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  • Venerdì 26 gennaio 2024

Qualche statistica notevole della vittoria di Sinner contro Djokovic

Il tennista italiano ha interrotto una lunga serie di successi del numero 1 al mondo, dominando la partita e stabilendo diversi record

Foto di Djokovic in primo piano fuori fuoco, e dietro Sinner che dà la mano al giudice di sedia
Sinner dà la mano all'arbitro dopo la vittoria, dietro a Djokovic (Daniel Pockett/Getty Images)
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Nella vittoria di venerdì del tennista italiano Jannik Sinner contro Novak Djokovic, nella semifinale degli Australian Open, ci sono alcune statistiche notevoli. Innanzitutto con questa vittoria Sinner parteciperà per la prima volta alla finale di uno dei quattro “Slam”, i tornei più importanti e prestigiosi del tennis: di per sé non è una cosa comune per il tennis italiano, ed è la prima volta che succede agli Australian Open. In più Sinner ha ottenuto questo risultato contro Djokovic, il numero uno nella classifica dei migliori tennisti al mondo, nonché uno dei più forti tennisti della storia. Lo ha battuto appunto in Australia, in un torneo dove il serbo vince con una certa regolarità.

Per di più Sinner ha 22 anni e 163 giorni, ed è il più giovane tennista a raggiungere la finale degli Australian Open dal 2008, quando ci riuscì proprio Djokovic a poco meno di 21 anni: Djokovic vinse quell’edizione e da lì iniziò a dominare il torneo, ripetendo il successo altre nove volte in carriera.

Un’altra cosa notevole è che ogni volta che Djokovic aveva raggiunto la semifinale degli Australian Open aveva poi vinto il torneo: fino a venerdì aveva ottenuto 20 vittorie e 0 sconfitte dalle semifinali in poi. In generale Djokovic non perdeva una partita in questo torneo dal 2018, quando fu eliminato al quarto turno dal coreano Hyeon Chung. Da allora sono passati 2.195 giorni e nel frattempo Djokovic ha vinto 33 partite consecutive agli Australian Open, eguagliando il record stabilito dalla tennista Monica Seles negli anni Novanta. Nel 2022 Djokovic non poté partecipare al torneo, perché gli fu negato il visto in quanto non vaccinato contro il coronavirus.

Battere Novak Djokovic sui campi di Melbourne è particolarmente arduo, ma lo è ovunque. Sinner è riuscito a farlo tre volte in 72 giorni: in una partita di un torneo degli Slam (i più importanti), nelle finali ATP di Torino e in Coppa Davis, dove la vittoria è stata fondamentale per permettere all’Italia di raggiungere la finale, poi vinta. Per questo la semifinale di venerdì è stata vista da molti esperti come una sorta di passaggio di consegne.

Djokovic ha dominato la scena del tennis per oltre un decennio, con Roger Federer e Rafael Nadal. La sensazione di molti è che Sinner e lo spagnolo Carlos Alcaraz sono destinati a sostituirli ai più alti livelli per un periodo forse altrettanto lungo. Molte delle statistiche più elaborate del tennis partono dall’istituzione dell’attuale sistema di classifica, quello dei ranking ATP, nel 1973: da allora solo un giocatore nelle prime sei partite giocate contro il numero uno al mondo aveva vinto più volte di Sinner. Era stato proprio Nadal, che ci era riuscito 4 volte. Sinner ci è riuscito 3 volte.

(AP Photo/Louise Delmotte)

A livello tecnico, un dato risalta particolarmente nella partita contro Djokovic: è la prima volta che un avversario di Djokovic riesce a non concedergli nemmeno una palla break in una partita dello Slam. Nel gergo tennistico l’atto di vincere un game nel turno di servizio dell’avversario si chiama break, il punto con cui si può togliere il servizio all’avversario si chiama palla break. Djokovic è considerato uno fra i giocatori con la miglior capacità di rispondere al servizio nel tennis moderno: il fatto che non abbia avuto nemmeno una palla break è un segno del fatto che Sinner ha annullato questa sua qualità, ma anche che ha dominato la partita. In particolare ha ottenuto l’83 per cento dei punti sulla prima di servizio (con cui solitamente si cerca un colpo più forte e rischioso) e il 63 per cento sulla seconda.

– Leggi anche: Dizionario minimo per seguire le telecronache del tennis

Altre statistiche notevoli riguardano l’eccezionalità dei risultati raggiunti per un tennista italiano: è il primo italiano in assoluto a raggiungere una finale agli Australian Open, è il primo dal 1973 a battere un numero uno del mondo in uno Slam (il bilancio prima era di 0 vittorie e 23 sconfitte). Prima di lui quattro tennisti italiani avevano raggiunto una finale Slam in campo maschile, otto fra uomini e donne. Nicola Pietrangeli ci è arrivato quattro volte, negli anni Cinquanta e Sessanta, Giorgio De Stefani e Adriano Panatta una (rispettivamente nel 1932 e nel 1976, sempre al Roland Garros), Matteo Berrettini a Wimbledon nel 2021. Nel femminile Francesca Schiavone 2 volte (Roland Garros 2010 e 2011), Sara Errani (sempre a Parigi, un anno dopo), Flavia Pennetta e Roberta Vinci una contro l’altra agli US Open del 2015.

Già prima di questo torneo Sinner era il tennista italiano ad aver incassato più premi in denaro in un singolo anno: nel 2023 erano stati 9,6 milioni di euro. Questa finale vale 1,06 milioni di euro e porta i premi complessivi in carriera a 16,8 milioni. A queste cifre vanno aggiunte quelle che Sinner riceve dai contratti con gli sponsor, di cui non si conosce la precisa entità.