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  • Mercoledì 24 gennaio 2024

Gli scambi di prigionieri tra Russia e Ucraina non sono una novità

Dall'inizio della guerra ce ne sono stati molti: il più grande lo scorso 3 gennaio, quando furono liberate quasi 500 persone

Cittadini ucraini tornano a casa grazie a uno scambio di prigionieri con la Russia avvenuto lo scorso 3 gennaio (Ukrainian Presidential Press Office via AP)
Cittadini ucraini tornano a casa grazie a uno scambio di prigionieri con la Russia avvenuto lo scorso 3 gennaio (Ukrainian Presidential Press Office via AP)
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Mercoledì un aereo militare russo è precipitato nei pressi della città di Belgorod, vicino al confine con l’Ucraina. La Russia sostiene che a bordo ci fossero anche 65 prigionieri di guerra ucraini, che avrebbero dovuto essere scambiati nel pomeriggio con altri prigionieri russi.

Sia le autorità russe che quelle ucraine hanno confermato che nel pomeriggio di mercoledì era effettivamente in programma uno scambio di prigionieri, e il ministero della Difesa russo ha detto che questo sarebbe dovuto avvenire presso un checkpoint tra i due paesi circa 100 chilometri a ovest di Belgorod.

L’Ucraina non ha confermato se a bordo dell’aereo precipitato ci fossero effettivamente dei prigionieri, ma un portavoce dell’intelligence ha detto che lo scambio previsto non è avvenuto. Secondo quanto riferito da Andrei Kartapolov, un deputato ed ex generale russo, complessivamente lo scambio avrebbe dovuto coinvolgere quasi 400 prigionieri.

– Leggi anche: Cosa sappiamo sull’aereo militare russo precipitato vicino al confine con l’Ucraina

Non è la prima volta che Russia e Ucraina si accordano per scambiarsi delle persone detenute nei rispettivi paesi come prigionieri di guerra: dall’inizio dell’invasione russa, quasi due anni fa, ci sono state decine di scambi, grazie ai quali sono state liberate migliaia di persone.

Finora lo scambio più importante è avvenuto lo scorso 3 gennaio: il ministero della Difesa russo annunciò che 248 militari erano stati liberati dall’Ucraina, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky disse che la Russia aveva liberato 230 prigionieri ucraini. Tutte le persone coinvolte nell’accordo tornarono nei rispettivi paesi.

Le negoziazioni furono mediate dagli Emirati Arabi Uniti, un paese che anche dopo l’invasione dell’Ucraina ha mantenuto forti legami economici con la Russia. Un funzionario del governo ucraino disse che si trattava del quarantanovesimo scambio di prigionieri tra i due paesi dall’inizio della guerra, e che fino a quel momento erano tornati in Ucraina 2.828 prigionieri.

Ad aprile del 2023 ci furono diversi scambi di prigionieri nei quali vennero liberate centinaia di persone in occasione anche della Pasqua ortodossa, festeggiata il 16 aprile.

In generale gli scambi rimasero piuttosto frequenti fino a luglio del 2023, quando rallentarono in seguito alla decisione della Turchia di rilasciare cinque cittadini ucraini che combatterono contro l’esercito russo nella battaglia per il controllo dell’acciaieria Azovstal, un grande sito industriale nella città portuale di Mariupol, poi conquistata dai russi. In quell’occasione migliaia di soldati ucraini cercarono di resistere agli attacchi dell’esercito nemico, e dopo la sconfitta diventarono prigionieri di guerra. Grazie a varie negoziazioni alcuni furono mandati in Turchia, dove sarebbero dovuti rimanere fino alla fine della guerra: a luglio però le autorità turche acconsentirono a rilasciare cinque soldati senza avvisare la Russia, che quindi accusò il paese di aver violato gli accordi.

Un altro scambio piuttosto importante risale invece al 22 settembre del 2022, circa otto mesi dopo l’inizio della guerra: furono liberati 215 ucraini, tra cui molti soldati che nei mesi precedenti avevano combattuto per difendere Mariupol. In cambio l’Ucraina liberò 55 persone tra cittadini russi e ucraini che avevano sostenuto la Russia.

Mercoledì l’ufficio ucraino che si occupa dei prigionieri di guerra ha detto che la Russia detiene circa 8mila persone ucraine, sia civili che militari, e che decine di migliaia di altre risultano disperse.