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  • Giovedì 11 gennaio 2024

In Papua Nuova Guinea è stato dichiarato lo stato di emergenza a causa di violente proteste

Mercoledì la polizia ha scioperato, e ci sono state molte aggressioni e rapine: sono state uccise 15 persone

persone con oggetti rubati in una strada di notte
(Da un video diffuso su X da Tim Swantson, corrispondente di ABC)
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Giovedì James Marape, primo ministro della Papua Nuova Guinea, un paese dell’Oceania, ha dichiarato lo stato di emergenza nella capitale Port Moresby, dopo che otto persone erano state uccise il giorno precedente in una serie di proteste e scontri.

Mercoledì parte dei poliziotti e degli impiegati pubblici aveva scioperato e protestato davanti al parlamento contro una riduzione dello stipendio. Intanto, nel resto della capitale molte persone avevano saccheggiato e incendiato i negozi, e ci sono state molte aggressioni e rapine. Nelle immagini di quanto successo mercoledì si vedono grandi folle che portano con loro oggetti apparentemente rubati, e colonne di fumo salire da vari punti della città. A Lae, seconda città più grande del paese, 310 chilometri a nord di Port Moresby, sono state uccise altre 7 persone.

Maholopa Laveil, un professore dell’Università della Papua Nuova Guinea intervistato da BBC News, ha detto che gran parte delle persone che ha preso parte ai saccheggi abita nelle periferie più esterne della città, vive in condizioni di grande povertà, spesso è disoccupata ed è responsabile di molti dei crimini commessi a Port Moresby. Secondo Laveil queste persone recentemente hanno sofferto in modo particolare per l’aumento del costo della vita dovuto all’inflazione, e sono andate in città quando hanno saputo dell’assenza della polizia per «prendere quello che potevano dai negozi più vicini».

La maggior parte delle violenze e degli scontri è avvenuta mercoledì. Giovedì la situazione risulta più calma ma ancora molto tesa, con moltissimi negozi chiusi e i trasporti pubblici sospesi. L’ambasciata statunitense in città ha detto che «la situazione relativamente calma potrebbe cambiare da un momento all’altro». Il primo ministro Marape ha detto che più di mille soldati sono pronti a intervenire in caso le violenze riprendessero.

La protesta degli agenti di polizia e di altri impiegati pubblici era dovuta a una diminuzione dello stipendio nell’ultimo mese pari a circa 90 euro, cioè quasi la metà della loro paga. Nel paese è circolata la notizia che la riduzione fosse dovuta a una nuova tassa. Il governo ha definito questa teoria come «disinformazione», e ha attribuito il taglio a un errore del sistema informatico che calcola gli stipendi dei dipendenti pubblici. Ha anche promesso che i soldi mancanti dall’ultima busta paga saranno presenti in quella successiva. Il primo ministro James Marape ha anche promesso rimborsi a tutti i negozi danneggiati nelle proteste.

Recentemente il governo era stato piuttosto criticato per il cattivo stato dell’economia e per gli alti tassi di inflazione e disoccupazione. I partiti di opposizione hanno fissato una mozione di sfiducia per il primo ministro a febbraio.

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