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  • Sabato 21 maggio 2022

Cosa succederà ai prigionieri ucraini dell’Azovstal?

La Russia ha dichiarato che l'acciaieria di Mariupol è stata conquistata: ora deve gestire moltissimi prigionieri di guerra

Soldati ucraini portati via dall'acciaieria Azovstal il 17 maggio (AP Photo/Alexei Alexandrov)
Soldati ucraini portati via dall'acciaieria Azovstal il 17 maggio (AP Photo/Alexei Alexandrov)
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Venerdì sera la Russia ha dichiarato concluso l’assedio dell’acciaieria Azovstal, il grande sito industriale dove per settimane centinaia di soldati ucraini, isolati e senza possibilità di ottenere rifornimenti dall’esterno, hanno resistito agli attacchi dell’esercito russo. Venerdì, secondo fonti ufficiali russe, si sarebbero arresi gli ultimi 500 soldati ucraini, e questo significherebbe che la Russia, dopo mesi di combattimenti, ha infine conquistato Mariupol. È possibile che nella Azovstal rimangano ancora pochi soldati ucraini, ma ormai – e su questo concordano anche gli analisti occidentali – si può dire che l’acciaieria e la città siano state conquistate.

Secondo la Russia, in tutto dall’acciaieria Azovstal si sono arresi 2.439 soldati, anche se è impossibile verificare indipendentemente questo numero: il Comitato internazionale della Croce Rossa, che avrebbe dovuto poterli assistere, ha parlato piuttosto di «centinaia» di persone. Nel corso dell’ultima settimana, man mano che gli ucraini si arrendevano, i media russi hanno pubblicato video delle loro perquisizioni, e foto in cui li si vede caricati su autobus e portati via. È difficile ora capire cosa succederà ai soldati ucraini, che sono prigionieri di guerra: non è escluso che saranno al centro di uno scontro diplomatico tra Russia e Ucraina.

Le forze russe hanno fornito informazioni piuttosto scarne su cosa intendono fare dei prigionieri di guerra dell’Azovstal. Si sa che finora tutti gli autobus con gli ucraini arresi sono stati portati nelle regioni dell’Ucraina controllate dai russi, ma è difficile avere ulteriori informazioni. Alcuni prigionieri sono stati portati in un carcere nella regione di Donetsk, controllata dalla Russia, e le televisioni di stato russe hanno anche mostrato le immagini di soldati ucraini assistiti in un ospedale.

Da giorni, ormai, le autorità ucraine chiedono di fare uno scambio di prigionieri, e si dicono pronte a consegnare prigionieri di guerra russi in cambio dei soldati dell’Azovstal. La Russia, però, non si è ancora espressa in merito, anche se alcuni hanno ipotizzato che i russi abbiano gonfiato il numero degli ucraini arresi proprio per ottenere vantaggi in un eventuale scambio (oltre che per esaltare il successo della vittoria russa).

Anche il presidente russo Vladimir Putin si è espresso sui prigionieri, dicendo che saranno trattati «secondo gli standard delle leggi internazionali pertinenti».

In questo caso, la legge internazionale è la terza Convenzione di Ginevra, che prevede che i prigionieri di guerra siano trattati «con umanità», e che impedisce che siano torturati o subiscano altri tipi di maltrattamenti. Il Comitato internazionale della Croce Rossa, inoltre, deve avere sempre garantito l’accesso ai prigionieri.

In teoria, i prigionieri di guerra non possono essere processati dal paese che li detiene per aver partecipato ai combattimenti, a meno che non siano sospettati di aver commesso crimini di guerra, come per esempio l’uccisione indiscriminata di civili. È improbabile che i prigionieri dell’Azovstal, chiusi da settimane nell’acciaieria, abbiano commesso crimini di guerra, ma da tempo la propaganda russa sostiene che i soldati ucraini dell’Azovstal (composti in gran parte dal celebre battaglione Azov) sarebbero «criminali nazisti».

Sui talk show televisivi russi, vari ospiti hanno detto che gli ucraini arresi nell’Azovstal dovrebbero essere processati e condannati a morte. Martedì alcuni membri della Duma, il parlamento russo controllato dal regime di Putin, hanno presentato un disegno di legge per designarli come «criminali nazisti» che non possono essere oggetto di scambi tra prigionieri. E il procuratore generale del paese ha chiesto alla Corte suprema russa di designare il battaglione Azov come “organizzazione terroristica”, anche in questo caso con l’intento di impedire uno scambio di prigionieri.

Anche se non ci sono conferme che questi progetti avranno successo, la Russia ha una lunga storia anche recente di processi ingiusti e privi di fondamento condotti per ragioni politiche o di propaganda: l’ultimo è quello compiuto contro il leader dell’opposizione russa, Alexei Navalny, condannato a nove anni di prigione con accuse che tutti gli osservatori indipendenti ritengono motivate politicamente.