Nicolas Cage, coi suoi alti e i suoi bassi

Cominciò alla grande, poi le cose gli andarono un po’ storte e a lungo passò per una macchietta: oggi però è molto amato, e sessantenne

(Pascal Le Segretain/Getty Images)
(Pascal Le Segretain/Getty Images)
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La carriera di Nicolas Cage, che oggi compie sessant’anni, è una delle più altalenanti nella storia del cinema: nel 1996 vinse il premio Oscar come migliore attore per Via da Las Vegas, film in cui interpretava Ben Sanderson, uno scrittore alcolizzato che intende farla finita nella città. Arrivava da una serie di ottimi film, e la sua era una delle carriere più lanciate di Hollywood. Poi a partire dalla seconda metà degli anni Duemila, per via di alcuni personaggi bizzarri che aveva interpretato e per i flop di certi suoi film, iniziò a essere criticato, sminuito, perfino deriso.

La considerazione che pubblico e addetti ai lavori avevano di lui peggiorò, ottenne ruoli di sempre minor rilievo e finì per essere considerato da molti un attore di scarsa caratura. Cominciò a essere visto un po’ come una macchietta, diventò una specie di meme – o letteralmente un meme – e nella percezione collettiva prevalsero gli aspetti più negativi del suo stile attoriale, spesso parossistico ed esasperato. E ci si dimenticò delle volte in cui aveva fatto delle grandi interpretazioni, in grandi film.

In quel periodo Cage faceva parlare di sé per motivi che avevano poco a che fare con il cinema, e in particolare per le sue abitudini economiche bizzarre ed esagerate, persino per gli standard di Hollywood: in passato ha avuto un debito con il fisco statunitense di circa 14 milioni di dollari, che è riuscito a ripagare del tutto soltanto nel 2022. È un noto consumista compulsivo, e tra le altre cose si comprò all’asta un teschio di dinosauro, che poi dovette restituire perché doveva essere reso al governo della Mongolia, da dove era stato trafugato.

Ma Cage è stato anche un attore formidabile, a suo modo unico. Il suo stile di recitazione così personale, a tratti caricaturale, non è apprezzato da tutti ma ha contribuito a rendere certi suoi film memorabili. Arizona Junior dei fratelli Coen (1987), Cuore Selvaggio di David Lynch (1990), Face/Off – Due facce di un assassino di John Woo (1997) e Il ladro di orchidee di Spike Jonze (2002) sono diventati di culto anche per via delle sue interpretazioni.

Negli ultimi anni questi meriti gli sono stati maggiormente riconosciuti, ed è stato parzialmente rivalutato come attore. È tornata a palesarsi una generale stima nei suoi confronti, oltre a un diffuso affetto, accresciuto probabilmente anche dalla consapevolezza che avrebbe potuto avere una carriera di maggior fortuna e riconoscimenti.

Recentemente la critica ha apprezzato in particolare la sua prova in Dream Scenario, film del 2023 in cui interpreta un professore che viene sognato prima dai suoi familiari e dai suoi studenti e successivamente da milioni di sconosciuti in tutto il mondo, e che si basa su una leggenda metropolitana inventata da un sociologo italiano negli anni Duemila.

Nato come Nicolas Kim Coppola a Long Beach (California) il 7 gennaio del 1964, Cage è nipote di Francis Ford Coppola, il regista del Padrino e di Apocalypse Now, figlio di suo fratello August, un docente universitario. Ottenne il primo lavoro nel cinema grazie a suo zio, che nel 1983 gli affidò un ruolo secondario nel film Rusty il selvaggio. Verso la fine degli anni Ottanta, per evitare sospetti di possibili favoritismi dovuti ai suoi legami di parentela, cambiò il suo nome in Nicolas Cage, nome ispirato in parte a Luke Cage, un celebre personaggio della Marvel.

Un suo problema, per così dire, è che nel tempo ha fatto anche parecchi film brutti e dozzinali, e in alcuni ha anche recitato particolarmente male secondo la critica, come in Il prescelto, Ghost Rider e L’apprendista stregone. A causa dei debiti che accumulò, fu accusato di accettare qualsiasi ruolo pur di guadagnare qualcosa. Cage respinse sempre queste accuse: «Sono uno di quegli americani che credono nel lavoro. Se hai fatto errori in passato, non devi arrenderti o mollare, cerchi un modo di farcela. Ma nella recitazione per qualche ragione vieni criticato se lavori», disse in un’intervista data al Guardian nel 2013.