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  • Venerdì 12 gennaio 2024

A che ora è stata uccisa Vitalina Balani?

Un caso di omicidio del 2006 passato in giudicato avrà un processo di revisione grazie una perizia che sposta l'orario della morte

di Isaia Invernizzi

Un avvocato in un corridoio del tribunale di Bologna
Un avvocato in un corridoio del tribunale di Bologna (ANSA/MAX CAVALLARI)

Il 20 febbraio si terrà la prima udienza del processo di revisione chiesto e ottenuto dalla difesa di Andrea Rossi, un uomo condannato all’ergastolo nel 2008 per l’omicidio di una donna di 70 anni, Vitalina Balani, uccisa nella sua casa di Bologna il 14 luglio del 2006. Rossi è stato giudicato colpevole da tutti i tribunali che finora hanno esaminato il caso. Il suo avvocato, Gabriele Bordoni, aveva già presentato due richieste di revisione del processo, nel 2017 e all’inizio del 2023, entrambe respinte. In seguito a un nuovo ricorso, la Cassazione ha affidato alla Corte di Appello di Perugia la valutazione dell’ammissibilità del processo di revisione, e alla fine di novembre la Corte di Appello ha accolto la richiesta sulla base delle nuove prove portate dalla difesa.

La revisione del processo è l’estrema e straordinaria possibilità prevista dal codice penale italiano di correggere un errore giudiziario che ha portato a una condanna definitiva e irrevocabile. A questa possibilità accede un numero molto limitato di casi: di fatto la revisione del processo è un nuovo processo, chiamato appunto “processo di revisione”, che viene istituito soltanto in presenza di argomenti e prove molto forti per sovvertire la decisione di colpevolezza.

– Leggi anche: Cos’è la revisione del processo

L’avvocato di Rossi ha presentato una perizia basata su nuovi studi scientifici secondo cui i consulenti dell’accusa sbagliarono a indicare l’ora della morte di Vitalina Balani. Il processo nei confronti di Rossi è stato indiziario, cioè senza prove inconfutabili della sua colpevolezza, e l’ora della morte è stato un elemento fondamentale. Secondo la nuova perizia commissionata dalla difesa e basata su evidenze scientifiche recenti, Balani non fu uccisa tra le 13:30 e le 14:05 del 14 luglio 2006, come avevano stabilito i processi, ma nella serata dello stesso giorno: in quella mezz’ora Rossi era vicino alla casa di Vitalina Balani, con cui aveva un appuntamento, mentre la sera era da tutt’altra parte, e con un alibi.

Vitalina Balani abitava in via Battindarno, non lontano dal cimitero della Certosa, nella parte ovest di Bologna. Era un’infermiera in pensione, sposata con un ex imprenditore edile all’epoca ultranovantenne. Nel 2006 Andrea Rossi aveva 45 anni, una moglie e sei figli: era un commercialista, esponente di una famiglia piuttosto nota in città, e aveva ereditato dal padre la gestione dei conti di Balani e del marito.

Secondo il pubblico ministero e i giudici, Rossi uccise Balani per una questione di soldi, perché lei gli aveva affidato la gestione di 2,2 milioni di euro in risparmi che lui invece aveva sperperato. Il giorno dell’omicidio Rossi aveva un appuntamento con la donna per la restituzione di una rata di interessi da 100mila euro che però non era in grado di restituire.

Rossi disse alla polizia che Balani e il marito gli avevano affidato soltanto la dichiarazione dei redditi e non fece alcun accenno ai due milioni di euro. Venne accertato che la sera del 14 luglio, prima della scoperta dell’omicidio, Rossi cancellò dal suo computer i file che riguardavano i conti della coppia. Quando fu ascoltato dalla polizia, si contraddisse più volte sui suoi spostamenti.

