un’organizzazione estremista di sinistra che avrebbe pianificato le aggressioni contro i militanti di estrema destra. Assieme a lei sono stati incriminati due militanti antifascisti tedeschi, un uomo e una donna.

La procura ungherese sostiene che Salis abbia «partecipato a più aggressioni causando lesioni corporali aggravate» e ha chiesto 11 anni di carcere alla luce della presunta pericolosità degli atti compiuti, scrive l’ANSA. La pena massima per i reati che le sono contestati è tuttavia di 24 anni, dicono i suoi avvocati. Nell’udienza di lunedì, con l’aiuto di un’interprete, Salis si è detta non colpevole, come aveva già fatto in passato.

Parlando con il Corriere della Sera, uno dei suoi avvocati, Eugenio Losco, ha spiegato che Salis non ha «mai potuto leggere gli atti, che non le sono stati mai tradotti», e che non ha nemmeno mai visto «le immagini su cui sostanzialmente si fonda l’accusa». L’uomo tedesco accusato di aver fatto parte dell’organizzazione criminale assieme a Salis si è dichiarato colpevole ed è stato condannato a tre anni di carcere con giudizio immediato. La sua difesa ha detto che farà ricorso. L’altra donna accusata è tornata in Germania dove sta scontando i domiciliari.

– Leggi anche: Il caso di Ilaria Salis

Dopo l’udienza sia ANSA che alcuni giornali hanno diffuso le fotografie di Salis che viene condotta nell’aula del tribunale di Budapest con quello che Mauro Straini, uno dei suoi avvocati, ha definito «un guinzaglio collegato a un dispositivo alle caviglie e uno ai polsi», come le era già capitato nel colloquio con i suoi avvocati prima dell’udienza preliminare. «Quello alle caviglie è stato rimosso durante l’udienza, quello ai polsi no», ha detto Straini alla Stampa, «ed è stato tenuto saldamente da un agente per tutta la durata dell’udienza». Salis «è rimasta così per tre ore e mezza», ha detto Losco. aggiungendo che si tratta di «una grave violazione della normativa europea».

Le dure condizioni a cui era sottoposta Salis avevano già fatto discutere sulla stampa italiana, assieme alla gravità delle pene a cui rischia di essere condannata.

Per i primi sei mesi di detenzione preventiva le erano stati impediti i contatti con la famiglia, che da settembre era riuscita a visitarla solo due volte. In una lettera che aveva fatto arrivare in Italia attraverso i suoi avvocati all’inizio di ottobre, Salis aveva detto che nella sua cella c’erano topi, scarafaggi e cimici dei letti, che le avevano provocato una reazione allergica: ciononostante, la donna ha detto che il personale del carcere non le aveva fornito né creme né farmaci. Durante la prima settimana inoltre le erano mancati carta igienica, sapone e assorbenti, e nei mesi successivi è capitato più volte che non le fosse dato da mangiare per cena. I suoi genitori avevano detto di averla trovata «molto dimagrita» e «provata».

I suoi avvocati dicono che Salis potrebbe ricevere una condanna fino a 24 anni di carcere per reati che in Italia vengono puniti con pene di pochi anni. Salis aveva già rifiutato una proposta di patteggiamento a 11 anni di carcere, sostenendo di non aver partecipato alle aggressioni. Pene così alte non derivano solo dalle leggi più dure dell’Ungheria in questo ambito, ma anche dal fatto che le autorità ungheresi aggiungono all’accusa di lesioni anche due aggravanti, di «aver potuto pregiudicare la vita della vittima e di aver commesso il reato all’interno di un’organizzazione criminale». Le lesioni subite dalle persone aggredite sono guarite in pochi giorni.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, citato da ANSA, ha detto che il governo italiano si sta «attivando, attraverso i canali diplomatici, facendo tutto il possibile per attenuare le condizioni rigorose in cui è detenuta». In un post su X, invece, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha chiesto «al governo ungherese di vigilare e di intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie», di Salis, fintanto che è in attesa di giudizio. Martedì gli avvocati e il padre di Salis, Roberto, dovrebbero incontrare l’ambasciatore italiano a Budapest.