Sugli iPhone si potranno installare app store diversi da quello ufficiale

Da marzo e solo nell'Unione Europea, per via di una serie di nuove regole a cui Apple ha dovuto adattarsi

Il logo dell'app store di Apple
(AP Photo/Patrick Semansky, File)
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Giovedì Apple ha annunciato una grossa novità per il sistema operativo degli iPhone, che dal prossimo aggiornamento permetterà di installare app store alternativi a quello ufficiale di Apple. Questa novità riguarderà però solo i paesi dell’Unione Europea: Apple ha infatti preso questa decisione per via della nuova normativa europea che regola il mercato di internet, il Digital Markets Act (DMA), a cui l’azienda statunitense aveva tempo di conformarsi entro il prossimo 6 marzo.

Gli app store sono i negozi virtuali in cui è possibile scaricare gratuitamente o a pagamento le app per gli smartphone, e sugli iPhone finora è sempre stato possibile utilizzare solo quello ufficiale di Apple. La novità verrà introdotta con il rilascio del nuovo aggiornamento del sistema operativo, iOS 17.4, e permetterà quindi di avere sul proprio smartphone un app store diverso da quello di Apple, da cui scaricare app.

La pratica, chiamata in gergo tecnico sideloading, è possibile già su altri sistemi operativi, come Android: molti app store alternativi a quello di Apple esistono già e potranno quindi essere utilizzati con il prossimo aggiornamento degli iPhone, ma Apple ha specificato che qualsiasi sviluppatore potrà creare proprie alternative all’app store ufficiale, basta che siano conformi a determinati criteri e parametri per proteggere la privacy e la sicurezza degli utenti.

Da questi app store alternativi si potrà scaricare qualsiasi app, anche quelle che non sono presenti sullo store ufficiale perché violano le linee guida di Apple. Si potrà anche impostare un app store alternativo come predefinito sul proprio dispositivo. Gli sviluppatori potranno anche modificare il modo in cui avvengono gli acquisti di contenuti a pagamento all’interno delle app (le cosiddette transazioni in-app). Oggi è possibile usare solamente il sistema predefinito di Apple, ma col nuovo aggiornamento gli sviluppatori potranno decidere se offrire opzioni alternative.

Apple non applicherà commissioni sulle app installate con store diversi da quello ufficiale, ma dopo il primo milione di installazioni di un’app gli sviluppatori dovranno pagare una tassa chiamata Core Technology Fee (CTF) di 50 centesimi di euro per ogni volta che un nuovo utente la installa.

Il Digital Markets Act (DMA) consiste in una serie di leggi pensate per limitare il monopolio delle più grandi piattaforme digitali, che godono di una posizione di forza e che quindi possono impedire o contrastare l’ingresso di nuove aziende nel loro settore.

A settembre il Commissario europeo per il Mercato interno e i Servizi, Thierry Breton, aveva annunciato che la Commissione Europea aveva designato le sei compagnie digitali considerate «gatekeeper» (letteralmente “custodi del cancello”) dal DMA, e che quindi saranno sottoposte a regole particolarmente stringenti nell’ambito della concorrenza: oltre a Apple ci sono sono le statunitensi Alphabet (il gruppo proprietario di Google), Amazon, Microsoft e Meta (la società proprietaria, tra le altre cose, di Facebook, Instagram e WhatsApp), e la cinese ByteDance, proprietaria di TikTok. Tra le altre cose, secondo il DMA le compagnie individuate come «gatekeeper» non potranno favorire in nessun modo i propri servizi a scapito di quelli della concorrenza, e quelli che gestiscono sistemi operativi dovranno consentire agli utenti di cancellare le app preinstallate.