Inoltre nell’agenda di Balani, consegnata agli investigatori da Rossi, mancavano due pagine trovate poi durante una perquisizione nello studio di Rossi. Nelle due pagine erano state annotate le scadenze delle rate che avrebbe dovuto restituire: erano nascoste in un vocabolario sotto la voce “delitto”. Rossi tentò di dimostrare di avere un alibi mostrando lo scontrino di un bar che segnava le 13:40. In realtà la polizia scoprì che l’orologio del registratore di cassa di quel bar era indietro di circa 50 minuti, quindi lo scontrino era stato battuto alle 14:30.

Lo scontrino portato da Rossi alla polizia

Lo scontrino portato da Rossi alla polizia (YouTube/Commissari)

Sulla base di questi indizi Rossi fu condannato all’ergastolo con isolamento diurno per 9 mesi per i reati di omicidio aggravato dalla premeditazione, circonvenzione di incapace e appropriazione indebita aggravata. È in carcere da 16 anni, si è sempre dichiarato innocente.

Le indagini non furono semplici né lineari. Quando Vitalina Balani fu trovata morta, alle 12 del 15 luglio, in un primo momento i medici del 118 ipotizzarono un decesso per morte naturale con un trauma cranico causato da una caduta. Il medico legale intervenuto alle 13 aveva rilevato una piccola lesione sul lato sinistro del collo e un’escoriazione, segni ritenuti compatibili con una caduta accidentale. Soltanto nel pomeriggio del 19 luglio un’altra medica legale incaricata di esaminare il corpo si accorse della presenza di segni indicativi di un possibile omicidio: l’autopsia, eseguita nel pomeriggio del 19 luglio, quindi quattro giorni dopo la morte, confermò l’ipotesi. L’esame rilevò la rottura dell’osso ioide, che si trova nel collo, oltre a tracce di compressioni.

Le indagini per omicidio iniziarono il 20 luglio. Nei giorni precedenti l’appartamento di Balani era stato rimesso a disposizione della sua famiglia, e lo stesso Rossi ci era entrato insieme all’anziano marito della donna: lo convinse a consegnargli la borsa della moglie e ad aprire una cassaforte. Si giustificò dicendo di dover cercare documenti importanti.

Le indagini durarono otto mesi; i processi invece furono piuttosto rapidi, nonostante la mancanza di prove: Rossi venne condannato in primo grado nel 2008, in Appello nel 2009, mentre la sentenza definitiva della Cassazione è del 2010.

Andrea Rossi durante l'interrogatorio

Andrea Rossi quando fu ascoltato dalla polizia, ancora non indagato (YouTube/Commissari)

Nelle tre richieste di revisione la difesa ha contestato molte delle conclusioni sostenute dal pubblico ministero e confermate dai giudici: la convinzione che sia stato commesso un errore giudiziario è sostenuta da una perizia commissionata a Giovanni Pierucci, anatomopatologo e professore di Medicina legale dell’Università di Pavia, affiancato dal medico legale Marco Albore, che hanno analizzato nel dettaglio tutti gli esami fatti all’epoca sul corpo di Balani. In particolare i consulenti si sono concentrati sulle macchie ipostatiche, cioè chiazze violacee, bluastre o rossastre che compaiono sulla pelle dopo la morte, causate da un ristagno di sangue.

I segni sono stati analizzati tramite foto dell’epoca e precise descrizioni degli esami e dell’autopsia. Secondo la perizia di Pierucci, però, si può attribuire loro un altro valore grazie a studi recenti sulla comparsa delle macchie ipostatiche condivisi dalla comunità scientifica, come quelli dell’anatomopatologo Reinhard Dettmeyer. La descrizione delle macchie contenuta nelle relazioni e le foto del corpo, secondo la valutazione che ne fanno questi studi, consentirebbe di indicare un orario di morte diverso rispetto a quello valutato dai tribunali. Nella perizia di Pierucci si legge:

Tali nostre valutazioni, in definitiva, incentrano il momento della morte sulle ore 1 del 15 luglio 2006 con oscillazioni possibili fra le ore 20 del 14 luglio 2006 e le ore 4 del 15 luglio 2006.

