Gli Stati Uniti hanno bombardato per la terza volta i ribelli Houthi in Yemen

Un Typhoon dell'aeronautica britannica che ha partecipato al primo attacco contro i ribelli
Un Typhoon dell'aeronautica britannica che ha partecipato al primo attacco contro i ribelli (MoD Crown Copyright via Getty Images)

Martedì sera l’esercito statunitense ha bombardato nuovamente i ribelli Houthi in Yemen. È il terzo bombardamento da quando il 12 gennaio una coalizione di paesi guidata dagli Stati Uniti aveva deciso di rispondere militarmente agli attacchi che il gruppo aveva compiuto contro le navi cargo in transito nel mar Rosso. L’attacco di martedì è stato più circoscritto di quello iniziale e aveva come obiettivo la distruzione di quattro missili balistici antinave che secondo funzionari statunitensi sentiti da Reuters sarebbero stati usati dagli Houthi per colpire altre navi nella regione. I missili balistici antinave sono missili molto grandi creati per distruggere le navi da guerra in mare. Vengono sparati oltre l’atmosfera e, sfruttando la gravità, ricadono sull’obiettivo attraverso una traiettoria parabolica. I missili balistici sono velocissimi quando cadono sul bersaglio ma molto imprecisi e possono mancarlo anche di alcune centinaia di metri.

L’attacco degli Stati Uniti è stato compiuto poche ore dopo l’attacco da parte degli Houthi a una nave da carico greca, senza causare né morti né feriti, e un giorno dopo quello contro una nave statunitense, che era stato effettuato utilizzando un missile balistico. Domenica gli Houthi avevano anche tentato di colpire una nave da guerra statunitense.

Secondo quanto riportato dal New York Times, l’amministrazione Biden intenderebbe anche definire gli Houthi come gruppo «terrorista globale appositamente designato», una definizione che ripristinerebbe in parte le sanzioni revocate quasi tre anni fa. La decisione comporterebbe il blocco dell’accesso degli Houthi al sistema finanziario globale.

Gli Houthi sono un gruppo armato sciita che domina circa metà dello Yemen, sostenuto dall’Iran, che dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza ha intensificato i suoi attacchi alle navi commerciali in transito nel Mar Rosso. Il gruppo sostiene di colpire solo le navi di proprietà israeliana o che trasportano merci o armi destinate a Israele, come un atto di ritorsione per i suoi bombardamenti sulla Striscia. In realtà la guerra rappresenta per loro anche una grossa opportunità politica: gli attacchi nel Mar Rosso sono di fatto un modo per ottenere legittimità e prestigio all’interno del mondo islamico, accreditandosi come importanti avversari di Israele nella regione e come difensori della causa palestinese.

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