Nella perizia vengono elencati anche possibili errori fatti nelle valutazioni dei consulenti dell’accusa. Uno degli elementi utilizzati per stabilire l’orario della morte è la temperatura del corpo di Balani, che però non fu rilevata con strumenti adatti, ma solo al tatto, poiché all’inizio i medici non ipotizzavano un delitto. La difesa sostiene che la temperatura misurata in modo impreciso dovesse essere esclusa dalla perizia, invece fu tenuta in considerazione.

Un altro indizio utilizzato è la cosiddetta midriasi fissa, cioè quando le pupille non reagiscono alla luce. Nella perizia dell’epoca i consulenti dell’accusa scrissero che «la midriasi è un fenomeno che si presenta sulle 24 ore», senza alcun riferimento comparativo, ma con una semplice valutazione empirica. Inoltre secondo i consulenti della difesa è mancata una rilevazione della presenza di ditteri, cioè insetti: se la morte fosse avvenuta 24 ore prima della scoperta del corpo, l’esame fatto durante il primo sopralluogo avrebbe dovuto accertarne la presenza, considerato che d’estate – era il 14 luglio – la decomposizione avviene più in fretta.

Tutte queste nuove valutazioni sono basate su studi pubblicati negli ultimi anni, quindi dopo la sentenza definitiva, e sono state giudicate dalla Corte di Appello di Perugia come nuove prove che meritano di essere valutate in un processo di revisione.

L’ora della morte giustifica molti altri indizi usati per dimostrare la colpevolezza di Rossi. La morte fu collocata tra le 13:30 e le 14:05 perché alle 13:30 Balani chiamò al telefono Rossi, con cui aveva un appuntamento, e cinque minuti dopo le 14 un corriere che doveva consegnare un pacco a Balani suonò il citofono senza trovare nessuno.

L’orario è stato tenuto in considerazione dai giudici nonostante un particolare emerso durante il processo. Il corriere disse di non aver notato il furgone Fiat Doblò di Balani parcheggiato nel cortile. Le fotografie scattate dalla polizia il 15 luglio, quindi il giorno dopo la morte, mostrano il Doblò parcheggiato a due metri dal citofono suonato dal corriere. «Una volta esclusa la presenza del Doblò sotto casa», si legge nella richiesta del processo di revisione, «si doveva necessariamente concludere che la donna non rispose alle sollecitazioni sonore del teste non perché era stata già uccisa, bensì perché non aveva fatto ancora rientro all’abitazione».

In un’intervista al Corriere di Bologna, Alberto Dello Margio, all’epoca sostituto commissario della polizia, ha detto che tutto venne verificato con attenzione: «Se [Balani] fosse morta la sera vorrebbe dire che è rimasta chiusa in casa dalle 14 alle 20 e non ha telefonato a nessuno. Testimoni che l’hanno vista viva in quelle ore non ce ne sono, li abbiamo cercati ma non li abbiamo trovati». Dello Margio ha detto di non essere stupito dell’avvio di un processo di revisione perché le garanzie difensive valgono per tutti. «L’importante è che si tenga conto di tutti gli indizi su Rossi. Erano tantissimi, non c’era solo l’ora del delitto» ha detto.

C’erano anche indizi e altre ipotesi investigative poco considerate nel processo. L’avvocato di Rossi, Gabriele Bordoni, ricorda che sui vestiti di Balani fu trovato un DNA maschile non compatibile con quello del commercialista. Secondo l’accusa, Rossi ha assalito Balani con veemenza, in un modo tale per cui è piuttosto strano che non abbia lasciato tracce del suo DNA, per esempio attraverso il sudore.

Tra le altre cose il DNA trovato sui vestiti fu confrontato soltanto con quello di Rossi, non con quello di altri uomini. Non ci fu un controllo nemmeno sul DNA di un collaboratore domestico di origini rumene licenziato da Balani dopo un litigio per una questione di soldi. «Gli investigatori non disposero un confronto con il DNA perché nella mezz’ora indicata come orario della morte era a Modena» dice Bordoni. «Anche in questo caso l’orario è stato molto importante».